Capitolo XXIX - Presentazioni

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Hermione tutti si aspettava di incontrare, nell'Atrium, tranne Ginny seduta sulla fontana che dondolava i piedi nervosamente e che si guardava intorno, ansiosa. Dapprima la scorse distrattamente tra la folla; quando poi la inquadrò e la riconobbe tirò un evidente sospiro di sollievo e le corse incontro mentre un sorriso irrefrenabile le spuntava sul volto. L'amica la abbracciò sincera e le diede un bacio sulla guancia.
- Merlino, Hermione, ci hai fatti morire di paura! La tua vicina di casa ha detto che non ti vedeva da sabato, sono tre ore che Harry corre di qua e di là e nessuno sapeva dove ti fossi cacciata, Ron è tornato da Edimburgo ancora in pigiama e si è girato tutto il San Mungo....
- Mi dispiace, Ginny, non volevo mettervi in agitazione, ma è successo un imprevisto, sono caduta ....
- Malfoy? - sibilò la rossa, sporgendosi oltre la sua spalla e rendendosi conto della presenza di un soggetto quantomeno inatteso. Hermione si voltò, inorridita, pensando che l'avesse seguita per continuare a litigare, ma lui non le degnò nemmeno di un'occhiata dirigendosi direttamente verso l'inserviente dell'Atrium.
Giusto, doveva recuperare la sua bacchetta.
- Praticamente.... - tentò di spiegare, iniziando già ad arrossire, ma era troppo tardi; con Ginny non c'era verso di tenere qualcosa nascosto. Aveva già notato i suoi capelli sconvolti, la sua espressione terrorizzata, la tuta maschile che indossava ed aveva fatto le dovute supposizioni.
- Ma.... ma cosa...
- Ti spiegherò tutto, giuro. Adesso però devo salire a fare rapporto, è successo un mezzo pasticcio.
- Va bene - tossicchiò Ginny, palesemente divertita dalla situazione imprevista - io... io torno a casa, James deve mangiare. Avvisi tu Harry e Ron, vero?
- Ovviamente. Grazie, Ginny. Un attimo solo e li contatto dall'ufficio.
Alla signora Potter non interessava un fico secco della burocrazia. Si limitò a sondarla ad occhi socchiusi, immensamente incuriosita, prima di sorpassarla e dirigersi verso i camini.
Hermione si diresse verso l'ascensore, inquieta, vergognandosi un po' del suo aspetto trasandato e guardando a terra; proprio mentre le porte di stavano per chiudere Malfoy ci si infilò dentro, suscitando sguardi attoniti e contrariati degli altri dipendenti. Ovviamente, fu come se per lui fosse invisibile.
Arrivati al secondo piano, Hermione sgusciò fuori, senza capire cosa lui stesse facendo, e Draco la seguì, mantenendosi sempre qualche passo dietro di lei. Cosa aveva intezione di fare? Voleva.... voleva.... che razza di idee aveva in mente quel pazzo?
Tutta presa dai suoi pensieri quasi rischiò di andare a sbattere contro il muro appena girato l'angolo, bloccandosi subito dopo, a disagio. Mentre Ron ed Harry discutevano animosamente, gesticolando, Patrick fu il primo a vederla e le corse incontro, abbracciandola e sollevandola da terra, baciandola così appassionatamente da impedirle di opporsi.
Draco, da parte sua, non seppe assolutamente come riuscì a mantenere il viso impassibile e quasi indifferente, mentre quello le metteva le mani addosso. Magari se avesse infilato la bacchetta nella manica....
- Amore! - sospirò Patrick, cingendo il viso di Hermione tra le mani. - Ma insomma, dove sei sparita? Ti ho cercata dappertutto....
