13 Novembre

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Ciao amico,

ho notato che da quando abbiamo avuto quel colloquio con i genitori di Bianchi, lui con me è più tranquillo, disturba meno e io posso lavorare in pace.

L'altro ieri, nelle ultime due ore della mattina, dovevo spiegare grammatica. Lui era quasi sdraiato tra la sedia e il banco come se dormisse, ovviamente non seguiva, ma almeno lasciava seguire gli altri. Kebir, invece, fa di tutto per mettersi in evidenza nei suoi confronti ma, tutto sommato, con me ha un comportamento, in questo periodo, abbastanza accettabile.

Insomma, questo è quello che sta accadendo in questo ultimo periodo, però in realtà, a dimostrazione che in quella classe non si può mai stare tranquilli, oggi è successa una cosa brutta che mi ha buttato nello sconforto. Ora ti racconto: ho fatto Storia alla prima unità della mattina, abbiamo ripetuto insieme, con gli alunni, il periodo di Cavour e della prima Guerra d'Indipendenza.

Bianchi era tranquillo e tutta la classe mi seguiva e ascoltava con rispetto i compagni che via via intervenivano nella discussione del capitolo di Storia. Poi c'era Grammatica e ho spiegato la proposizione dichiarativa. Dopo la spiegazione mi hanno detto, i più attenti della classe, che non avevano capito. Allora ho suggerito di leggere nel libro quanto l'autore diceva su questo argomento. Michela, una ragazzina carina e molto diligente ha letto, ma arrivata in fondo ha continuato a dire che non riusciva a capire la differenza tra proposizione subordinata dichiarativa, soggettiva e oggettiva. In effetti sono facilmente confondibili, soprattutto l'oggettiva e la dichiarativa. Allora ho detto alla classe:

- Dobbiamo scrivere una spiegazione più chiara nel quaderno, prendete il quaderno di Grammatica perché si fanno gli esempi alla lavagna - loro hanno preso il quaderno e io ho iniziato a scrivere alla lavagna " la proposizione subordinata dichiarativa si distingue dalla proposizione subordinata oggettiva perché..... " mentre facevo questo mi sono accorta, girandomi in avanti per controllarli, che Bianchi si stava agitando, iniziava a dare noia alla compagna, le prendeva il diario, mentre lei non voleva. Allora l'ho richiamato:

- Per favore Bianchi...!- poi rivolgendomi alla classe:

- Capisco che siate stanchi ma devo finire la spiegazione, lo faccio per voi altrimenti quando a casa farete gli esercizi non vi riusciranno.

Lui:

- Sì, scusi ...- e intanto continuava, ad un tratto vedo che tira via la sedia della compagna mentre lei si stava rimettendo a sedere.

La ragazza casca in terra e si mostra dolorante, io le vado incontro per soccorrerla, mentre lei piano piano cerca di rialzarsi. Lui ride divertito:

- Ahh, ahhh!!

Io lo guardo e molto arrabbiata gli rispondo:

- Non si fanno queste cose, è pericoloso, non si fanno questi scherzi!!! Gli scherzi sono belli quando fanno ridere, fai male ai tuoi compagni facendo così! La tua compagna sta provando dolore!

- Ma non si è fatta nulla ! - ribatteva lui ridendo per quello che aveva fatto.

- Non importa, non si fa!!

Poi mi rivolgo a Maria che mi stava guardando con le lacrime agli occhi ...

- Ti sei fatta male? – le chiedo.

- No ... prof. non è niente!- mi risponde rimettendosi al suo posto.

Ma io mi accorgo, dalla smorfia di dolore che traspare dal suo volto, che stava soffrendo.

- Dove ti fa male? – insisto.

- Qua dietro!

Dice indicando la colonna vertebrale

- Ci mettiamo del ghiaccio?

- No ... no ... non è niente, lasci stare.

Ma i suoi occhi azzurri esprimevano rabbia, dolore e umiliazione, non sapevano come fare a trattenere le lacrime.

- Vai in bagno un attimo – le suggerisco – vediamo se poi stai meglio.

Chiamo la bidella per farla accompagnare in bagno e per seguirla nel caso avesse bisogno d'aiuto.

