Capitolo XXXV - L'attesa

3.3K 184 42
                                    

- Cosa ha organizzato Astoria? - chiese Hermione, tentando disperatamente di concentrarsi per far fluire la magia attraverso la pelle e liberarsi.
Patrick ci riflettè un attimo, come ricapitolando tra sè i vari passaggi, poi si sedette in poltrona e si stiracchiò beatamente.
- Allora.... vediamo.... da dove iniziare? Dall'inizio, che è sempre la soluzione migliore. Dopo aver scoperto che Astaroth era morto e dopo aver compreso che non avevo nessuna possibilità di trovare la sua famiglia, tentai più volte di togliermi la... diciamo la vita, ma il mio Maestro teneva troppo alla sua creazione per consentirmelo. Mi portò con sè nella sua città natale e mi addestrò ai più profondi segreti della nostra magia, alla storia della nostra specie, a presentarmi come un gentiluomo in mezzo alla gente comune. Periodicamente tornavo qui, per rendere omaggio alla tomba del mio amore e per riprovare a compiere qualche ricerca, ma tutto è stato vano in tanti anni. Pochi mesi fa mi sono stabilito per qualche tempo in Scozia, c'era un raduno di vampiri ancestrali, cioè quelli che hanno più di mille anni, sull'isola di Arran, e sarebbe stato interessante. Purtroppo, sai com'è... tanti vampiri in un posto avranno anche bisogno di mangiare, quelli più anziani sono cocciuti come muli e non sentono ragioni: non se ne parla di accontentarsi di sangue animale, per non attirare l'attenzione. Hanno iniziato ad uccidere, direi anche senza criterio, spostandosi poi sul continente ed ovviamente ciò ha suscitato l'attenzione delle autorità. Ed è qui che entra in scena la tua rivale -.
Improvvisamente i pezzi del puzzle iniziarono a sistemarsi correttamente e ad acquisire senso.
Astoria collabora con la Divisione Animali Esseri e Spiriti.
-
Un giorno arriva questa bella ragazza: coraggiosa, così tenera, giovane e fresca, ad avventurarsi da sola in una comunità di vampiri! Io ne ero il portavoce, perciò le ho dato udienza. Sai, ho imparato anche a... come dire, percepire l'aura di emozioni e sentimenti delle persone. E lei, poverina, era distrutta, così triste, così mortificata! Avrebbe avuto anche il sangue amaro, a berla, che peccato. L'ho presa subito in simpatia: mi sembrava così simile a ciò che avevo provato anch'io....
Ebbene, lei mi propose un patto. Io avrei dovuto sedurre e conquistare "una persona scomoda", cioè tu, e lei in cambio avrebbe sviato le indagini per tutto il tempo della permanenza del consiglio, ovvero un'altra settimana. Dopodichè noi saremmo dovuti sparire e non tornare per almeno i prossimi cinquant'anni. Mi fece stringere un Voto Infrangibile, e bada bene: la mia promessa fu che ti avrei solo sedotta e sfoggiata un po' per le vie magiche, non morsa. "Considerala il gingillo della tua permanenza", mi disse. E per me andava benissimo: non voglio un'allieva, men che meno una compagna. Non scambiare questa precisazione per un moto di solidarietà femminile della signorina Astoria: non l'ha fatto per umanità. Ti odia, ma ti teme. Sa quanto sei potente ed intelligente, aveva paura che tu scoprissi chi era stato il mandante e la perseguitassi. Insomma, voleva solo che ti spezzassi il cuore, non la carotide - rise di gusto, molto divertito. - A questo punto, però, fu molto ingenua. Ignorante, si potrebbe dire, nel senso buono del termine. Si dimenticò di un piccolo, piccolo, piccolissimo dettaglio: con noi vampiri la vostra magia non funziona -.
Il fiore di cristallo.
- Quindi quel Voto è valido solo unilateralmente, da parte sua: e l'ha mantenuto, devo dire. Non so come, ma è riuscita a far credere che sia opera di un pazzo assassino babbano qualsiasi, anche se è più che lampante che non potrebbe mai essere così. Noi abbiamo continuato ad agire indisturbati e io sono venuto qui a Londra per adempiere alla mia promessa: sarebbe stato divertente, in fin dei conti. Come ogni buon cacciatore che si rispetti, prima di iniziare mi sono informato su di te e... non ci potevo credere! Ti chiami Hermione e, benchè tu abbia le mie stesse origini, sei una strega di grande potenza e di lampante coraggio. La cosa ha iniziato a farsi... intrigante. A questo punto c'è stata una prima evoluzione: la giovane Astoria mi ha procurato un po' del tuo sangue, per essere sicura che io non mi sbagliassi....