- COSA?? - si udì la voce di Ron, stridula e sconcertata, ma Harry lo fermò con un cenno. Già non stava riuscendo a capire che diavolo ci facessero insieme la sua amica e quello stronzo di Malfoy, in più la palese bugia dell'uomo gli aveva fatto suonare in testa un campanello d'allarme forte come una sirena di nave. Loro stessi si erano accorti della sparizione di Hermione solo quella mattina, e lui in quei tre giorni non si era mai fatto vedere, non li aveva cercati per chiedere informazioni o dove abitasse la ragazza. Solo loro due si erano preoccupati a morte e si erano attivati per cercare di capire cosa fosse successo, Ron era addirittura andato in ospedale ancora in pigiama facendosi ridere dietro da tutti i reparti senza curarsene minimamente, mentre quel bugiardo era arrivato più o meno venti minuti prima e aveva fatto solo qualche domanda generica, osservandoli darsi pena e affaccendarsi come un bambino curioso osserva divertito un formichiere.
Se adesso, però, lo avessero contraddetto, sarebbero passati come gli invidiosi che vogliono togliere il merito al ragazzo dell'amica e lui certamente sarebbe stato convincente nel recitare la parte del povero martire perseguitato; inoltre Harry era proprio curioso di vedere fino a che punto si sarebbe spinto nella sua recita.
Ron aveva ragione, accidenti, aveva avuto ragione sin dal principio: di quello lì non c'era da fidarsi affatto.
- Ciao Patrick - mormorò Hermione, rossa in viso, cercando di allontanarsi dalla sua stretta - è una lunga storia, ti spiegherò con calma...
- Oh tesoro, sono stato così in pena.... - ripetè abbracciandola, mentre il fastidio della ragazza cresceva esponenzialmente, visto e considerato sia la faccia sempre più scandalizzata di Ron che quella severa di Harry ma soprattutto la preoccupante situazione di paresi di Draco, che sfoggiava un'espressione neutra ma che lei sapeva essere molto allarmante.
Finalmente Patrick la sciolse dalla sua stretta d'acciaio ma se la portò a fianco e si dedicò ad osservare il terzo elemento, che da parte sua lo squadrò con assoluta indifferenza.
- Buongiorno - lo salutò, con uno strano tono cauto e uno sguardo pensoso - la ringrazio per aver salvato Hermione, qualsiasi cosa sia....
- Lui non mi ha salvata! - protestò la ragazza, allontanandosi inferocita - Siamo semplicemente....
- Oh, scusami, stellina - le sorrise, prendendole una mano ed intrecciando a forza le dita - non stavo dubitando delle tue capacità, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente dato che non conosco questo... signore? - concluse con tono interrogativo, tendendogli la mano per presentarsi ma sempre con uno sguardo indagatore, rimirandolo centimetro dopo centimetro.
Se quella mossa serviva ad intimidire Draco era completamente fuori strada, dato che stava avendo a che fare col maestro dell'arte di mettere gli altri a disagio. Il biondo sfoderò la sua migliore espressione da baronetto inglese snob e supponente, quella dei tempi d'oro che lo fece sembrare ringiovanito di un lustro, e gli tese la mano con somma noncuranza, porgendogliela come se più che una stretta si aspettasse un bacio reverenziale.
- Lord Draco Malfoy, per servirvi - gli rispose, con un atteggiamento che, per un attimo, fece sfarfallare davanti agli occhi di Hermione l'immagine di Lucius in persona.
Ron roteò gli occhi al cielo con un sospiro esasperato (Lord?), ma Harry si fece ancora più serio, incrociando le braccia ed osservando con attenzione.
Tutto l'insieme avrebbe fatto sentire chiunque un piccolo esserino indegno e inferiore, ma su Patrick non ebbe effetto; più che altro i suoi occhi brillarono rapaci di qualcosa che la ragazza aveva già visto ma che in quel momento non seppe classificare, tutta presa a rendersi invisibile contro il muro.
Il sorriso dell'uomo si tese sempre di più, compiaciuto e soddisfatto, mentre stringeva la mano di Malfoy con vigore.
