Cap.16

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"ogni pomeriggio su Real time"

La pubblicità che ricorda il ritorno di amici finisce per l'ennesima volta e subito dopo finalmente comincia la prima puntata.

Finalmente è di nuovo sabato e che ansia...perché ho l'ansia?

"E anche quest'anno, più di 10000 ragazzi si sono presentati ai casting di amici più forti e determinati che mai. Dopo una lunga catena di provini solo in 50 sono riusciti ad arrivare alla fase decisiva ma solo 20 avranno il banco nella scuola."

Quasi urlo vedendo Riccardo camminare nella folla, l'anno ripreso.

Una, due, tre volte, riprendono sempre lui.

Passerà, me lo sento.

"I ragazzi cominciano la loro esperienza conoscendosi tra di loro. Cantano inediti e brani di ogni genere, ignari del fatto che i tutor stanno già assistendo alle loro esibizioni"

"Chi vuole rompere il ghiaccio?" chiede Stefano De Martin, mi è sempre stato antipatico, meglio l'altro ballerino...che occhi.

A poco a poco dei ragazzi si fanno avanti uno dopo l'altro per mettersi in mostra e quando vedo Riccardo quasi fatico a non filmarlo.

"Cosa ci canti"

"il mio inedito "sei mia""

"vai"

La base parte e lo registro. Non ho resistito.

Appena finisce gli mando l'audio per whats app, quando lo sentirà mi prenderà per pazza.

"Mamma devo chiederti una cosa" dico entrando in cucina a passo di lumaca

"Cosa?"

"Tu sai che...beh...si...cioè...Riccardo non tornerà qui per ora, quindi..."

"No" sbraita mio padre raggiungendoci. Non ci voleva.

"Non lascerò andare mia figlia non so dove per vedere un ragazzo"

"Papà" urlo "non sono più una bambina"

"E questo ti autorizza ad entrare in camera di un ragazzo qualsiasi?"

"Mi fanno schifo i tuoi ragionamenti, come puoi pensare queste cose di me? Mi hai vista crescere, dovresti conoscermi."

"È da quando stai con quello che non ti riconosco più"

"No, non di nuovo" dico salendo in camera, non posso sopportare questo discorso un'altra volta ancora.

Mi sbatto la porta alle spalle e mi infilo sotto le coperte, è una cosa che ho sempre fatto quando ero arrabbiata.

Da piccola sbattevo le porte con così tanta forza che anche io mi chiedevo da dove l'avessi tirata fuori.

È il mio sfogo.

Di solito c'è chi tira pugni ai muri, chi lancia le cose per aria o le prende a calci, io sbatto le porte, mi getto sul letto e piango.

Che cosa da sfigata, una dei pochi vizi che ancora non riesco a togliermi.

Ogni volta che lo facevo restavo immobile a rischio di farmi mancare l'aria a causa delle coperte e aspettavo con pazienza che mia madre venisse a consolarmi.

Ora quasi mi meraviglio vedendomi sperare che la porta si apra e che lei si avvicini a me per scostare le coperte e accarezzarmi la testa.

Molte volte però le cose non andavano così e finivo per addormentarmi al caldo del morbido piumone.

Solo quando sento la voce di mia madre mi accorgo si averlo fatto: mi sono addormentata.

"Principessa? Svegliati o stanotte non riuscirai a dormire"

"E a chi importa?" biascico le parole sperando che capisca. Non ho intenzione di ripetere...non riuscirò mai ad avere la stessa intonazione di voce per darle un effetto di tristezza doc.

"Dai su, ormai lo sai che le reazioni di tuo padre quando si parla di Riccardo sono quelle, non dovresti meravigliarti."

" È che mi fa male sentirmi dire quelle cose"

" Lo so, ma tuo padre è così. Secondo te perché io non gli rispondo mai quando si arrabbia? Più tempo in silenzio rimani, meglio è."

Annuisco e mi stropiccio gli occhi appannati dal sonno.

"Ma tu che ne pensi? Mi lasceresti andare da Riccardo per un Weekend?"

"Vorrei dirti di sì ma non posso prendere questa decisione senza tuo padre, non ti sto mandando a comprare il pane, ti sto mandando da sola in un paese lontano e che non conosci"

"No mamma ti prego, almeno tu"

"Ma io ti manderei, ma deve accettarlo anche tuo padre"

"Ma non lo farà mai" grido per poi girarmi dalla parte opposta alla sua

"Ho sempre cercato di dirti sì anche se lui non era sempre d'accordo, ma questa volta non posso."

"Basta, zitta, vattene" grido, sento le lacrime, stanno arrivando.

E quando sento la porta chiudersi le guance cominciano a rigarsi, non è giusto.

Senza volerlo mi addormento ancora e quando mi sveglio dormono tutti.

Sono le 1:00.

Mi alzo e con il massimo silenzio cerco di aprire la porta senza farla cigolare.

In punta di piedi scendo le scale e arrivata un cucina chiudo la porta per attutire i possibili rumori.

Il mio stomaco mi porta dritta verso il frigo, lo apro e alla fine opto per una semplice tazza di latte e cereali.

Con estrema lentezza strascico le pantofole per tutta la stanza passando da un tiretto all'altro e quando mi siedo comincio a mangiare con la stessa lentezza.

Quando alzo lo sguardo verso l'orologio ormai erano arrivate le 2, ma mentre mi alzo per poggiare la tazza nel lavandino il mio sguardo capita dove non doveva capitare: gli orari dei pullman che ho appeso al frigo per averli sempre a portata di mano.

Devo partire. E devo farlo ora.

Amore || Riccardo MarcuzzoWhere stories live. Discover now