La pallina andò a segno e il flipper smise di funzionare

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«I giovani d'oggi ormai non si ingegnano più negli insulti. Dicono sempre solo finocchio o checca, così sono sicuri di offenderti se non sei gay e di ferirti se lo sei» aggiunse questa, con espressione accigliata.

Daniel si limitò ad annuire, per poi tornare a guardare il tabellone. Continuavano a mancare dieci minuti.

«Comunque, che tram devi prendere tu?». La ragazza parlò di nuovo, accavallando le gambe.

Daniel la guardò, chiedendosi perché volesse intrattenere una conversazione con una persona che è stata appena insultata e che quindi non è dell'umore migliore. «Il 69» rispose con voce incerta.

«Ah! Uno dei primi» esclamò lei ridendo. «Noi dobbiamo aspettare il 27, che arriva fra un bel po'» disse, posando uno sguardo veloce sullo smalto verde acqua delle sue unghie. «Comunque scommetto che con la sfortuna che abbiamo non ci capiterà neppure uno di quei tram antichi che pullulano in questa città, ma uno di quelli moderni e tristi» aggiunse. «Non so te, ma a volte io ho proprio l'impressione che la sfortuna mi perseguiti. Una delle poche cose che sono andate come volevamo è stato il nostro matrimonio, non è vero?».

Questa volta si rivolse alla ragazza seduta accanto a lei, che si sporse in avanti per poter guardare Daniel e poi sussurrò «Vero» annuendo e facendo così scuotere i capelli neri a caschetto che le incorniciavano il viso dalla pelle color caramello.

«Già. Siamo state fortunate. Nessun omofobo a disturbare la cerimonia, nessuna protesta pubblica, insomma, il matrimonio perfetto» disse la ragazza bionda, sorridendo a quella seduta accanto a lei e stringendole la mano.

Daniel si ritrovò a sorridere. «Quindi state insieme» disse, sistemandosi meglio sulla seggiola di plastica della fermata.

Entrambe annuirono. «Da un anno ormai» disse quella col caschetto, con sguardo timido. «Anche se sembra ieri».

Daniel sorrise di nuovo, poi si morse il labbro inferiore. «Non avevate paura di compiere un passo tanto grande?» chiese a bassa voce, percependo con dispiacere quanto quella domanda diceva della situazione delicata tra lui e Dane.

«Ma figurati!» rispose subito la ragazza dallo sguardo vivace, iniziando a ridere. «A me importava solo che dicessero Ora puoi baciare la sposa».

Rise anche l'altra. «Menti!» esclamò, poi si rivolse a Daniel. «Lei aspettava solamente il ricevimento per potersi abbuffare come Dio solo sa cosa».

Daniel alzò le sopracciglia e non riuscì a resistere alla loro allegria contagiosa.

«Colpevole». La diretta interessata alzò le mani al cielo in segno di resa. «Comunque non mangiavo da mesi. Non avete idea di che dieta impossibile ho dovuto fare per poter entrare nel vestito!»

Continuarono a dialogare allegramente, del più e del meno, senza neppure conoscere gli uni i nomi degli altri, fino all'arrivo del tram numero 69.

Appena salì e iniziò ad allontanarsi, Daniel sentì una fitta al petto. Non era sicuro che avrebbe rivisto quelle due ragazze, ma non poteva nemmeno dire che si sarebbe dimenticato di loro, assolutamente no.

Il viaggio sembrò durare un'eternità ma, quando finì, Daniel si trovò proprio di fronte al negozio che cercava. Era abbastanza piccolo e luminoso. Da fuori si potevano scorgere i clienti indaffarati a esaminare con lo sguardo le vetrinette in cui erano esposti gli oggetti in vendita, appena dentro, due bodyguard piantonavano l'entrata, per impedire che qualche malintenzionato rubasse la merce e scappasse.

Daniel all'inizio non si mosse di un passo. La sua mente era in subbuglio come un flipper, un continuo Lo faccio o non lo faccio?

Doveva prendere una decisione che gli avrebbe cambiato la vita per sempre e non si sentiva completamente pronto. Aveva paura che avrebbe preso l'ennesima porta in faccia, l'ennesimo Non lo so, l'ennesima decisione che viene accantonata, lasciata incompiuta per settimane.

Poi si ricordò le due ragazze alla fermata del tram, il modo in cui erano felici. Fece un respiro profondo. La pallina andò a segno e il flipper smise di funzionare.

Per un attimo provò una bellissima sensazione di leggerezza. Lo faccio per Dane, pensò, prima di compiere il primo passo.

Angolo Autrice :)

Vooolevate che la tipa ci stesse provando con Daniel, eh?😋

Allora, ne approfitto per fare pubblicità al mio libro preferito: La stanza di Giovanni, di James Baldwin, perchè un pezzo di questo capitolo (un solo grande pesce formato da tanti piccoli pesci, vicini, stretti, che nuotano all'unisono nell'oceano, invulnerabili.) è ispirato da un paragrafo di quel libro, perfetto per chi vuole leggere una storia d'amore non convenzionale (ci siamo capiti) unita ad una scrittura sublime e a dei personaggi principali meravigliosamente complessi.

Ultimissima cosa: è solito degli scrittori dare un senso e un'utililtà a qualunque personaggio compaia nei loro scritti. Ecco, non è il caso della ragazza dell'inizio, seduta sulla panchina. Ho deciso di descrivere quel personaggio perchè nel momento in cui ho scritto questo capitolo sentivo il bisogno di dar vita a quel soggetto, anche solo per poterlo imprimere per sempre su carta. Non per un motivo in qualche modo utile alla narrazione della storia.

Tutto questo per chiedervi di perdonarmi per quella sviolinata. Almeno spero che il modo in cui l'ho descritta vi sia piaciuto ;)

Virgiz01

Gioco di Maschere ✨BoyxBoy✨Where stories live. Discover now