Capitolo 1

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 PRIMA PARTE

ARIA




25 gennaio

Partecipare al funerale di uno sconosciuto è come assistere a uno spettacolo teatrale. Tutti sembrano recitare una parte, seguire un copione. Le emozioni appaiono così esagerate, artificiose, plateali che danno l'impressione di essere finte. Era questa l'unica cosa che Aria riusciva a pensare sedendosi nell'ultimo banco della chiesa, diversi minuti prima dell'inizio della funzione.

Per rintracciare luogo e ora del funerale le era bastata una telefonata alla parrocchia del paese del defunto. Si sarebbe aspettata la voce secca di un vecchio sacerdote, invece era stata una perpetua squillante a rispondere alla sua timorosa chiamata.

«Pronto».

«Salve. Senta, vorrei sapere quando sarà il funerale di quel ragazzo» a quel punto Aria si era interrotta, non sapendo come continuare. Conosceva solo le asciutte informazioni che aveva ricavato dai giornali: le sue iniziali M. C., l'età, la causa della morte, il paese di provenienza.

«Non sarà mica una giornalista? Siamo stufi di voi avvoltoi, non vi vergognate?!».

Aria era stata presa alla sprovvista da quel tono così duro d'accusa. Certo li aveva visti anche lei i servizi al telegiornale regionale, i microfoni sbattuti in faccia alla madre, appena diventata orfana di suo figlio. Non biasimava quel tono. Aveva subito replicato:

«Certo che no, sono... cioè... ero solo un'amica». E a quel punto le si era spezzata la voce, come se davvero M. fosse stato un suo compagno di classe o un ex fidanzato. Le lacrime le avevano riempito improvvisamente gli occhi. «Mi scusi» aveva aggiunto tirando un po'su col naso.

«Oddio, scusa tesoro, non volevo farti piangere. Come ti chiami?»

«Aria».

«Il funerale sarà domani alle 15. Povero ragazzo. In parrocchia lo conoscevamo tutti. Ha sempre frequentato il catechismo, e fatto il chierichetto. Era capo scout, suonava la chitarra. Era così intonato, e aveva una risata...»

«Già, non se lo sarebbe aspettato nessuno» la incoraggiò Aria.

«Certo che no. Così socievole, allegro».

«I suoi genitori saranno distrutti» tentò Aria.

«Sua madre... non c'è dolore peggiore per una madre che sopravvivere ai propri figli. Il padre è morto l'anno scorso, mi pare. O due anni fa? Passa così in fretta il tempo».

«Ma il parroco? Pensavo che non avrebbe celebrato il funerale» disse Aria.

«Ma come si può rifiutare una degna sepoltura a un ragazzo. Don Paolo si farebbe scomunicare pur di fargli un funerale. Ma scherziamo?!»

«Mi fa piacere sentirglielo dire. Non tutti nella chiesa la pensano così, no?»

Si sentì suonare un campanello.

«Scusa, ora devo andare, hanno suonato» disse la perpetua improvvisamente desiderosa di chiudere la comunicazione.

«Certo, grazie» fece in tempo a dire Aria, prima che la chiamata fosse bruscamente interrotta.

La chiesa si stava riempiendo al punto che c'era già parecchia gente in piedi. Aria si chiedeva quanti si fossero intrufolati come lei, e quanti fossero invece autentici amici, parenti, conoscenti. Il feretro sarebbe arrivato a momenti. Il vociare sommesso era indistinguibile. Nonostante ci avesse sperato, non riuscì a origliare nessuna conversazione. Attaccare bottone con qualcuno dei vicini era fuori discussione. Non voleva farsi notare. Continuò a scrutare le nuche allineate, restando in silenzio. C'era gente di tutte le età, sembrava che il paese intero si fosse dato appuntamento lì, come alla Messa di Natale. Poi arrivò la bara, il prete, la madre e il funerale ebbe inizio.

Aria e altri coccodrilliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora