Capitolo XLI - Vecchi amici

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- Che facciamo, allora? - propose Hermione, finendo di asciugarsi i capelli.
Draco, che era uscito proprio in quel momento dalla doccia, le sorrise con intenzione e accennò con la testa alla camera da letto.
- Ma basta, assatanato! - ridacchiò, non così tanto scandalizzata.
- Quello che vuoi. Una passeggiata, o andiamo al mare, come ti pare.
Draco la fissava, poggiato allo stipite della porta, seminudo, con le sopracciglia alzate e le braccia incrociate sul petto, un'aria maliziosa e sbarazzina che lo rendeva il più angelico dei diavoletti tentatori. Hermione lo fissò a lungo, con intensità, e l'unica cosa che le venne voglia di fare fu sbatterlo contro la porta e strappargli le mutande, ma si contenne ed invece assunse un sorriso gentile.
Lui le rispose nello stesso modo e si passò una mano tra i capelli.
Le mutande gli stavano proprio male.
- Stavo pensando... sarebbe interessante informarsi sulla storia di Tintagel, non trovi? Cioè, come ha fatto ad averlo Rowena Savile...
- Ma te l'ho detto, non si sa con certezza - rispose lui, finendo di asciugarsi e andando nell'altra stanza per vestirsi. - Comunque se ti va si può fare un salto in biblioteca o al catasto, chi lo sa. Anzi, sei tu che ti occupi dell'ufficio immobili, o quel che è. Con un po' di pazienza hai la possibilità di scartabellare.
- Va bene, vedremo. Senti, io per prima cosa devo procurarmi una bacchetta. Non posso assolutamente st....
Si bloccò, con le mani a mezz'aria tra i capelli e le spalle, fissandosi allo specchio con espressione fulminata.
Così la trovò Draco, riaffacciatosi preoccupato dal silenzio improvviso.
- Hermione....?
Lei si girò piano, sempre con gli occhi sgranati e le braccia tese, il cervello che lavorava a pieno regime.
Rowena. Hermione. Astaroth.
Il documento che lei aveva salvato nel suo ufficio, quello che volevano bruciare....
- ASTAROTH! - urlò d'improvviso, facendolo sobbalzare e schiantare contro la porta mentre si fiondava nella camera da letto e si rivestiva a velocità doppia.
- Granger.... - la chiamò, convinto che avesse perso qualche rotella.
- ... e mi dicevano "lo bruci, signorina, lo bruciamo, non serve più"! A - ha! Ma deve ancora nascere chi mi frega!
- Granger, secondo me c'è ancora qualche effetto collaterale....
- Perchè io lo so, lo so che i documenti antichi sono preziosi! DRACO! ANDIAMO AL MINISTERO!
- Salazar, aiutala - mormorò, assolutamente spiazzato.
- Dai, sistemamela - rise, porgendogli una camicia da uomo che voleva fosse riadattata alle sue dimensioni - dobbiamo correre!
- Ma si può sapere che succede? - disse serio, sistemando l'indumento con un colpo di bacchetta. Hermione glielo strappò di mano e lo indossò con foga, abbottonandolo male, per poi saltellare per tutta la stanza tentando di infilare le scarpe mentre camminava.
- Hermione, che succede!
- Succede che ho sempre ragione! - urlò, attaccandosi al suo braccio. - E adesso andiamo, dai! Andiamo al Ministero!
- Che razza di boriosa....
- Dai! - lo incitò.
A Draco non rimase altro che ruotare su se stesso.

