Capitolo XXVI - A carte scoperte

3.8K 193 30
                                    

Senza sapere come uscirne, Hermione aveva tentato di fuggire da un episodio all'altro. Alcuni erano indiscutibilmente realmente accaduti, come un paio dove Draco era bambino o uno, molto spiacevole da cui la ragazza era subito scappata, di Bellatrix che torturava sadicamente un povero anziano. Quello che la sconvolse era che la maggior parte erano fantasie, sogni ad occhi aperti, desideri, in cui la protagonista assoluta eralei.
Certi erano rivisitazioni dell'unico loro momento reale, come sarebbe andata se Draco non fosse scappato o se lei avesse chiesto spiegazioni; un paio erano inventati di sana pianta, loro che si incontravano in un caffè o per strada. Ma ce n'erano moltissimi, forse decine, in cui facevano l'amore, in mille modi diversi e in mille posti diversi, sulla spiaggia, all'aperto, sul divano, sul tavolo, sulla scrivania, in mezzo a un prato, in posizioni che Hermione non avrebbe nemmeno ritenuto possibili, senza nessun freno inibitorio né pudori. Si vedeva fare e fargli cose che fino al giorno prima non sarebbe arrivata ad immaginare nemmeno lasciando la fantasia a briglia sciolta, arrossendo come una scolaretta, qualche volta persino osservando il tutto con occhio scientifico e la testa comicamente inclinata, tentando di comprendere come fosse possibile aggrovigliarsi in quei modi poco ortodossi. Aveva capito (aveva percepito) che lui la desiderava... ma non avrebbe mai immaginato che la cosa andasse avanti da così tanto tempo e con quell'intensità. E non era una pura voglia carnale: la voleva davvero, voleva che fosse sua in tutti i sensi, si percepiva da come l'amava, da come la stringeva e la coccolava tenero alla fine, dalle parole dolci e dalle promesse che le sussurrava. Non seppe se doversi sentire lusingata di essere la fantasia ossessiva di Malfoy o se doveva preoccuparsene. Certamente la cosa non la lasciava indifferente: per tutta la vita si era sempre vista come una donna normale, banale, priva di particolari attrattive fisiche e aveva sempre fatto di tutto per passare inosservata. Niente gonne vertiginose o tacchi a spillo, niente completini provocanti o trucco pesante. Non si era mai impegnata per attirare l'attenzione dell'altro sesso un po' per orgoglio femminista, convinta che non servissero ninnoli e belletto per far davvero brillare una donna, un po' perché le sue insicurezze l'ancoravano alla convinzione che era inutile tentare di rendere bello qualcosa che in realtà non lo è di suo. E invece ora scopriva con un certo orgoglio che un uomo, innegabilmente uno degli uomini più belli che avesse mai conosciuto, sognava di fare l'amore con lei da anni, aveva dovuto trovare una soluzione per accantonare i pensieri che la riguardavano tanto erano numerosi e intensi, la desiderava e la bramava con tutto se stesso ed era bastata solo una singola notte affinché tutto questo scattasse! Il pensiero la fece sorridere galvanizzata. Quindi... nemmeno lui aveva dimenticato? Nemmeno lui era mai riuscito ad archiviare la cosa? Che stupidi che erano stati, persi ognuno dietro i propri orgogli e timori... se fossero stati appena un po' più coraggiosi molte di quelle scene sarebbero potute essere realtà, lei non avrebbe perso tempo ad arrovellarsi su dubbi e insicurezze e certo non si sarebbe rifugiata tra le braccia di...
La consapevolezza la colpì come una martellata.
Patrick!
No, questo Hermione non poteva tollerarlo. Lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere... doveva immediatamente uscire da quel Pensatoio e chiarire la questione una volta per tutte. Certo, questo avrebbe significato perdere Draco... perdersi un'altra volta... era un pensiero terribile che le sfondò il cuore con la potenza di una cannonata. Ora che lei sapeva... ed anche lei lo desiderava così tanto, da tanto tempo... non era giusto! Non era giusto condannare tutti e due, anzi, tutti e tre all'infelicità. Patrick meritava qualcuna che l'amasse veramente, con tutto il cuore e tutta l'anima.
