Capitolo XXXII - Mezz'ora

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Aveva ormai perso ogni cognizione, ogni riferimento spazio temporale, ogni ricordo, ogni preoccupazione legata al tempo che passava, a quello già passato, a quello che doveva ancora arrivare. Non c'era niente di più vero, di più concreto, di più dolce ed inebriante delle labbra di Draco, mai paghe di regalarle leggeri brividi e pensieri elettrici, mai bisognose di riposo, mai sazie del suo sapore. L'aveva sognato tanto accanto a sè, abbracciato stretto a lei, a baciarla come se davvero credesse di non avere niente di meglio da fare nella vita, come se non avesse assolutamente intenzione di contemplare altre opzioni in cui occuparsi... sentirlo suo, suo anima e corpo, senza altri pensieri che lo distraessero, senza nient'altro che non fosse lei e loro insieme. Ed ora era lì, rannicchiato sopra di lei, scomodo e tuttavia noncurante su quel piccolo divano, che la baciava con desiderio palpabile ma allo stesso tempo con delicatezza, come se stesse aspettando che fosse lei a chiedergli di più, a pretendere una mossa più decisa che lui forse non osava per paura di spezzare l'incantesimo raro e perfetto di un momento senza inutili parole o dubbi di sorta. Quando lui prese un attimo di fiato fu Hermione ad alzare la testa per raggiungere nuovamente la sua bocca, accarezzandogli la lingua con la propria con un impeto a lei sconosciuto, afferrandogli i capelli ed aggrappandosi al suo corpo, facendolo sorridere di orgoglio e felicità, dandogli finalmente il permesso che attendeva; difatti Draco la inchiodò sui cuscini e si avventò senza ulteriori indugi sul suo collo, gustandoselo con la pacatezza di chi ha davanti un piatto prelibato che non vuole consumare in fretta, soffermandosi in particolare a solleticare con la punta della lingua la piccola fossetta alla base per farla al contempo sorridere ed infiammare; risalì poi tutta la pelle di baci lenti ed umidi che le diedero brividi così forti da farla sospirare suo malgrado, portandola a mordersi il labbro inferiore con gli occhi semichiusi, offrendogli una visuale così invitante da farlo ghignare come un perfetto predatore.
Uno sguardo carico di bisogno, di bruciante desiderio, di tensione repressa e di voglia incontenibile: tanto bastò per farla capitolare. Draco era lì, sopra di lei, pronto in tutti i sensi, che la fissava con lo sguardo sconcio e meditabondo di chi la solo l'imbarazzo della scelta su cosa fare e tutte le intenzioni di farlo al meglio; era lì, giocoso carceriere, che le schiacciava il ventre con la sua presenza e i pensieri solo con quelle labbra umide e morbide, che con una mano stava facendo scendere con lentezza esasperante, dente dopo dente, la cerniera della sua felpa.... era lì, come lei l'aveva sempre sognato durante lunghe notti insonni quando tutto, anche i pensieri e le azioni più inconfessabili, diventava lecito, quando il ricordo si faceva così bruciante e scomodo da non poter essere ignorato, quando la sua pelle diventava rovente e le visioni che la fantasia le inviava le facevano stringere le cosce, frustrata ed inappagata. Ora lo aveva lì, a portata di mano, e lei, le mani, doveva solo allungarle...
Quando il ragazzo si chinò a posarle altri baci, lunghi ed umidi, sul petto, soffiando poi sulla sua pelle intirizzita mentre con le mani apriva l'indumento partendo dal basso, facendole scorrere sulla sua pancia morbida e calda - com'erano grandi, e carezzevoli, e maschili, e.... - Hermione lo strinse forte a sè, divaricando istintivamente le gambe per permettergli di inginocchiarsi più comodamente tra di esse, infilò una mano nel collo della sua camicia allargandogliela e spiegazzandola, puntò un po' i piedi per appiccicarglisi addosso, schiacciandolo sul suo seno, cercando i suoi occhi per la gioia vanitosa di vedere la sua reazione entusiasta, e non fu smentita. La felpa fu buttata in un angolo senza riguardi e fu lei stessa a sfilarsi in fretta la canottiera che quasi le rimase impigliata in una mano mentre, ormai a torso nudo, cercava di nuovo le sue labbra impazienti e smaniose quanto lei. Nel frattempo Draco si lasciò spogliare della camicia e la gettò lontano, inebriato e piacevolmente sorpreso dalla reattività e dalla partecipazione con cui la ragazza gli fissava l'ampio petto e lo percorreva con dita golose, almeno in quel frangente sincera, senza rinfacci o recriminazioni, senza temerlo nè schermargli i suoi pensieri e sensazioni, del tutto coinvolta nelle sensazioni che si scambiavano e proprio per questo non succube, non in balia. Ed era questo ed eccitarlo più di tutto. Lei c'era.
