Da Amsterdam Con Amore

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John aveva ragione, Michael non era male come regista, anzi. Si trattava di quel ragazzo dello staff che aveva risolto il problema della botte. Un tipo in gamba, insomma. A Daniel non era dispiaciuto affatto lavorare con lui per quell'ora, poiché Michael portava con sé un'atmosfera molto vivace e dopo un po' aveva iniziato a muoversi sul set con determinazione e tranquillità, sembrando quasi John in persona.

Finito di girare, ognuno si congedò e Daniel notò con amarezza che Sarah era silenziosamente scomparsa. Durante la loro conversazione in taxi, poco prima di arrivare a destinazione, le era sembrata molto turbata. Forse la cosa migliore era lasciarla sola. Lui, per esempio, mentre pensava, preferiva non avere nessuno attorno.

Camminò per un po' tra i corridori della Columbia University, incontrando di tanto in tanto qualche ragazzo dello staff che conosceva e salutandolo. Non gli ci volle molto ad arrivare alla zona dei camerini che erano stati allestiti in varie stanze che l'università non utilizzava da tempo. Stava per procedere oltre, quando scorse sulla porta socchiusa di un camerino una targhetta a lui familiare. Decise di entrare.

Si trattava molto probabilmente di un vecchio ufficio. Non era molto grande, ma comunque abbastanza spazioso per contenere un guardaroba, una serie di scatole per scarpe e un piano d'appoggio abbastanza ampio. La scrivania che stava contro una delle pareti della stanza era piena di oggetti lasciati a disposizione di truccatori e acconciatori. C'era una piccola finestra chiusa, sulla parete opposta alla porta, e nell'aria si sentiva un forte odore di stantio, mischiato a un lieve sentore di fumo.

«Che ci fai nel mio camerino?».
Daniel si voltò di scatto, spaventato. Lo sguardo di Dane era puntato su di lui, più penetrante che mai, pronto a sondargli l'anima.

«Io» sussurrò, «passavo lì fuori per caso e ho pensato di dare un'occhiata».

«Sì, come no» rispose in fretta l'altro, chiudendosi velocemente la porta alle spalle. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette di una marca che Daniel non conosceva, poi si avvicinò alla scrivania e iniziò a rovistare senza troppa cura tra tutti gli oggetti che vi erano poggiati sopra. Non gli ci volle molto per trovare ciò che cercava. 

«L'altro giorno Emily lo ha dimenticato qui. Le è caduto mentre lei e Katy mi aggiustavano l'acconciatura» disse a bassa voce, farfugliando un po' per via della sigaretta che teneva tra le labbra e che stava tentando di accendere. Riuscito nell'impresa, Dane scostò alzò l'accendino per poterlo osservare.

«Carino» ammiccò. «Non trovi?» aggiunse, mentre con un gesto veloce lo lanciò a Daniel che, visti i suoi scarsi riflessi, per poco non lo fece cadere a terra. Se lo rigirò tra le mani. Sulla plastica erano stampate una foglia di marijuana stilizzata e la scritta: Da Amsterdam Con Amore.

«Ci sei mai stato?». Dane ora sedeva su una delle due poltrone girevoli che erano davanti alla scrivania. 

Fissò il suo sguardo intenso su Daniel, mentre attendeva la sua risposta a una domanda abbastanza semplice. Questo non aveva ancora risposto, ma non sembrava riflettere su che parole usare. Dopo un lungo attimo disse semplicemente: «Non ancora».

Dane sussurrò qualcosa e abbassò lo sguardo, facendo un tiro. Sembrava intento a incasellare delle informazioni nel suo complesso archivio mentale e contemporaneamente a cercarne altre. Daniel tentò di captare i suoi pensieri, ma volute bianche di fumo nascondevano l'espressione del suo viso, impedendogli di scrutarne gli occhi. Le sue labbra socchiuse parevano lucide, quasi iridescenti, mentre sussurravano fumo.

Tutto d'un tratto parve risvegliarsi. «Siediti pure» sussurrò, mentre indicava l'altra poltrona. Daniel si sedette e calò su di loro un silenzio liquido, nuovo.

Gioco di Maschere ✨BoyxBoy✨Where stories live. Discover now