È me, che Draco ama così.
Nonostante la dolcezza e la soddisfazione che tale pensiero le suscitava, non avrebbe potuto comunque fare una cosa del genere. Doveva tacere, Hermione? Doveva far finta di non provare niente per lui e salvare il suo neonato rapporto? Era veramente giusto?
Senza contare Astoria.... come doveva sentirsi nei suoi confronti? Colpevole, innocente?
Il peso dell'indecisione la schiacciava verso il basso mentre ancora una volta veniva catapultata in una meravigliosa camera da letto sui toni del rosa cipria dove loro due, sul letto, iniziavano lentamente a spogliarsi mentre ogni bacio diventava più profondo ed esigente. Era terribilmente frustrante dover stare a guardare ciò a cui anelava da un lustro, averlo a portata di mano e non poter partecipare... sapere che probabilmente non si sarebbe mai verificato. Forse... forse era troppo tardi.
Hermione volse lo sguardo dall'altra parte mentre su quel letto i sospiri aumentavano e la sua voce cantilenava il nome di lui ininterrottamente. Prese a correre senza meta, da una porta all'altra, da un sogno all'altro, mentre lacrime traditrici le offuscavano la vista.
Improvvisamente si sentì tirare per i capelli e uscì dal Pensatoio. Malfoy, lo sguardo stravolto in una smorfia orribile di sdegno terrorizzato, la mollò immediatamente ma rimase lì, con la mano a mezz'aria.
- Come ti sei permessa a....
- Cercavo.... - lo interruppe, sentendo montare dentro di sè una strana rabbia vergognosa.
- Tu non ti dovevi azzardare a spiare nelle mie cose personali!
- Ci sono anch'io, nelle tue cose personali!
Draco aprì la bocca per risponderle, ma si rese subito conto che non c'era niente da dire. Concentrandosi sulla fame imperante, si fiondò sui panini abbandonati sulla scrivania e ne addentò un paio in grossi morsi.
- Come sei riuscito a...
- Paffaporta - bofonchiò lui, la bocca piena come un bambino monello.
Hermione lo guardò, insieme intenerita e furiosa, sfogando su di lui tutta l'angoscia che l'attanagliava. Avrebbe voluto essere dolce, buttarsi tra le sue braccia, baciarlo e dirgli che anche lei aveva sempre pensato a lui, ma sarebbe stato immorale. Non poteva. Per compensare la frustrazione si mise a sbraitargli contro.
- Fai schifo! Cosa... cosa...
- Fammi spiegare...
- Cos'erano quelle cose!
- Se mi fai parlare...
- Sei un pervertito! Un... malato! Fatti curare!
- Granger, mangia e chiudi il becco – minacciò spingendole a forza un pezzo di pane in bocca. - Devi farmi spiegare.
Hermione si allontanò schifata e si sedette in poltrona, sbocconcellandolo. Lui si appollaiò sulla scrivania dondolando un po', molto a disagio.
- Penso che....
- Tu pensi? Cosa, cosa pensi? Cosa stai tentando di pensare, una scusa facile da inventare su due piedi? Cosa credi, che sia stupida? L'ho capito subito! – sbraitò lei, ormai irrimediabilmente partita in quarta. Sapeva benissimo che così facendo la rabbia e la frustrazione avrebbero assunto il controllo e le avrebbero fatto rivelare più di quanto fosse disposta ad ammettere, ma ormai tutto era venuto a galla ed era il momento di scoprire le carte in tavola. - L'umiliazione più cocente della mia vita, più di tutte le parole, di tutti gli epiteti, di tutti i trucchetti che mi avevi riservato nel corso degli anni: mai come in quel momento mi sono sentita inadeguata, incapace, brutta, rifiutata. Tu sei sparito! Mi hai abbandonata senza mezza parola, troppo nauseato per avere a che fare con me! Mi hai usata! Come...
