Capitolo XIII - La volpe bianca

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- Ma che vuoi fare, morire di sete per caso?
- E tu che vuoi fare, morire intossicato per caso?
- Che ne sai che è nocivo?
- E tu che ne sai che è buono?
- Ma stai giocando al gioco del pappagallo?
- Malfoy la mia pazienza è al limite!
- Così come la mia sopportazione!
I fiorellini fremettero, come disturbati, e i cristalli iniziarono a lampeggiare ad intermittenza, più forte. Hermione si tappò la bocca con le mani e Draco ammutolì, spaventato.
- Sssh.... - mormorò lei, preoccupatissima.
Draco la prese per una spalla e la portò ad indietreggiare lentamente, fino a svoltare di nuovo l'angolo da cui erano provenuti.
- Senti - cominciò, nervoso e teso - bisogna decidere cosa fare. Nemmeno io sono tranquillo, ma non mi sembra un ambiente velenoso. Che scelta abbiamo?
- Potremmo continuare a camminare - azzardò lei, indecisa - e vedere se troviamo altro....
- E se poi non riuscissimo a tornare indietro?
- Beh, adesso c'è più luce, no? I sassi si vedrebbero!
L'uomo espirò di botto, portandosi le mani tra i capelli, si girò e tirò un calcio al muro, facendo scendere una leggera polvere bianca dal soffitto.
- Che situazione del cazzo.... - commentò.
Hermione si abbracciò le spalle, sconsolata ed impaurita, e tentò disperatamente di compilare nella testa una tabella con pro e contro.
Se fossero rimasti lì, avrebbero potuto provare a bere e placare l'arsura cocente che li stava facendo impazzire.
Ma se la natura si fosse ribellata? Quando avevano alzato la voce la luce si era intensificata e i fiori si erano agitati, come se non gradissero quel disturbo chiassoso. Se appena avessero poggiato i piedi qualcosa li avesse avvolti, strangolati, uccisi? Che fine ingloriosa e terribile!
E se quel liquido fosse stato veleno, o comunque tossico? Il primo che avesse bevuto avrebbe riportato seri danni, per non dire morto, e l'altro che avrebbe fatto? L'avrebbe guardato contorcersi e soffrire fino all'ultimo spasimo?
Se avessero proseguito, invece, si sarebbero allontanati da quel luogo magnifico ma potenzialmente pericoloso, e magari trovare un'altra via d'uscita.
E se più avanti ci fossero stati posti ancora più ostili e velenosi, o addirittura creature malvagie? E se si fossero persi in un labirinto di stanze e corridoi fino a morire entrambi di stenti?
L'indecisione tormentava l'animo della ragazza, che si portò le mani sulle tempie, concentratissima mentre tentava di rivangare nei suoi ricordi scolastici qualcosa che riguardasse il castello o un ambiente del genere. Di Tintagel sapeva tutto, ovviamente, ma dal punto di vista storico, non si era mai chiesta cosa gli fosse accaduto dopo la caduta di Artù, perchè i libri di storia si fermavano alla distruzione durante la guerra dei goblin. Durante i suoi studi di Erbologia non aveva mai sentito parlare di muschi azzurri nè di cristalli che nascevano in prossimità, nè tantomeno di fonti di veleni o pozioni....
Cosa diavolo era quella cosa? Se ci fosse stato Neville... magari lui avrebbe saputo qualcosa in più....
Il panico scattò definitivamente nella sua testa, come spesso succede in simili frangenti, al semplice e dolce pensiero del suo timido amico professore di quella materia. Il respiro le si fece corto e pesante e le lacrime iniziarono a scendere senza controllo, ma evitò di singhiozzare per non farsi sentire da Malfoy e si girò verso la luce, facendo finta di andare a riguardare l'area azzurra.
Draco, però, si accorse del tremolio delle sue spalle e la seguì, impacciato, tentando di sfiorarle la spalla come aveva fatto prima, ma con un significato completamente diverso.
- Granger... - sussurrò appena.
Lei sussultò con forza e schiaffeggiò il suo braccio, trafiggendolo con uno sguardo assassino.
- Non mi toccare - soffiò come una tigre feroce. - Non. Mi. Toccare.
L'uomo sbarrò gli occhi a sua volta, di stucco di fronte ad una reazione così obiettivamente esagerata, e arretrò di botto, poggiandosi al muro e riacquisendo la sua maschera di ghiaccio.
Hermione si dispiacque di avergli risposto così male, ma la verità era che era furibonda. Con se stessa, prima di tutto, per essere stata così convinta della sua bravura e della sua capacità di cavarsela in ogni situazione, vergognosa del suo orgoglio che non le faceva mai chiedere aiuto, e poi con lui, l'ultima persona con cui avrebbe voluto ritrovarsi in una situazione così disperata, problematica ed, in fin dei conti, intima. Erano loro due, soli ed unici - sperava - esseri viventi in un sotterraneo dimenticato dagli dei e dagli uomini, con ogni probabilità obbligati a condividere gli ultimi istanti di vita.
C'era così tanto di insoluto, tra loro, e tale doveva rimanere, Hermione ormai se n'era fatta una ragione, aveva proseguito per il suo cammino e le stava bene così. Più ancora che di restare sepolta lì per sempre aveva il terrore di riaprire vecchie ferite mai rimarginate sul serio. Quelle sì che l'avrebbero uccisa.
- Io proseguo - sentenziò, di nuovo lucida e agguerrita.
Non aspettò una risposta: si allontanò da lì con tanta fretta quanta le sue gambe stanche le consentirono.

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