Cap.19

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Sono ormai le 3 quando mi lancio a peso morto sul letto di Riccardo.

Il fatto di non essere soli in camera un po' mi irrita, anzi no, sono gli altri ragazzi che mi irritano.

Il ragazzo con i capelli corti è al telefono con sua madre da ore, mentre quello del ciuffo canticchia continuamente.

Un altro ragazzo con un ciuffo ancora più lungo dell'altro è seduto sulla poltrona, a quanto ho capito non ha una stanza, ma non so ancora perché.

"perché lui non ha la stanza?" sussurro nell'orecchio di Riccardo che si è steso accanto a me

"perché è minorenne, dorme in hotel con sua madre o con sua zia"

"minorenne? pensavo si potesse venire solo dopo i 18 anni"

"infatti prima era così"

"e io che pensavo di conoscere tutto di Amici...lo vedo da sempre. Pensa che quando ero piccola non vedevo l'ora di crescere perché qui ci venivano solo ragazzi grandi e io ero troppo piccola per fidanzarmi con loro"

"sh, non dire queste cose a nessuno, sei già abbastanza strana"

Lo guardo on gli occhi semichiusi e provo a buttarlo giù dal letto, ma niente, sono troppo debole

"dopo la colazione di stamattina non posso neanche suggerirti di mangiare di più per avere più forze" ride

"sei tu che devi mangiare di più, ti vedo sciapito" dico schiaffeggiandogli la pancia

Subito si allontana, ha sempre sofferto il solletico sotto l'ombelico.

"sciapito?" annuisco e provo a solleticargli la pancia ma vengo interrotta da una ragazza che entra in stanza.

Non dovrebbe essere vietato? cioè, è una ragazza.

Solo dopo averlo pensato mi ricordo di esserlo anche io, come posso dimenticarmi di essere una ragazza?

"Thomas, c'è tua madre"

Mi alzo di scatto dal letto e sblocco il telefono, mamma.

Ho dimenticato di chiamarla prima, forse avrei dovuto lasciare un bigliettino a casa da qualche parte, forse avrei almeno dovuto avvisare lei, o perlomeno dovevo farle intuire qualcosa.

Solo ora che sono qui mi rendo conto di cosa veramente ho fatto, e se hanno chiamato la polizia?

Non voglio chiamarla, un po' per paura, un po' per non sentire la sua voce preoccupata e pentirmi di quello che ho tatto. Non voglio pentirmi.

Mando un semplice messaggio in cui dico che sto bene e spengo il telefono.

"quanto hai intenzione di rimanere?" mi chiede Riccardo.

Mi ristendo accanto a lui e prendo la sua collana tra le dita

"fin quando i miei non mi daranno l'ultimatum"

"credo che l'avessi avuto ieri quando ti hanno detto che non potevi venire"

"quello non conta" sorrido continuando a giocherellare in silenzio con il ciondolo dorato.

Lo fisso scivolarmi tra le dita mentre sento lo sguardo di Riccardo su di me.

Ha un braccio poggiato sul gomito per mantenersi la testa e le ginocchia contro le mie, l'altro braccio è poggiato lungo il corpo e credo che i capelli lunghi sugli occhi gli oscurino un po' la visuale, ma lo conosco, troppo pigro per quel piccolo gesto per scostarseli.

"sono 2 elefanti?"

"cosa? Dove?" dico allontanandomi di qualche millimetro

"quelli sulla collana, quali se no?"

"ah, questi...si...belli vero?" chiedo nascondendo la collana nella maglia, sicuramente doveva essersene uscita quando mi sono lanciata sul letto.

Lo vedo aggrottare le sopracciglia ma fortunatamente non mi fa altre domande, non mi va di spiegargli qualcosa che deve ancora essere spiegata a me.

"Riki?" Lo chiamo

"Si?"

"E se dopo...andassimo a Latina?" Chiedo arrotolando una ciocca dei suoi capelli al dito e facendogli gli occhi dolci, di solito funziona sempre con lui

"Latina? Ma è a 2 ore da qui"

"Appunto, tu rimarrai qui per altri mesi ma io no, non mi lascio scappare quest'occasione"

"Non lo so...in realtà non sono neanche sicuro di poter lasciare la casa per così tanto tempo"

"E allora non farlo sapere, andiamo e torniamo senza che nessuno se ne accorga... quando tornerò a Milano mi metteranno in punizione per tutto l'anno, abbi pietà."

Sospira stendendosi a pancia in su per guardare il soffitto, andiamo, accetta...

"Ok"

"Awwee" urlo spostandomi su di lui "sapevo che non mi avresti delusa" dico lasciandogli un bacio sulla guancia prima di lasciarlo respirare.

"Cerco gli orari dei pullman, i biglietti e tutto quanto, non preoccuparti. Anzi, dormi." Dico saltando giù dal letto, accendo il telefono e mi metto a lavoro.

Una volta acceso però, il telefono comincia a vibrare così tanto che mi scappa di mano.

"Cazzo"

Chiamate, messaggi, notifiche ovunque e da chiunque.

Azzurra <Che fine hai fatto? Ci stai facendo preoccupare>

Maria <Dove sei finita? Rispondi>

Nica <Angelica, cos'hai fatto?>

Mamma <Ti prego non farlo mai più, ho pensato al peggio...ma io capisco e l'importante è che tu stia bene, divertiti.>

Quasi mi vengono le lacrime agli occhi.

Come può una donna essere così buona e gentile? Come può capire tutto quello che penso e sapere tutto ciò di cui ho bisogno? Come può pensare a me come la sua unica ragione di vita? Io non sono la figlia che merita.

"che hai?"

Ero rimasta immobile a fissare la parete che avevo d'avanti e ovviamente Riccardo si è accorto che mi ero persa nei miei stessi pensieri.

"Niente" dico tornando a cercare gli orari del pullman, sembra sia l'unica cosa che io sappia fare bene.

"Esci" dico spingendolo fuori dalla porta " di questo passo non ce ne andiamo più"

"Sssssh, non devono vederci"

"Se rimaniamo qui ancora un altro po' ci vedranno tutti"

"Sssssh" gli stringo il polso e lo trascino fuori dal cancello

"Visto? Sei vivo, ora possiamo andare per favore? O perderemo il pullman."

"Si sì, andiamo, ok." Dico cominciando a camminare verso la fermata

"Sai dove stai andando?" Mi chiede Riccardo dopo un po'

"Internet non sbaglia mai"

"Tu si però"

"Grazie della fiducia"

"Di niente" dice sorridendo, ma quando prova ad abbracciarmi mi scanso.

"Una volta arrivati cosa vuoi fare? Sinceramente non ho neanche capito perché ci stiamo andando."

"Ci stiamo andando perché ho bisogno di fare un selfie con la casa di Tiziano"

"Certo, giusta motivazione se escludiamo il divieto di accesso alla proprietà"

"Ssssh" dico io ora imitando lui qualche minuto fa.

Tanto so che ci vuole andare anche lui a Latina, è inutile che finge di credermi pazza.

SPAZIO AUTRICE
Scusate gli errori sconci e le frasi senza senso ma ho sonno, buonanotte.


Amore || Riccardo MarcuzzoWhere stories live. Discover now