Quel giorno in mensa. Mi sono tagliata. Astoria mi ha tamponato con un suo fazzoletto.
- .... e mi è stato consegnato da una piccola strana creaturina, un elfo domestico, a quanto ne so....
Quel rumore appena svoltato l'angolo. Non è stata Astoria a smaterializzarsi, bensì Mirty a comparire per prendere in consegna il fazzoletto.
-
...non ne avevo mai visto uno prima, sai, ai miei tempi non si facevano vedere nemmeno per sbaglio. Comunque, il tuo sangue.... è proprio buono, sai? - sorrise, leccandosi le labbra. - Buono davvero. Ha un profumo... dev'essere veramente delizioso. Dolce ma non troppo, denso, fluido... che dici, me lo fai fare un antipastino? - concluse scattandole vicino e aprendo la bocca vicino al suo collo. Hermione strillò, terrorizzata, e tentò disperatamente di non lasciarsi prendere dal panico e di fare qualcosa, qualsiasi cosa con la magia, per sbloccarsi...
Patrick però non la morse. Leccò solo la vena in tensione con metodica lentezza, facendola rabbrividire dal disgusto, e si allontanò piano, fissandola negli occhi.
- Tranquilla, bimba! Non è ancora il momento. Dicevo... ah sì, che ho sentito il tuo sangue e mi è piaciuto non poco. Quindi, avevo quasi pensato di cambiare i miei piani: ti avrei bevuta, tanto alla giovane Greengrass non cambiava niente, giusto? Anzi, le avrei fatto solo piacere. Ed era da tanto che io non facevo un pasto così prelibato.... però non sono un violento, bimba. Davvero, ti avrei usato tutte le delicatezze di questo mondo, dovevo portare rispetto al tuo nome. Quella sera che tu mi hai rifiutato... ecco, io avevo già il mio bel programmino: avremmo passeggiato, ti avrei comprato un meraviglioso gioiello e un mazzo di fiori. Poi avremmo fatto l'amore e sarebbe stato un sogno, una fiaba, l'apoteosi della dolcezza. Posso esserlo, se l'altra persona se lo merita. E al momento opportuno non ti saresti accorta di niente... avresti sentito solo una leggerla pressione qui... - sussurrò, sfiorandole la giugulare con due dita. Hermione rabbrividì e tentò di scostarsi, ma i capelli tirati a forza le fecero un male terribile e si ritrovò a singhiozzare. - Qui – ripeté, sfiorandola di nuovo – ma ti sarebbe sembrato un morsetto giocoso, niente di più... e invece no, tu mi hai costretto a usare la maniere forti. Non volevo, sai? – aggiunse con una vocetta da bambino imbronciato, che le ricordò spaventosamente il tono della Bellatrix dei tempi d'oro, suscitandole una paura così ancestrale da farla quasi svenire – Non volevo proprio. Rovinare il tuo bel corpicino.... Ma... eh, c'è sempre un ma. Ogni guerra ha le sue vittime, purtroppo. Tu, in questa, mi dispiace ma sei la vittima.
- Senti, Patrick... - tentò, conciliante, spinta ad osare dal sentire le corde indebolirsi - devi.... devi capire che.... che Draco non è Astaroth... e io non sono la tua Hermione....
Urlò, urlò con tutta se stessa, urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni quando Patrick la strattonò per i capelli e sentì la magia appena racimolata svanire.
- Non ti permettere! - sibilò, con voce folle, trapassandola con lo sguardo. - Non ti permettere a paragonarti a lei, sciocca sgualdrinella, e non ti permettere a prendermi per pazzo. Non soffro di confusione mentale nè di allucinazioni. So che non sei lei. Nessuna sarà mai lei. Tu non vali nemmeno un capello della mia Hermione, piccola presuntuosetta con la puzza sotto il naso! Il vostro nome comune è solo una curiosa coincidenza, ma nulla di più. Il che - ricominciò calmo come un monaco, mollandola di colpo e dandole le spalle - ci porta alla seconda evoluzione della nostra avvicente storia. Ovvero ad oggi. Stamattina la piccola Astoria corre da me e inizia a sbraitare! Mi dice che sono un bugiardo, che non sono un uomo d'onore, che non ho rispettato i patti, che siete finiti da soli insieme e bla, bla, bla.... non dipende da me, tu sei resistente alla mia influenza in un modo unico, davvero, mai nessuna persona è stata capace di opporsi alla mia malìa. Ti rispetto, per questo, ci vuole una forza non comune per farcela. Ma non è mica colpa mia! Sinceramente, la signorina Greengrass mi aveva stufato, sono stato fin troppo paziente con lei. Ragion per cui l'ho mandata a quel paese, poco elegantemente, forse, e l'ho informata delle reali condizioni del nostro patto che lei, nella sua superficialità, aveva ignorato: ovvero che io sono libero come un uccel di bosco e posso fare ciò che più mi aggrada. Il fatto che tu, però, mi avessi ignorato e ti fossi andata a rifugiare in un luogo segreto con un altro.... a proposito, dov'è che siete finiti?
- In... in un... in una grotta - inventò sul momento, impaurita dalla sua reazione se avesse scoperto che erano stati nello stesso luogo dove per l'ultima volta aveva visto la sua amata. Perchè era lampante: Hermione Savile era l'amica di Glatisant con cui l'aveva confusa, ed era quella che, evidentemente, aveva dato origine a quel luogo magico. - Ma non l'abbiamo fatto apposta, è stato un evento sfortunato che....
Patrick fece spallucce, disinteressato, e continuò la sua narrazione.
- Beh, puoi capire che mi ha dato fastidio. Ti sei presa gioco di me, bambina, e questo non mi piace neanche un po'. Comunque, vado al Ministero per capire che razza di fine avessi fatto.... e cosa scopro? Incredibile. Che l'uomo del mistero, l'uomo che la piccola Greengrass voleva sottrarre alle tue empie grinfie era.... ta-dan! Un Malfoy! L'ultimo della sua stirpe, per giunta! Tu non hai idea di che emozione immensa sia stata. Dopo secoli, e secoli, e secoli di ricerche, questo bel biondino mi piomba dritto dritto tra le braccia! È innamorato di te, lo sai? Mica poco. È proprio cotto marcio. In un modo un po' più egoista e contorto del normale, ma ti ama davvero.
Hermione chinò il capo, disperata, e qualche lacrima le rotolò dagli occhi, ma non perse la tenacia. Le corde diventavano sempre più sottili, sempre più deboli, e se fosse riuscita a conservare un po' di magia nelle mani magari....
- Oh, non piangere, bambina. Mi dispiace, davvero, credimi... alla fine è sempre una Hermione a pagarne lo scotto. Ma chi mi restituità trecento anni di solitudine e desolazione, chi mi consolerà per tutte le lacrime invisibili che ho pianto sotto la luna, nel gelo della steppa? Io non ho avuto diritto nemmeno ad un ultimo bacio, ci pensi? Chi si è preoccupato della felicità del mio amore, del suo diritto alla vita, alla gioia? Chi mi ridarà il pezzo di cuore che è sepolto sotto terra e che ormai è tornato polvere? Chi mi rimborserà l'anima che ho perduto? Nessuno. Io ho diritto a pretendere un prezzo, e quel prezzo è lo stesso sangue che a me l'ha tolto. Vedi? È il destino. È giunto il momento di saldare il debito. E chi sono io per non eseguire la volontà del destino?
Il vampiro rise, spietato, e si accomodò in poltrona, intrecciando le dita e accavallando le gambe.
- Ora, dopo questa lunga introduzione, ecco cosa faremo. Aspetteremo che i nostri prodi cavalieri vengano a salvarti. Appena arrivano, io li immobilizzo, poi ti uccido davanti agli occhi di..... com'è che si chiama? Draco? Oh, che gusto orribile hanno in quella famiglia in fatto di nomi. Comunque dicevo, ti uccido davanti agli occhi di Draco in modo doloroso ed atroce, così che se ne ricordi per il resto dell'eternità, e poi lo faccio diventare mio schiavo, come il suo avo fece con il mio Maestro. Solo che, ovviamente, i ruoli saranno invertiti. Ah.... è proprio vero - mormorò con voce sognante, rigirando il sangue nel bicchiere. - La vendetta è un piatto che va servito freddo.
- Non... non farlo... - lo implorò come non credeva di dover mai fare - noi non c'entriamo niente... stai perpetrando la stessa ingiustizia che tu hai subito!
- Se quella maledetta canaglia di Astaroth, che l'inferno lo inghiotta, si fosse comportato da galantuomo, adesso non saremmo a questo punto. E, ti prego, non venirmi a dire che questo Draco è uno stinco di santo... è sangue maledetto, sangue di cane rabbioso, sangue di folli assassini e negromanti. È giusto che qualcuno vi metta fine.
- Non ho lasciato indizi, nessuno sa dove siamo - gli ringhiò contro, resa furiosa dalla sua stupida ostinazione - e non chiamerò mai aiuto, non mi importa cosa mi farai!
Se credeva di farlo arrabbiare, si era sbagliata di grosso. Patrick iniziò a ridere così forte da doversi appoggiare ai braccioli.