- Ho capito bene? Malfoy?
- Malfoy. Esattamente.
Patrick annuì col capo, mentre il suo sorriso si tendeva a dismisura e il suo sguardo si faceva aguzzo ed eccitato.
È pazzo, pensò Draco che proprio non riusciva a capire cosa ci fosse di così dannatamente divertente.
- Piacere, signor Malfoy, sono molto lieto di fare la vostra conoscenza, sebbene io non comprenda cosa mai voi abbiate a che spartire con la mia....
Le spalle di Draco sussultarono impercettibilmente, ma le sue sopracciglia scattarono ancora di più verso l'alto dandogli un'aria francamente insopportabile.
La tua un cazzo, damerino impomatato.
- Questioni lavorative che hanno sconfinato, signore - rispose, sottolineando la parola "sconfinato" in un modo così inequivocabile che Hermione gli lanciò un'occhiata assassina. Come si permetteva? Cosa credeva di fare, quell'idiota, marcare il territorio? - A proposito, voi avete preteso il mio nome, ma non mi avete concesso l'onore di conoscere il vostro.
- Che scontro tra titani - sibilò Ron, allargando le braccia sconfitto ed allibito.
Patrick sorrise a trentadue denti e gli si inchinò leggermente, in bilico tra la reverenza e la derisione.
- Se non l'ho fatto è perchè credevo che la mia persona vi sembrasse familiare, signor Malfoy.
Hermione li fissava a turno, come se stesse assistendo ad una partita di ping - pong; ma che diavolo stavano facendo, il ripasso del galateo?
- Spiacente di deludervi, ma non ricordo di aver mai avuto il piacere - sibilò Draco, tastandosi con fare casuale l'interno del mantello.
- Certo, certo, è senza dubbio così, ma sapete, voi invece mi sembrate terribilmente familiare.... bah, chi lo sa, magari sarà stato in un'altra vita - concluse, quasi ridendo. - Ma... ma adesso sono curioso, qual è il rapporto che vi lega alla mia splendida Hermione?
Prima che quell'idiota potesse spiattellargli tutto davanti a mezzo Ministero la ragazza si frappose fra loro e gli sorrise, tentando di sembrare rassicurante.
- Patrick, sono stati davvero dei giorni d'inferno ed entrambi abbiamo bisogno di riposare. Questa sera ti... ti spiegherò tutto, ma....
- Sicuro, mia cara, comprendo perfettamente - le sussurrò, chinandosi a baciarla lievemente, intrappolandola tra le braccia per non farla ritrarre. - Bene, signor Malfoy, è stato veramente un piacere conoscervi. Spero proprio di rivedervi presto - ghignò, inchinandosi nuovamente. - A proposito, per ringraziarvi.... se sono stati giorni faticosi come la mia stellina mi ha anticipato sono certo che dovrete avere molta fame. Andate in mensa e servitevi pure, dite di mettere sul mio conto. Andiamo, Hermione, ti accompagno a casa.
- Ma io non....
La ragazza non fece in tempo a parlare, quasi trascinata dall'abbraccio prepotente di Patrick. Riuscì solo a girare la testa per incrociare gli occhi di Draco, torbidi, furibondi e carichi di rancore, ma poi girò l'angolo e quindi non captò il movimento fluido con cui egli estrasse la bacchetta dalla tasca, muovendosi per puntarla alla schiena di Patrick.
Ron ed Harry gli saltarono addosso bloccandolo per le braccia e Draco si divincolò, urlando.
- Toglietemi le mani di dosso, maledetti pezzenti....
- Smettila, Malfoy!
- Io lo ammazzo quel figlio di puttana, lo ammazzo!
- Malfoy! - gli urlò Harry, schiantandolo contro il muro e puntandogli la bacchetta alla gola. - Ci servi calmo. Devi spiegarci che diavolo è successo.