- Hai la più vaga idea di quello che provavo, di come stavo? - gli urlò lui di rimando, sbarrando gli occhi incredulo, come se non si aspettasse assolutamente quella reazione. - Tu non sai cosa è successo.... non so cosa hai visto, lì dentro, ma non sai come stanno le cose, e non ti puoi permettere di....
- Tu sei.... sei.... un maledetto egoista! Vigliacco, bugiardo!
- Ma sei pazza?
- Tu non ti rendi conto di cosa mi hai fatto! Mi hai illusa!
- E tu, tu ti rendi conto di cosa hai fatto a me?
- Tu, tu, sempre e solo tu! Il povero Draco! Vaffanculo, maledetto codardo! - strillò esasperata, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta. - Mi fai schifo, voglio uscire da qui, voglio tornare a casa mia, in mezzo alle persone decenti e non con gli avanzi di galera com....
Con una sola, immensa falcata Draco la raggiunse, le afferrò i capelli da dietro la nuca e tirò in basso, per farle male, per guardarla dritto in quegli occhi arroganti e così ciechi nonostante il presunto genio che là dietro tutti dicevano si celasse, per farle aprire la bocca, la sua bocca nonostante tutto.
La sbattè al muro con forza e le bloccò i polsi dietro la schiena, completamente privo di ogni delicatezza, la furia che gli invadeva qualsiasi tipo di razionalità. Hermione aveva tirato la corda fin quasi a spezzarla e lo sapeva bene, ma anche lei era troppo arrabbiata per rendersi conto pienamente di ciò che diceva. Una paura mostruosa la invase al pensiero di ciò che avrebbe potuto farle - oh, ne sarebbe stato capace, non ne aveva alcun dubbio - e si preparò mentalmente a ricevere una sberla sonora. Draco si piantò dritto nei suoi occhi viaggiando in fretta dal destro al sinistro, folle come un toro scatenato.
- Stai attenta - sussurrò con un ringhio bassissimo, quasi un soffio tra i denti serrati, più inquietante di qualsiasi voce lei avesse mai udito prima - stai attenta a quello che dici, maledetta presuntuosa del cazzo. Ti dò un consiglio e vedi di farne tesoro: non - parlare - se - non - sai - cosa - stai - dicendo. Ti è chiaro?
Oh, si sarebbe fatta ammazzare prima di....
- TI È CHIARO? - le urlò, forse impazzito, strattonandole ancora di più i capelli, facendola strillare di dolore.
- Sì, sì... - sussurrò lei, terrorizzata, ormai abbandonata ogni forma di stupido orgoglio.
Solo allora, quando sentì la sua voce, Draco parve tornare in sè e rendersi conto di cosa stava facendo. La mollò di colpo, come scottato, e in un battito di ciglia ritornò nelle sue pupille la consapevolezza di essere un essere umano, di chi era e di cosa aveva fatto. Si allontanò cauto ma a grandi passi, scuotendo il capo; quando toccò con il fondoschiena alla superficie della scrivania si fermò, respirando a pieni polmoni e stringendo i pugni, mentre i suoi occhi si chiudevano e il respiro si regolarizzava.
Hermione era rimasta impalata, lì, inchiodata al muro, col cuoio capelluto dolorante e i muscoli tesi fino ai crampi, il respiro mozzato, gli occhi allagati.
Quando Draco riaprì i suoi e la vide, un violentissimo brivido lo scosse e lo fece scattare in piedi, animato di una nuova tensione nervosa.
- Non.... non sono lucido, ora - sputò fuori tra un tremito e l'altro. - Rimani qui.
Detto questo guadagnò in fretta la porta e sparì, lasciandola sola.
Come sempre.

Deeper InsideWhere stories live. Discover now