Si godette con calma il sapore e la consistenza dei suoi seni, assaporandoli piano, giocando con la lingua, coi denti, col respiro sull'epidermide bagnata, sapendo che a mandarla in delirio più di tutto era il suo sguardo e l'idea stessa di averlo lì, annidato sul suo corpo, esploratore di alabastro; quando a furia di baci e carezze arrivò al bordo dei pantaloni ne disegnò l'arco sul suo ventre con baci lunghi e morbidi, mentre le mani ancora stringevano e massaggiavano quel petto ormai ansante e rapido. Con un solo, rapido movimento glieli tolse ed iniziò a tracciare una scia di baci partendo dall'interno del ginocchio. Hermione ormai si reggeva sui gomiti, in delirio non tanto grazie alla sua bocca o dalle sue mani che giocherellavano sul bordo dei suoi slip - anche se stavano giocando un ruolo consistente - quanto proprio grazie a quell'immagine, così forte da stordirla, così preponderante da azzerare qualsiasi altra percezione; la metà inferiore del viso di Draco ormai invisibile, nascosta dal suo bacino, quei capelli biondi arruffati, quelle sopracciglia tese verso l'alto a metà tra il divertimento e la curiosità, quegli occhi adamantini fissi nei suoi e così torbidi di lussuria da farla sentire la più desiderata tra le donne, la più bella, la più saporita, tutte cose che lei non aveva nemmeno mai pensato di poter essere per qualcuno. Non si curò minimamente di essere, per la prima volta dopo tanto tempo, nuda di fronte ad un uomo, non si curò del suo intimo banale, della sua pelle un po' secca, dei suoi capelli sconvolti, della sua inesperienza: Draco era lì, con le labbra ad un soffio dal centro del suo piacere, Draco era lì a sfiorarle l'interno coscia e a scostare con un dito il bordo dell'indumento per accarezzarla proprio....
La scossa di piacere fu così intensa e la prese così alla sprovvista da farle reclinare la testa indietro mentre un singhiozzo sorpreso le fuoriuscì dalle labbra, rovente ed eloquente più di mille parole. Il ragazzo esaminò semplicemente estasiato la sua espressione e decise che ne aveva davvero abbastanza.
Posò un bacio forte, pressato, sul tessuto bagnato, facendola di nuovo sussultare, e prese un respiro profondo memorizzando l'odore inconfondibile di quella donna prima di allontanarsi a malincuore e cercare la sua camicia per infilarla di nuovo.
Hermione rimase interdetta per un paio di secondi, ancora a gambe spalancate, prima di mettersi seduta e fissarlo come se fosse impazzito. Draco richiuse l'ultima asola, ancora ridicolmente gonfio dentro i pantaloni, prima di guardarla con un sorriso assolutamente delinquente sul volto.
- Hai detto che deve venire quel tuo damerino per chiarire, giusto?
La ragazza restò annichilita per qualche secondo, a cervello spento; aprì la bocca per... maledirlo? Schiantarlo? Ucciderlo? Bestemmiare? Nemmeno lo sapeva. Seppe solo coprirsi con le braccia come meglio poteva e rannicchiarsi in un angolo del divano, ferita ed umiliata.
Nello stesso istante Draco le si sedette accanto e l'abbracciò stretta, parlandole direttamente sulle labbra, con una voce roca, sensuale, un ringhio di desiderio impossibile da ignorare.
- Mentre fai smammare quell'inutile sgorbio, ripensa a questi momenti. Ripensa alla mia bocca tra le tue cosce... ripensa a cosa stavo per fare.... tenta di immaginare... cosa ti farò... - continuò, afferrandola nel punto incriminato con un gesto secco - come ti toccherò.... pensaci, continuamente, senza sosta.
Hermione sbarrò gli occhi e tentò di spintonarlo via, ma divincolarsi non fece che aumentare la pressione di quella mano e farla sospirare.
- L'hai fatto apposta! Per... per.... per mettermi fretta!
- Esattamente - ridacchiò, stringendo tra le labbra il lobo del suo orecchio. - Non voglio che quello stia con te più del necessario. Per me, il necessario per mandare qualcuno a quel paese è giusto il tempo che ci vuole per dirgli "sparisci". Tu sei un po' più lunga nei discorsi, perciò dovevo... come dire... velocizzare l'operazione.
- Sei... sei un... - balbettò furibonda, tentando di scostarlo, senza domandarsi se in realtà faceva apposta a muoversi così per regalarsi il sollievo che la frizione con la sua mano le procurava. - Sei uno schifoso manipolatore sleale....
- Si potrebbe dire così in effetti, ma sarebbe poco gentile, non trovi? Io preferisco dire che creo le condizioni adatte a raggiungere i miei obiettivi.
- Sparisci! - gli urlò, nervosa ma anche un po' divertita, spintonandolo via. Per tutta risposta Draco le si buttò addosso, bloccandole le mani sopra la testa, e si chinò a baciarle la punta del seno destro, accogliendola piano tra le labbra umide.
- Ti concedo mezz'ora, ed è pure troppa. Trenta minuti precisi, allo scadere dei quali torno e se è ancora qui lo schianto. E poi riprenderemo il nostro discorso....- ridacchiò, donandole un ultimo morso leggero prima di dirigersi verso il camino.
- Stronzo! - gli urlò dietro, lanciandogli un cuscino.
Riuscì a vederlo leccarsi le labbra con studiata lentezza, prima che sparisse tra le fiamme verdognole.
Che razza di...di.... di maledetto... di.... Oh, accidenti, cosa doveva fare?

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