- Non... non ho ancora capito.... - le rispose tra i singulti - se consideri me... stupido o te troppo intelligente. Bambina, io ho circa duecentosettant'anni più di te, non sono mica nato ieri. Ci vorrebbe qualcuno che t'insegni un po' di umiltà. Comunque..... ti spiego, tanto a quanto pare i tonti tardano ad arrivare. Quel bel ciondolino che hai...
Cazzo! Il Tracciatore!
-
Non so se ti ricordi, quando siamo andati alla serra.... lo guardavo e non mi sembrava un oggetto di bigiotteria qualsiasi. Così mi sono informato un po' e ho scoperto cos'era. Torna utile, direi.
- Ci vogliono dalle tre alle sei ore per riattivarlo, c'è dentro una magia speciale che...
- ... che necessita dell'unione congiunta di tre spezzaincantesimi diversi, lo so, lo so. Ancora una volta, purtroppo, mi sottovaluti... stai attenta, potrei arrabbiarmi sul serio, non mi piace essere considerato così inetto. Dimentichi che la nostra magia è diversa, molto più potente per certi versi. Per fartela breve, l'ho già riattivato. Forse potrebbero trovarlo sospetto, ma non importa. L'importante è che Malfoy venga qui.
Si accomodò in poltrona e diede un bel sorso al suo drink, sogghignando con le zanne orrendamente arrossate.
- Sono tre secoli che lo aspetto.

***


Ron non avrebbe assolutamente voluto restare al Ministero intanto che la sua amica correva un pericolo così grande, ma sapeva di non avere altra scelta. Lui era l'unico che si trovava lì, tutta la squadra ad Edimburgo sarebbe arrivata appena tornata da un'uscita che avevano fatto in cerca di prove, ed aveva litigato per più di un quarto d'ora attraverso il telefono babbano con gli AmmazzaSpettri: erano ormai da mesi impegnati in una missione difficilissima in Lapponia ed erano ad un soffio dalla soluzione, nessuno di loro voleva tornare a Londra a mani vuote. Alla fine, dopo urla e minacce di licenziamento, era spuntato a sorpresa un volontario che si era offerto di arrivare il prima possibile.
Per non parlare della questione Greengrass. Ron non lo sapeva con precisione, ma era certo che sulla testa della più giovane pendessero almeno una mezza dozzina di accuse piuttosto gravi e doveva essere trattenuta.
Rientrato nella stanza trovò le due donne e l'elfa esattamente come le aveva lasciate: Daphne in piedi vicino alla finestra che si torceva le mani, Astoria seduta con un braccio poggiato sulla scrivania a sorreggersi la testa, le guance striate di lacrime e gli abiti umidi, e l'elfa raggomitolata sotto la sedia, ancora gnaulante.
- Signora Nott...
- Chiamami Daphne - gli rispose con un soffio di voce stremato.
- Daphne, io credo che sia meglio che ora torni a casa. Sarai stanca e.... beh, non penso che sia il caso di agitarti, viste le tue condizioni. La signorina purtroppo deve restare qui e... dovrò trattenere anche l'elfa, giusto il tempo di qualche domanda.
- Ma.... - balbettò la donna, improvvisamente tremebonda - ma ... dove la porterete? Andrà.... andrà ad Azkaban?
La più giovane sussultò, portandosi entrambe le mani sulla bocca ed impallidendo in un modo così repentino da far preoccupare seriamente Ron; Mirty strillò un "padrona!" e iniziò a sbattere la testa sul pavimento.
- Elfa, fermati, per favore! No, sig... Daphne, per ora no. Ma sinceramente non so cosa accadrà, una volta accertate le responsabilità.
Un silenzio di tomba cadde nella stanza, inframmezzato solo dai colpi cupi e forti della testa della povera creatura.
- D'accordo - sussurrò Daphne, quasi senza voce - allora sarà meglio contattare il legale di famiglia. Grazie della gentilezza, Ronald.
Si mosse per andar via, ma Astoria la agguantò per un lembo della veste, si aggrappò al suo braccio, quasi le si inginocchiò ai piedi, stravolta e disperata, una povera derelitta che si appiglia all'unica flebile luce che le appare in un tunnel di nera oscurità.
- Daphne... Duffy, tesoro, almeno tu.... almeno tu.... non mi lasciare sola, ti prego!
Tutto ciò che ottenne furono uno sguardo agghiacciante e uno strattone vigoroso al vestito che la fece cadere carponi in terra, come una bambola rotta e miserabile.
- Io non ho più una sorella - furono le ultime parole che le sputò adosso, prima di uscire dalla stanza.

Deeper InsideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora