Cap.13

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"Scusami tanto per mia madre, ormai dovresti aver capito che è fatta così...mi ha fatto piacere incontrarti, dovremmo farlo più spesso"

Leggendo il messaggio di Paola mi sento quasi più sollevata, non so se per i bei ricordi, o se mi mancava, o semplicemente perché mi era dispiaciuto allontanarmi dopo anni (o forse perché data la mancanza di Riccardo mi sento sola), so solo che mi piacerebbe uscire con lei un sabato sera.

"Tranquilla, ti andrebbe di uscire sabato sera? Come ai vecchi tempi, magari potrebbe essere divertente"

Dopo pochissimo mi arriva la sua risposta

"Ecco, non so se mia madre me lo lascerebbe fare, specialmente ora...ho tanto da studiare, quella che verrà sarà una brutta settimana, devo prepararmi"

Prepararsi...quello che fa da anni.

"Proprio per questo hai bisogno d'aria, dovresti provare a chiedere...magari dille che vai a studiare da qualcuno, ce l'avrai un'amica di cui si fida no?"

A rileggere ciò che ho scritto sembra quasi che io voglia costringerla ad uscire con me, sono veramente così disperata?

"Non ne sarei così sicura...ora devo andare, ti farò sapere"

Sbuffo lanciando il telefono sul letto e subito dopo lo seguo.

Non posso passare tutto il pomeriggio stesa qui, non ce la faccio più, ho bisogno di qualcosa di diverso, qualcosa che mi svegli.

Il mio sguardo cade sulla cover leggermente rialzata del mio cellulare: era lì che avevo messo i bigliettini anonimi.

Certo, era tutto leggermente inquietante, ma un pizzico di adrenalina c'era.

Chi era che mi aveva scritto?

Cosa voleva?

E cosa intendeva con "i giochi sono cominciati"?

"Da quando ti ho notata ti ho visto sempre sola, dovresti stare attenta" e si, ho proprio bisogno di Paola.

Ancora con la testa fra le nuvole non mi accorgo che mia madre è appena entrata in camera.

"Qualcuno ha bussato alla porta e ha lasciato questo pacco, c'è scritto che è per te ma quando ho aperto non c'era nessuno. "

La guardo stranita "non aspettavo nessun pacco" dico prendendolo e rivoltandolo per cercare il minimo indizio che indicasse un errore.

Sono sicura che non sia per me, almeno fin quando un altro bigliettino identico agli altri, scivola e cade per terra.

"Ah sì...giusto...l'avevo ordinato...su ebay...l'altro giorno...grazie" dico senza guardarla negli occhi.

Solo quando sono sicura che è andata via apro il pacco.

"A volte la fortuna si prende gioco di noi, sfiorandoci per poi fermarsi alla porta accanto. " c'era scritto, e nel pacco c'era un piccolo scatolino che conteneva un ciondolo e un filo d'acciaio.

Era la sagoma di un elefantino affiancato ad un'altra sagoma leggermente più grande, la madre forse.

Era un così bel regalo...quasi dolce se non fosse immerso nel "mistero".

Dopo averla fissata per un po' da tutte le angolazioni possibili, la prendo delicatamente e la metto. È veramente bella...

Diciamo che se egli (chiunque sia) voleva farmi paura, ha fatto solo un buco nell'acqua.

E se fosse un ammiratore segreto?

"Si certo, e con giochi intendeva la partita a briscola che vuole fare con te." Mi ricorda il mio subconscio, evidentemente la collana mi ha annebbiato il cervello.

Giocherellando con la collanina scendo le scale saltellando e prendendo il giubbotto al volo, avviso che sto andando a fare un'altra passeggiata.

Senza alcun motivo, un sorriso mi accompagna per la strada e il ticchettio dei 2 elefantini che si scontrano, marcano il ritmo della mia camminata.

Non so neanche perché sono uscita, tantomeno dove sono diretta.

Forse speravo solo in un altro bigliettino per terra, nel guardino o dietro il cancello, o forse speravo che chiunque avesse cominciato questa catena, sarebbe venuto da me una volta uscita di casa.

La paura di uno stalker o di uno stupratore non mi sfiora neanche, forse a causa della speranza in un ammiratore segreto.

Ormai troppo lontana da casa capisco che non c'è nessuno che mi segue o che vuole parlarmi e una volta arrivata alla stessa panchina di questa mattina, decido di sedermi.

Però è proprio vero, vista da fuori devo sembrare così sola.

Seduta qui come un anziano che ormai dalla vita non si aspetta nient'altro se non la morte, orribile da immaginare come cosa.

Poggio la schiena alla panchina con la testa verso l'alto a fissare il cielo, mentre lascio penzolare le gambe.

Com'è possibile che una cosa così bella possa essere dedicata a delle creature come l'essere umano? Cosa abbiamo fatto di tanto speciale?

Sono queste le domande che mi provoca la solitudine, forse per questo i filosofi e gli scienziati venivano considerati dei pazzi.

SPAZIO AUTRICE
#momentifilosofici

Amore || Riccardo MarcuzzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora