Young Rebels

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La sala riunioni era fin troppo grande per la modesta quantità di persone che l'avevano affittata, ma Daniel lo notò soltanto e non se ne fece un cruccio. Il meeting non sarebbe durato molto. Daniel sapeva che sarebbero stati una decina, tra regista, sceneggiatore, direttore di produzione e attori principali, per le riprese di Young Rebels. Tra di loro conosceva solo John, il regista. Ancor prima di partecipare ai provini, aveva letto qualcosa a proposito di lui sul web. Gli altri partecipanti al meeting preferiva conoscerli di persona.

Daniel era seduto su una delle dieci sedie disposte attorno al grande tavolo che occupava la stanza, anche se più che seduto, su quella sedia ci si era "spalmato" sopra. Si stava maledicendo mentalmente per essere arrivato così presto. Era da quindici minuti che aspettava da solo in quella stanza ed era già da un po' che stava tamburellando nervosamente la superficie del tavolo, fissando dritto davanti a sè i grattacieli oltre la grande vetrata. Le nuvole erano lassù, in cielo, ben definite e stagliate contro lo sfondo color lapislazzuli. Qualche aereo solcava quel grande mare azzurro di tanto in tanto, ma per il resto quel mondo era calmo.

La mente di Daniel spaziava. Tornava a Central Park South, alla panchina dove soleva sedersi a scrivere. Tornava a quel giorno freddo tra gennaio e febbraio e allo stagno ghiacciato senza anatre. Tornava agli occhi di quel ragazzo, chiari, di un colore che non era riuscito a definire bene, che lo avevano immediatamente colpito e che serbava gelosamente nella memoria. Era da giorni che si chiedeva se avrebbe mai rivisto quel ragazzo e la risposta più razionale che la sua mente gli forniva era No.

Insomma, quant'era alta la probabilità che lo rivedesse? A quell'ora poteva essere ormai ovunque. E poi, si sarebbe ricordato di lui?

Non ebbe neppure il tempo di fermare i meccanismi feroci della sua mente per chiedersi perché si stesse ponendo tutte quelle preoccupazioni, che qualcuno aprì la porta della sala. «Ciao Dan!» esclamò il ragazzo appena entrato, chiudendo la porta dietro di sè. Daniel lo riconobbe subito, si trattava del regista.

«Piacere di rivederti, John» rispose Daniel con un sorriso. Durante i provini avevano stretto amicizia, per cui, quando Daniel gli offrì la mano, John non l'accettò, bensì si ritrasse per poi abbracciarlo. Era un tipo molto socievole.

«Sei qui da tanto, Daniel?» gli chiese amichevolmente, prima di sedersi su una delle sedie dall'altra parte del tavolo.
«Non da tanto» mentì Daniel.
«Bene. A momenti arriveranno anche gli altri». Detto ciò, la porta si aprì di nuovo. Questa volta entrò un gruppo di persone.

Dopo che John ebbe fatto le necessarie presentazioni, tutti presero posto attorno al tavolo. Il resto del cast sembra simpatico, pensò Daniel, sorridendo tra sè e sè.
«Allora, ci siamo tutti?» chiese il regista, osservando le persone sedute.
«Non tutti».

Lo sguardo di Daniel si volse immediatamente alla porta della sala, dalla quale proveniva quella voce flebile e profonda, e per la seconda volta una sensazione straziante gli colpì il petto. Non è possibile, pensò. Sulla soglia c'era il ragazzo di Central Park South che lo stava fissando. Anche nel suo sguardo, Daniel vide una nota di stupore.

«Ecco l'ultimo arrivato!» disse qualcuno.
Quest'esclamazione attirò lo sguardo del ragazzo, che si rivolse sorridente alle persone sedute: «Sì, eccomi. Scusatemi per il ritardo». Riservò nuovamente la sua attenzione a Daniel e gli si avvicinò.
Gli porse la mano. «Piacere, io sono Dane» disse, quando Daniel la strinse in risposta.
«Daniel» sussurrò quest'ultimo.
La loro stretta di mano si sciolse, ma i loro sguardi indugiarono l'uno nell'altro ancora un po', anche quando si sedettero entrambi, quasi volessero farsi scomparire a vicenda, per cancellare quell'avvenimento troppo inconsueto. Quando si furono tutti sistemati, il meeting iniziò.

Il regista partì raccontando meglio l'intera trama del film, poi spiegò che gli attori avrebbero avuto a disposizione un mese per studiare meglio la sceneggiatura, il copione e l'argomentazione sulla Beat Generation, il movimento culturale ricreato dai personaggi del film, e per meglio definire i toni e le pronunce dei rispettivi personaggi.
Praticamente come a scuola, pensò Daniel, lasciandosi sfuggire un sorriso.

