Capitolo VI - Una nota stonata

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- Sparisci!
Harry Potter conosceva perfettamente quella voce e, soprattutto, quel tono perentorio.
Ne fu contento: evidentemente Mister Bello-e-Perfetto aveva commesso qualche azione da villano che l'aveva allontanato irreparabilmente dalla benevolenza di Hermione. A tempo di record, peraltro.
Si sentiva messo un po' in soggezione da quel tizio ed era anche leggermente... come dire? Preoccupato? Non sapeva come comportarsi. Non aveva mai avuto a che fare con persone esterne che creassero situazioni - o problemi - sentimentali alla sua migliore amica: non aveva badato molto alla vicenda Krum, preso com'era a capire come non affogare nel Lago Nero, con Ron le cose si erano evolute naturalmente ma erano improvvisamente precipitate, senza motivo - o meglio, con un motivo che Hermione non aveva mai voluto rivelare, nonostante avesse bofonchiato di confusione e giovane età. Tutti gli altri tizi che avevano tentato di approcciarla, in quegli anni, si erano scoraggiati di fronte al suo tono educato ma distaccato, da un lato intimiditi dalla sua ben nota intelligenza ed indipendenza e dall'altro, forse, poco desiderosi di mettersi davvero d'impegno per conoscerla. In ogni caso, Harry era il migliore amico di Ron e aveva sempre saputo cosa gli passasse per la testa e, di conseguenza, come prenderlo.
E ora era arrivato questo fotomodello galante come un nobiluomo d'altri tempi, con un sorriso ammaliante e maniere perfette. Cosa voleva? Era onesto? Era sincero? Erano solo andati a pranzo, per carità, niente di eccezionale, ma Hermione era... era lei. Era come una sorella. Harry, forse per una specie di deformazione privata e professionale, si sentiva in dovere di proteggerla, almeno da quel versante, dato che fino ad allora era stata lei a salvargli la pelle, molto più spesso.
Quando era tornata da Hogwarts, fresca di diploma, ed aveva lasciato Ron, la ragazza aveva passato quasi un intero anno buio in cui nessuno aveva capito che pesci prendere con lei. Era tornata nella sua casa d'infanzia e si era semplicemente isolata. C'era voluto del bello e del buono per trascinarla fuori da quelle quattro mura e dalle montagne di libri in cui si era rifugiata: solo la presenza di Teddy era stata la chiave che l'aveva rimessa in moto. Harry aveva attribuito quella tristezza all'impossibilità di recuperare i suoi genitori ed aveva agito sempre con circospezione e tatto, proprio affinchè lei non lo considerasse un intruso indesiderato in una sfera forse troppo personale. Poi si era ripresa, ovviamente, ma non l'aveva mai più vista davvero felice, sinceramente felice. Hermione era come in una sorta di stand - by emotivo, una specie di tranquilla rassegnazione che l'amico aveva dovuto constatare senza poter dire nulla.
Ed ecco che tutto d'un tratto si presentava questo super maschio mega affascinante - era oggettivamente l'uomo più bello che Harry avesse mai visto, ancora più bello di Sirius da giovane - e lei gli cascava tra le braccia come una pera cotta. Gliel'aveva visto, quel sorriso in faccia, quando le erano passati accanto: era il sorriso che Ginny gli aveva sempre riservato, quando finalmente si erano potuti amare, e che anche adesso ogni tanto rispuntava quando il piccoletto consentiva loro di godersi qualche istante di dolcezza coniugale. Ma, in tutta sincerità, non poteva dire di averlo visto sul viso di Hermione in altre occasioni, forse neanche quando con Ron erano tutte rose e fiori. Era davvero l'uomo perfetto per lei? Che diritto aveva, Harry, di metterci bocca? Se finalmente anche per lei era arrivato il momento della felicità, con che coraggio le avrebbe insinuato dubbi o paure in testa?
Bah, in ogni caso non c'era da preoccuparsi. Mister Korset-sono-uno-strafigo aveva fatto il passo più lungo della gamba. Un cruccio in meno.
Tutto soddisfatto, si alzò dalla scrivania divertito e andò ad aprire la porta per godersi la faccia dello scozzese umiliata e sconcertata, magari con cinque belle dita rosse stampate sulla guancia.
Rimase sconvolto quando, invece, vide una faccia tanto inaspettata quanto detestata venirgli incontro, corrucciata e nervosa. Fu felice di notare che zoppicava un po' e si teneva una spalla con la mano. Forse Hermione l'aveva schiantato ed, in ogni caso, aveva fatto bene.
Gli si parò davanti con la bacchetta spianata, e solo il fatto di essere Capo Auror gli fornì l'autocontrollo necessario per non afferrarlo per il bavero e sbatterlo al muro.
- Che hai combinato? - sputò fuori rabbioso.
Malfoy chiuse gli occhi ed inspirò forte, come a volersi fare una iniezione di pazienza.
- Potter - disse, pronunciando il suo cognome in un modo che era praticamente l'apoteosi del disprezzo - togliti dai piedi. Sto andando via.
- Che hai fatto ad Hermione? - ripetè, tentando di ignorare le proprie mani formicolanti.
- Niente. Una parola di troppo, forse - ammise a fatica.
- Sarebbe utile che tu imparassi la nobile arte del silenzio, Malfoy. In ogni caso, che sei venuto a fare?
- Nulla che ti competa, Sfregiato.
Al diavolo, era Harry Potter. Ogni tanto la propria fama gli tornava utile per salvarlo da eventuali problemi.
Senza fare complimenti, lo spinse proprio per la spalla che si teneva e lo addossò al muro, puntandogli la bacchetta alla gola. Malfoy si morse a sangue le labbra pur di non dargli la soddisfazione di urlare di dolore.
- Questo è precisamente ciò che intendo quando ti dico che devi imparare a rispondere per bene, Furetto. Ti ripongo la domanda e vedi di essere carino e gentile: che sei venuto a fare?
- Mi serviva l'Ufficio Edilizia.
- Benissimo. Per il momento non posso interdirti dai pubblici uffici, ma sappi che se anche solo sentirò una, e dico una, lamentela sul tuo conto in questi corridoi, anche da parte della portinaia perché hai infangato lo zerbino, te la faccio pagare con gli interessi - sibilò Harry, gli occhi saettanti. - Non sei speciale, Malfoy, non lo sei mai stato, non puoi permetterti di spadroneggiare come ti pare. Tienilo bene a mente. La prossima volta che torni voglio che tu sia educato come uno scolaretto. Intesi?
Draco non rispose, ma il suo sguardo gli avrebbe aperto un foro in mezzo alla fronte, se avesse potuto.
- Lo prendo per un sì. Non ti obbligo ad andare a chiederle scusa solo perchè ti ucciderebbe e poi sarebbe troppo faticoso spostarti. E adesso volatilizzati.
Dopo avergli affibbiato un calcio sullo stinco di certo non casuale, Malfoy si allontanò rapidamente.
Fu tentato di seguirlo e dargli tutti i pugni che gli aveva miracolosamente risparmiato nel corso degli anni di scuola, ma capì che in quel momento la più bisognosa d'aiuto era la sua migliore amica.
Maledetto Malfoy, cosa mai aveva potuto dirle o farle per farla reagire così? Hermione non era una che perdeva le staffe, specialmente sul posto di lavoro.
Attese una decina di minuti per farla calmare un po' e poi si diresse verso il suo ufficio.
Non udì singhiozzi provenire da dentro, ragion per cui si azzardò a tamburellare cauto sulla superficie.
- Hermione....?
- Entra, Harry, entra.

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