- Mi.... mi ha.... offerto il pranzo in mensa - sibilò Draco, gli occhi lucidi di follia assassina - come... come l'ultimo degli inservienti! Non sono mai stato umiliato così....
- Metti da parte il tuo orgoglio da baronetto e calmati. Non piace nemmeno a noi, quello lì, perciò ci devi spiegare come stanno le cose.
- Io non vi devo spiegare proprio un cazzo!
- Invece tu ci spieghi tutto ed anche in fretta - chiuse il discorso Harry, trascinandolo per un gomito nel suo ufficio.

***


Hermione non avrebbe voluto far sapere a Patrick dove abitava, lo conosceva da troppo poco tempo e non aveva mai permesso a nessuno, fino ad allora, di violare la segretezza della sua casa. Purtroppo non ebbe altra scelta, dato che non poteva liquidarlo così dopo tre giorni di assenza e soprattutto dopo la colpa che aveva accumulato nei suoi confronti. Si sentì rassicurata quando però l'uomo non fece cenno di voler entrare.
- Bene, adesso ti lascio riposare, dato che hai detto di essere così stanca - le sorrise, accarezzandole una guancia. - Però stasera non sento : andiamo a cena insieme, io e te soltanto.
- Patrick, devi entrare - gli disse lei, con tono fermo - dobbiamo parlare di una cosa....
- Sssh - la interruppe, posandole un dito sulle labbra - possiamo farlo stasera, no?
- No, è una cosa importante che dobbiamo discutere ora!
Fulmineo com'era sempre lui la abbracciò e poggiò la propria fronte contro la sua, occhi negli occhi, cullandola dolcemente. Hermione si sentì istantaneamente bene, senza problemi, senza pensieri, riscaldata dal calore di quelle braccia forti e...
Draco.
Si riscosse di colpo, stordita, ma Patrick la strinse ancora di più e le diede un bacio quasi imposto che la disgustò.
- Ti prego, qualsiasi cosa sia, ne parliamo stasera. Ho troppa voglia di portarti in un bel posto..... almeno questo me lo devi, no? - le sorrise. - Poi mi potrai dire quello che vuoi.
- Eh ma...
- No no no, fine della discussione. Passo a prenderti alle otto, mettiti un bel vestito elegante. Stasera festeggiamo.
- Ma cosa? - gli urlò, frustrata da quella sua sordità.
- Oh, lo vedrai - le annunciò misterioso, prima di sparire vorticando.

***


- Va bene - concluse Harry, posando la piuma - questa è la parte burocratica. Altro da dire?
- No - calcò Draco, sguardo di ghiaccio. - Voi dovete dire a me dove abita la Granger.
- Che t'importa? - gli domandò, corrucciato.
- Tu ti fidi a lasciarla sola con quello lì? - rispose il biondo sistemandosi i capelli, ormai riacquisita la padronanza di sè.
- Ci pensiamo noi a non lasciarla sola con quello lì, non vedo perchè questo....
- Malfoy.
Draco si girò, sorpreso dall'essere stato chiamato così fermamente. Ron lo squadrò da capo a piedi e poi gli si piantò negli occhi, scandagliando in profondità, cercando lui solo sapeva cosa. Harry tacque, avendo ormai imparato a lasciare all'amico il giudizio sulle persone.
- Londra babbana, Whitman Road numero 563.
Il biondo si alzò di scatto ed uscì dall'ufficio senza nemmeno ringraziare, piantandoli in asso.
- Ehi! - protestò Harry, preso in contropiede. - Gli hai detto dove abita Hermione? Sai che non vuole! E proprio a lui? Cosa....
- Lascia perdere - lo troncò Ron, monocorde, fissandosi con ostinazione i piedi.
Harry si lasciò andare indietro sulla poltrona e si tolse gli occhiali, buttandosi un braccio sulla faccia.
- Benedetto Godric, non ci sto capendo più niente.

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