Dopo il mese preparatorio, continuò a spiegare John, sarebbero iniziate le riprese, che, naturalmente, avrebbero avuto bisogno del loro tempo, per cui ci sarebbero state anche delle pause di più settimane. Poi il regista aggiunse che il film sarebbe stato relativamente veloce da produrre, poiché si trattava di un film in pellicola, cioè senza effetti speciali o scene composte al computer.

Continuò: «E infine, ricordatevi, non lasciatevi spaventare dai personaggi che rappresenterete. Noi non ripercorreremo la loro storia da quando sono diventati famosi e hanno creato il movimento culturale della Beat Generation. Li rappresenteremo da ragazzi, nel 1944. Allen e il suo passaggio da normale matricola a poeta maledetto sarà il ruolo centrale e la relazione impossibile tra David e Lucien sarà il punto focale attorno al quale ruoterà la storia.
«Voi dovrete solo rappresentare degli universitari che vogliono creare una rivoluzione insieme, ragazzi che nutrono già le loro idee innovative, di cui vi forniremo la documentazione. Cercate di tornare adolescenti, insomma, di imbattervi di nuovo nelle vostre insicurezze, nei vostri sogni ribelli, nelle vostre ambizioni per il futuro e nella vostra voglia di infrangere le regole. Ritrovate quell'euforia che vi caratterizzava e che probabilmente vi caratterizza ancora oggi» disse il regista, guardando ognuno negli occhi, per essere più convincente.
«Comunque non preoccupatevi» John sorrise «Siete attori professionisti e di cui io mi fido molto, per cui, vi assicuro, troverete il tutto molto facile» aggiunse rivolgendosi ai suoi ascoltatori con un sorriso ampio e rassicurante.
«Beh, credo di avervi detto tutto. Nel caso vi debba comunicare altro, vi chiamerò» concluse.

Tutti si alzarono, si salutarono con pacche sulle spalle e strette di mano e iniziarono a lasciare la sala conferenze, per poi attraversare il corridoio, svoltare a sinistra e raggiungere l'ascensore.

Dane e Daniel stavano camminando con gli altri quando la voce di John, che era rimasto a riordinare i suoi appunti nella sala conferenze, li richiamò. Entrambi si fermarono e si voltarono verso di lui, che li raggiunse qualche secondo dopo.
«Ragazzi, mi sono dimenticato di dirvi una cosa. Io e Austin, il mio collega sceneggiatore, pensavamo che sarebbe meglio se voi due vi prendeste tre giorni prima dell'inizio delle riprese per conoscervi. In fondo siete i personaggi principali e durante il film sarete molto in contatto. Per cui, se a voi non dispiace, io ho trovato un appartamento qui a New York che potrete condividere prima delle riprese e anche durante, se vi va. Che ne pensate?»

Loro si guardarono. Daniel non disse nulla, stupito dalla proposta e battuto sul tempo da Dane. «Certo, accettiamo» disse infatti quest'ultimo, con voce calma, come se vivere per un paio di giorni con uno sconosciuto fosse la cosa più normale al mondo. «Sempre che tu sia d'accordo» aggiunse, guardando Daniel, per chiedere conferma con gli occhi.

Daniel lo fissò intensamente, ancora più stupito di prima. Poi distolse lo sguardo e il suo volto assunse un'espressione serena. Non poteva farsi scappare l'occasione di indagare sull'effetto che quel ragazzo esercitava su di lui. Non dopo essersela lasciata scappare a Central Park South, non potendo fare nulla, in quel caso.
«Sì, per me va bene» rispose educatamente, cercando di non apparire né incerto, né sfacciato.

«Perfetto!» disse John, «Il martedì, mi sembra» tirò fuori dalla tasca del cappotto una piccola agenda, per controllare la data «sì, il martedì dell'ultima settimana di febbraio manderò qualcuno a prendervi. Per cui fatevi trovare pronti» concluse con un sorriso tra l'amichevole e il complice.
«Sì, certo» acconsentì velocemente Daniel.
«Allora ci si vede ragazzi» li salutò John, per poi congedarsi con un cenno di mano e lasciare i due attori nel corridoio deserto.

Il volto di Dane tornò serio non appena John sparì dietro l'angolo. Sospirò e iniziò a percorrere il corridoio in direzione dell'uscita, lasciando Daniel per ultimo a chiedersi perché l'espressione di Dane era diventata così seria all'improvviso, a chiedersi se veramente era interessato alla proposta di John o se aveva accettato per ingraziarselo. Era plausibile, ma Daniel sperava intensamente che non fosse così. Sarebbe stato un peccato se un potenziale attore di talento, con quell'aspetto e con quello sguardo intenso e profondo fosse in fondo una persona falsa.

Mentre si allontanava, con gli occhi di Daniel puntati su di sè, Dane improvvisamente ruotò leggermente il busto e, camminando, gli fece l'occhiolino e un cenno di saluto con la mano, come se non si fosse ancora accorto della strana atmosfera che si stava insinuando tra loro, pesante e intrigante come la nebbia.

Gioco di Maschere ✨BoyxBoy✨Where stories live. Discover now