Lei, ancora dolorante, esce di classe, dopo qualche minuto ritorna più tranquilla, le chiedo se va tutto bene e se il dolore è passato, lei mi sorride e mi dice:

- Va meglio, è quasi passato, grazie prof.

- Sei sicura?

Le chiedo cercando di capire se era vero quello che lei mi diceva.

- Sì! - mi risponde con un lieve sorriso tra le labbra.

Poi le prendo il quaderno, la sposto di banco e la metto in prima fila, lontano da Bianchi. Mi sono sentita amareggiata dentro, Maria è sempre attenta alle spiegazioni, non avrei voluto metterla di banco vicino a lui ma lei stessa si era offerta perché penso che, anche se non lo dà a vedere, sii innamorata di quel ragazzo ribelle dagli occhi scuri e dai capelli ricci. Non so il perché ma ... lui è visto come un leader dalla classe e accettano tutto quello che fa senza ribellarsi, fanno finta di niente ... perché lui è lui, non per paura perché dopo lui li potrebbe picchiare o fare nei loro confronti delle ritorsioni. No, non per questo, ma per un certo vittimismo mischiato ad ammirazione e paura per le sue reazioni violente e incontrollate. Non so... forse gli altri lo vedano come " un ganzo che sfida gli insegnanti " e questo piace ... non so... guardavo gli occhi di quella ragazza... volevo dirgli " lascialo perdere, non accettare i suoi soprusi, non ti far trattare così " ma ... forse lei è ancora una bambina, avrei voluto prenderlo e sbatterlo fuori, chiamare sua madre e avere la possibilità immediata di sospenderlo per 5 giorni.

Avrei voluto avere la possibilità di allontanarlo immediatamente dalla scuola, perché non è giusto che altri ragazzi subiscano le sue violenze. Invece ... cosa posso fare io? Oggi parlerò dell'accaduto al Consiglio di Classe, al Preside, ma per sospendere un alunno bisogna che il Consiglio sia d'accordo, che si riunisca, convochi i genitori, applichi il regolamento di disciplina ... è una prassi lunga e faticosa che non agisce nell'immediato. Invece andava punito subito quel comportamento. Se l'insegnante avesse il potere di educare quanti delinquenti in meno ci sarebbero in giro !!

Quando mio figlio sbaglia io agisco subito, nell'immediato non dopo una, due o tre settimane. La scuola così facendo non fa che favorire il comportamento scorretto e fa del male sia ai ragazzi che si comportano bene, che non hanno più diritti e devono subire le vessazioni di questi, sia ai ragazzi difficili perché li fa sentire "leader" e padroni della situazione, se un comportamento negativo permette questo, perché poi quando sono nella società dovrebbero cambiare il loro atteggiamento? Gli altri, inoltre, che continuano a comportarsi bene finiranno con il sentirsi dei cretini e forse finiranno con l'imitarli. Ciò è normale visto che chi fa il " bullo" viene considerato più di chi fa semplicemente il suo dovere. Questa è una società sbagliata, perché non permette agli insegnanti di svolgere il loro ruolo educativo.

Tutti i D. S., che si sono alternati in questi anni, hanno sempre consigliato agli insegnanti di " premiare" l'alunno difficile facendolo sentire importante e sempre accettato da tutti, per cui anche le piccole adempienze che ci possono essere in una classe, come andare in segreteria a consegnare dei fogli o altro, veniva sempre fatto fare a lui.

Il rapporto genitori-insegnanti negli ultimi tempi, in Italia, è andato, sempre più a peggiorare.

Quanti genitori sono ricorsi alla denuncia dell'insegnante perché questo aveva rimproverato il figlio? Oppure hanno fatto ricorso in tribunale perché il voto finale non era quello che loro si aspettavano? E il povero insegnante? Certo può difendersi, ma... intanto deve prendersi un avvocato e con uno stipendio tra i più bassi in Europa non è semplice farlo !

Questo non significa che la scuola debba tornare indietro di un secolo o che si debba ripristinare i metodi coercitivi! No, non tutto questo, ma... bisogna ritornare ad essere seri, ridando fiducia all'insegnante, perché ricordiamoci che senza educazione non c'è vera formazione e non c'è educazione che non abbi regole e punti fermi.

Ciao, a presto. Elisabetta

Buongiorno Prof! Diario di un anno scolastico.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora