Capitolo IX - Questione di scelte

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- Tori, sicura che non vuoi restare ancora un po'? Guarda che non è assolutamente un problema, lo sai che....
- Daphne, tesoro mio - sussurrò la sorella, accarezzandole tenera la guancia - tu e tuo marito avete bisogno dei vostri spazi, godeteveli ancora finché il bambino non nasce. Io ormai mi sono ripresa, posso cavarmela, lo sai.
- Sì che lo so, ma vorrei averti accanto a me. Senza contare che non oso immaginare come reagirà papà, quando ti vedrà tornare...
Astoria strabuzzò gli occhi per un istante, perplessa, e poi scoppiò a ridere.
- Ma io non sto tornando dai nostri genitori!
- Cosa? - esclamò Daphne, con voce stridula. - E dove staresti andando, di grazia?
- Ho preso un appartamento in affitto - spiegò, come se fosse la più naturale delle cose.
Daphne restò per qualche attimo a bocca aperta, sconvolta. Poi la sua espressione divenne seria e pedante, da brava sorella maggiore.
- Ti ha dato di volta il cervello per caso? Un appartamento in affitto, come una volgarissima borghese? Non se ne parla proprio, signorinella! Tu resti qui e...
- Non ho più tre anni, Daphne, ho tutto il diritto di decidere autonomamente cosa voglio fare ed i soldi per farlo. Ho preso un appartamento in affitto a Shining Alley numero dodici, quarto piano. Quando avrai voglia di venirmi a trovare sarai più che benvenuta. Ma la questione si chiude qui.
- Astoria! - strillò l'altra, rossa in viso e sinceramente stupefatta. - Ma cosa stai dicendo? Io pensavo che... che tu volessi.....
- Cosa, sorella? Che io volessi cosa? - sibilò feroce come una pantera, con uno sguardo allucinato e affilato.
Daphne non continuò la frase, ma il modo in cui fece fuggire gli occhi fu assolutamente eloquente.
- Ah, ecco. Tu pensavi che io stessi facendo un po' di capricci, giusto? Un paio di settimane di muso lungo, qualche lacrimuccia scenica, pestare i piedi a terra e poi mi sarebbe passata e sarei tornata tranquilla e felice tra le braccia del mio promesso sposo. Ma certo, come fanno tutte le purosangue, perché é sconveniente che una donna lasci il proprio uomo, anche quando le fa del male. Come mi sarei dovuta comportare, Daphne? Come ti sei comportata tu?
L'interpellata prese un respiro sofferto che le si mozzò in gola e si portò una mano al collo, cadaverica.
- E.... e tu.... tu cosa....
- Oh, mia cara, io so tutto - replicò, terribile e bellissima nella sua espressione crudelmente esaltata. - Perché nessuno si preoccupa di quello che le orecchie della stupida, ingenua Astoria potrebbero udire, o di ciò che i suoi occhi potrebbero vedere. Quando eravamo piccole questo mi dava molto fastidio, ma poi ho imparato una lezione molto importante, la più saggia della mia vita. E cioè che l'invisibilità è meravigliosa, e che altrettante meraviglie se ne possono ricavare. Cosa avrei dovuto fare, Daf? In teoria avrei dovuto seguire il tuo esempio. La mamma era così fiera di te, quando nonostante avessi scoperto che Theo aveva avuto una tresca con una babbana mentre tu eri a scuola hai deciso di sposarlo lo stesso! Ancora me le ricordo, le sue parole. "La mia Duffy, così giudiziosa, così rispettosa delle tradizioni, così assennata! È una cara bambina, è il mio orgoglio, la luce dei miei occhi". Ne sei fiera, Duffy cara? Sei fiera di te stessa? Oh, certo, Theo ora ti ama, senza ombra di dubbio - continuò spietata, con voce dolce come il miele e concentrata a rigirarsi una ciocca tra i capelli tra le dita, incurante della sorella singhiozzante - ma dimmi la verità, Duffy. Dì la verità a te stessa, almeno una volta nella vita. Quando la notte ti stendi accanto a lui, non aguzzi l'olfatto, terrorizzata dal cogliere un profumo che non è il tuo? Non approfitti di ogni sua distrazione per controllargli le tasche, tra i documenti, nel portafogli? Non c'è per caso un piccolo serpentello velenoso che se ne va a spasso per il tuo torace e che ti azzanna il cuore, ogni volta che lui rientra a casa?
- Smet... smettila! - sputò fuori la bionda, scioccata e distrutta. - Smettila, cattiva! Sei cattiva....
- No, Daphne, amore mio, no - sussurrò Astoria, prendendole le guance bagnate tra le mani. - Io ti voglio più bene di tutti. Sono gli altri che sono stati cattivi con te e ti hanno condannata a vivere tutta un'intera esistenza nel dubbio e nell'angoscia. Ma io non voglio vivere come te, Daphne, non voglio dare a mio figlio un padre di cui non sono sicura se mi ami o meno. Te lo chiedi, vero, ogni tanto? Dì la verità. Non ci credo che tu non te lo sia mai chiesta. Hai mai pensato, almeno una volta: "chissà se un giorno, guardando il bambino, penserà che l'avrebbe amato di più se fosse stato figlio di quella donna"?
Daphne singhiozzò più forte, ormai annientata, e chinò il capo sulla spalla della sorella che le accarezzò i capelli con un affetto che strideva in maniera insopportabile con le sue parole di fiele.
- Non tornerò da Draco, sorellina mia. Non gli posso perdonare quello che mi ha fatto, come tu non hai perdonato quello che Theo ha fatto a te. Ma io non so mettere da parte, non so nascondere la polvere sotto il tappeto. Io non sono un oggettino carino e delizioso da usare come soprammobile. Io sono una donna, Daphne, e tale voglio essere considerata. E se per far ciò devo affittare un appartamento, benissimo, lo farò. Ledonne fanno anche di peggio.
- Che.... - biascicò la sorella, la bocca impastata dal pianto. - Che significa... che....
Astoria sorrise melliflua e l'accompagnò a sedersi sulla poltrona morbida vicino al camino.
- Elfo! - chiamò, serena come una giornata d'estate.
Un piccolissimo elfo si materializzò all'istante, profondendosi in grandi inchini.
- Un bicchiere d'acqua e zucchero per la padrona e qualche pasticcino - ordinò secca, continuando a riempire di baci il viso della sorella. Poi le si sedette accanto e le prese la mano, accarezzandola pianissimo.
- Tori.... - mormorò Daphne, quando ebbe bevuto e si fu calmata - ma si può sapere che ti ha fatto?
Astoria la guardò per un attimo, silenziosa, con un'aria sbarazzina e furbetta da adolescente.
- Ti ricordi quando eravamo piccole, Duffy? Ti ricordi che la mamma mi picchiava sempre, perchè scappavo per andare a rotolarmi nel parco e sporcavo i nostri pregiatissimi abitini di sangallo e pizzo di fango?
Daphne annuì, ormai obnubilata dal dolore.
- E tu, invece, eri così brava, così composta, leggevi accanto al fuoco o imparavi a ricamare. E mamma mi diceva sempre "prendi esempio, piccola selvaggia! Leggi, leggi, acculturati, impara a vivere! Non sei uno stalliere, sei una Greengrass!".
Astoria si fermò, gongolando, e morse un piccolo dolcetto di pasta di mandorle.
- Peccato che la mamma ci facesse sempre leggere cose così noiose! "Il galateo delle streghe", mi ricordo. Ne andava così fiera! Pensa, sapeva disporre le posate in ordine perfetto. Che gran cosa, che abilità magnifica di cui menar vanto!
- Anche tu sei così, Astoria - ringhiò Daphne rabbiosa, abbandonando il vezzeggiativo affettuoso. - Tu sei tale e quale. Anche tu lo sai fare, anche tu badi alle apparenze.
- Peccato - continuò quella, imperturbabile - che la mamma avesse anche... diciamo... un'altra biblioteca, che certo non leggeva in salotto alle sue figliolette. Era molto ben nascosta, sai, devo dirlo, un trucchettino niente male. Ma l'invisibilità, Daphne, è una cosa meravigliosa, come ti ho già detto. Non ha mai nemmeno pensato che io potessi averla scoperta. E così, già a dieci anni, ho letto, e ho letto davvero - continuò, estatica. - E ho imparato un sacco di cose. Io sono come gli altri vogliono che io sia, quando sono con gli altri. Simulare e dissimulare, Daphne cara. Chi non lo sa fare è perduto, nel nostro mondo.
- Non capisco dove vuoi arrivare. Ti ho chiesto che ti ha fatto Draco.
Astoria sorrise ancora, se possibile con un sorriso ancora più grande, ancora più soddisfatto.
- Cosa mi ha fatto? Quello che mi hanno sempre fatto tutti. Fin da quando ho fatto il mio ingresso in società mi è stato insegnato che non è importante la mia opinione, nè i miei sentimenti, l'importante è che io abbia un bel visino e adempia ai compiti per cui sono stata generata. Ma ripeto, non mi ferisce più. Ho letto, ed ho imparato... tu lo sai qual è il mio romanzo preferito, Daphne? Sì che lo sai, poichè te l'ho consigliato tante volte e tu non l'hai mai voluto leggere. Non ti piace la forma epistolare, dici... sei sempre così maledettamente attenta alla forma, tu...
- Astoria...
- Adesso riposa, cuore mio - concluse di botto, alzandosi e lasciandole un bacio tra i capelli - e scusa se prima ho esagerato.
Rapidamente raccolse i suoi bagagli e si diresse verso la porta.
- Tori! - la richiamò Daphne, confusa e spaventata.
- Shining Alley numero dodici.
- Tori! Aspetta! Tori.....
L'uscio sbattè perentorio e definitivo.

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