Capitolo XLVII - La mano vincente

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La tempia sanguinante pulsava ferocemente contro il muro, poiché la pressione invincibile di una mano gli teneva la testa schiacciata contro. Entrambi i polsi erano intrappolati nell'altra ed il sospiro che gli accarezzava l'orecchio non faceva altro che immobilizzarlo ancor di più per la paura che ormai regnava sovrana.
Hermione gli aveva detto che era... che era finita. Perché gli aveva mentito? O avevano mentito anche a lei?
- Ti ricordi di me, Malfoy?
Si impose di restare calmo e lucido, di pensare razionalmente. Era in un vicolo buio e seminascosto di una strada centralissima ma ancora deserta... non aveva detto a nessuno dove stava andando - doveva togliersi quest'abitudine del cazzo! - nè aveva con sè oggetti che potessero fargli mandare un messaggio di soccorso o aiutarlo ad essere localizzato.
Decisamente, restare razionale non gli era servito a niente, se non a far aumentare il terrore.
- Certo che ti ricordi... sei un così bravo bambino, tu! - rincarò Patrick, sbattendogli di nuovo la testa al muro e strappandogli un gemito di dolore. - Allora... come sta la cara Hermione?
Draco tentò uno scatto con le spalle per girarsi e dargli almeno un pugno, ma ovviamente la forza sovrumana del vampiro non glielo permise.
- Non ti avvicinare a lei, maledetto mostro!
- Per ora non lo farò, stai tranquillo... sei tu il mio obiettivo primario. Se sarai uno schiavo sempre obbediente e docile, la risparmierò.
- Io non ho.....
La frase di Draco venne mozzata da un poderoso colpo di gomito nel fianco che lo fece cadere in terra, quasi tramortito. Con gli occhi socchiusi riuscì appena a notare la figura di Blaise avvicinarsi, un ghigno trionfante e soddisfatto stampato in viso. Patrick gli sorrise e tirò fuori dalla tasca un sacchetto.
- Per il tuo disturbo - disse, porgendolo al moro, che rifiutò cortesemente.
- Figurati, è stato solo un mio piacere - rise, incrociando le braccia e piegandosi vicino a Draco, che per tutta risposta gli sputò addosso.
- La pagherai... - biascicò, la bocca impastata di sangue e bile. Zabini si limitò a scrollare le spalle indifferente e a prendere un fazzoletto per pulirsi il viso.
- Non ne avrai l'occasione, amico. Spiacente.
- Bene.... - rise Patrick, avvicinandosi con il passo lento del vincitore - io direi di non perdere altro tempo in convenevoli.
Afferrò Draco per la gola, sollevandolo quasi coi piedi per aria, e sfoderò due zanne enormi, già luccicanti di veleno. Tutta l'allegria, la soddisfazione, la gioia sincera della vendetta erano assolutamente palesi sul suo volto illuminato da una luce tanto meravigliosa quanto inquietante.
- Benvenuto all'inferno, Malf...
Draco strillò di puro ed autentico terrore e disgusto, quando vide un grosso piolo d'argento sbucare dal torace del mostro ed arrivare a pochi millimetri dalla sua pancia. L'urlo disumano che Patrick emise lo stordì e gli fracassò i timpani, tanto era acuto e lacerante; la mano che lo teneva inchiodato al muro lo lasciò andare e ricadde nuovamente in terra, ammaccato e dolorante.
Zabini, dietro la schiena del vampiro, impresse nuova forza al movimento ed inclinò verso l'alto lo strumento, strappandogli un nuovo gemito di sorpresa e dolore mentre l'inconfondibile rumore di ossa spaccate risuonava nell'aria. La carne iniziò a carbonizzarsi, tutto il corpo fu scosso da convulsioni feroci e Zabini dovette mollare la presa, dato che persino il piolo sembrava arroventarsi.
Patrick cadde in ginocchio, fissandosi il petto con sguardo scioccato, mentre un tanfo insopportabile si spandeva e tutto il corpo si dissolveva in cenere e fumo; Draco si allontanò strisciando sul sedere, preda di un fortissimo impulso di vomito, mentre Zabini gli si avvicinava e lo prendeva per un braccio, entrambe le bacchette in mano.
Gli occhi dei due nemici si incontrarono per qualche istante. Draco, che pure non era mai stato molto sensibile, si ritrovò improvvisamente commosso e dispiaciuto per il marasma di emozioni che vi lesse dentro: dolore, dispiacere, pena, ma soprattutto, soprattutto una profonda pace, come di chi riesce ad ottenere qualcosa che sogna da millenni. Forse, più ancora della vendetta, Patrick cercava riposo e ristoro, dopo tre secoli di vagabondaggio e nostalgia e, un po' egoisticamente, Draco fu felice che per lui il momento dell'oblio eterno fosse finalmente arrivato.
Prima che anche il viso bruciasse, con l'ultimo respiro, il vampiro sibilò un grazie.

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