***


Giunsero al Ministero dall'ingresso dei visitatori, dato che l'eccitazione di Hermione non gli aveva nemmeno consentito di razionalizzare quel tanto che bastava per prendere un po' di Polvere Volante ed entrare dai caminetti. La ragazza si precipitò in ascensore correndo nell'Atrium come una bambina impaziente, e mentre quello compiva la sua corsa sbatteva i piedi a terra, trepidante.
- La smetteresti, cortesemente?
Le sue parole non furono nemmeno registrate; appena le porte si aprirono lei scattò in avanti senza salutare nessuno e si precipitò nel suo studio, scartabellando fra i vari faldoni. Draco rimase sulla porta, osservandola darsi da fare a braccia incrociate, per niente intenzionato a collaborare nello scoperchiare il vaso di Pandora; nel frattempo Harry si affacciò e tentò di muovere qualche protesta sostenendo che lei doveva riposarsi e stare tranquilla ma, appena resosi conto della situazione, si zittì e fissò Draco facendo spallucce, come a volergli comunicare di rassegnarsi, che Hermione era fatta così. Draco annuì nello stesso modo, finché il pensiero di aver condiviso un momento di solidarietà maschile con Potter non lo fece allontanare di tre passi, disgustato.
- Eccolo! - esclamò trionfante, appena recuperato un plico di pochi fogli ingialliti. Li depositò con cura sulla scrivania, si fasciò una mano con un fazzoletto e iniziò a sfogliarli delicatamente.
- Ecco cosa? - chiese Harry.
- Non mi pare che tu sia stato invitato, Potter. Sono fatti privati - lo bloccò immediatamente il biondo, infastidito.
- Questo è il mio dipartimento, Malfoy, ho diritto a sapere cosa succede.
- Ma sentitelo..."il mio dipartimento"! Anche il Ministero è tuo? E che mi dici del Regno Unito?
- Se non la smettete immediatamente vi caccio fuori dal mio ufficio! - strillò Hermione, già irritata. - Harry, ho bisogno che prepari una spedizione a Tintagel per domani. Non ci sarà bisogno di troppa gente... bastiamo io, te, Ron e un paio di altre persone se proprio vuoi. Ah, e voglio Luna e Neville. Luna per forza.
- Chi, Paciock? Oh Salazar... - commentò Draco, sconsolato.
- È un ottimo professionista - lo zittì Hermione, perentoria.
- E questa... Luna? Perchè?
- Non ti ricordi la Lovegood? È una naturalista, esperta di ambienti esotici.
- Hermione....? - berciò Harry, sorpreso da quel tono autorevole. - Ma... tu ti devi riprendere, sei stata male e...
- Sto benissimo, tranquillo. Puoi fare quello che ti ho chiesto, per favore? È importante.
- Sissignore - mugugnò appena.
- Cosa? - domandò Hermione, alzando lo sguardo.
- Niente, niente, va bene.
- Dov'è il tuo onorevole coraggio, Potty? Diglielo, che ti rode che comandi lei - lo derise Draco, la soddisfazione stampata in faccia.
- Malfoy se non chiudi quella fogna ti faccio arrestare.
- Esiste ancora il reato di lesa maestà?
- Draco finiscila. Harry, per favore, è una cosa importante.
- Posso sapere almeno in merito a cosa? - chiese Harry, con gli occhi ancora al cielo dopo averla sentita dire "Draco".
- Alla magia di Tintagel, all'oasi e alla creatura magica che ci sono lì sotto. Perciò ho bisogno di Luna e Neville. È magia antica e potente, dev'essere come minimo messa in sicurezza.
- D'accordo, d'accordo. Vado.
- Grazie, Harry - gli sorrise l'amica, lasciando un momento le carte per andare ad abbracciarlo. Con un rapido, fulmineo movimento Draco lo spinse fuori e sigillò la porta.
Hermione rimase per un secondo interdetta, poi scoppiò a ridere al sentire gli improperi di Harry e carpendo le parole "Azkaban", "schifoso" e "vigliacco".
- Davvero, dovrebbe aggiornare il suo repertorio di insulti - commentò Draco, fissandosi le unghie.
- Come sei crudele - gli sussurrò maliziosamente, stampandogli un bacio a fior di labbra. Il ragazzo tentò immediatamente di ghermirla ma lei si sottrasse e si diresse di nuovo verso la scrivania, esaminando i fogli.
- Vieni qui, guarda. Qui c'è praticamente tutto quello che riguarda Astaroth Malfoy e Tintagel!
Rassegnato, Draco le si posizionò alle spalle e si mise a guardare i documenti, confuso.
- Mi sembra impossibile che dei documenti appartenenti ai Malfoy siano andati perduti nel marasma del Ministero. Siamo parecchio attenti e riservati... e poi perché sul faldone c'è scritto solo Astaroth, col nome di battesimo?
Hermione stava per rispondergli che magari Lucius ne sapeva qualcosa, ma si morse la lingua. Aveva promesso di non insistere oltre su quel fronte e d'altronde sapeva che lui se ne rendeva conto perfettamente da solo.
- Guarda. Qui c'è il certificato di morte di Astaroth Malfoy, il 12 novembre 1775.
- Suicidio, quindi.
- A quanto pare sì. Testamento... bla bla bla.... lascia tutti gli averi al fratello, Cainus.
- Mi pare di aver letto un Cainus, sul nostro albero genealogico.
- Poi qui.... guarda! Intestamento di proprietà! "L'antica magione di Tintagel, in Cornovaglia.... a Rowena Mabel Savile, coniugata Black". Atto di matrimonio.... Rowena Mabel Savile ed Oryon Black, 1779. Ecco, guarda! Ecco perchè il castello si tramanda per linea matriarcale. Hanno avuto solo una figlia, Annabelle.
- È assurdo che tutto questo sia contenuto qui... - commentò Draco, stupefatto. - Evidentemente, qualcuno conosceva già la vicenda ed ha raccolto tutto ciò che la riguardava.
- Già, credo anch'io. Allora, vediamo di fare il punto. C'erano due sorelle, Hermione e Rowena. La prima si innamora dello stalliere ma viene data in sposa ad Astaroth Malfoy. Questi, geloso, manda un sicario dai due amanti, che trasforma lo stalliere, ovvero Patrick, in un vampiro. Hermione si suicida per il dolore, e poco dopo lo fa anche Astaroth. Rowena, rimasta unica erede, riceve il castello in eredità e sposa un Black. Giusto?
- Fin qui ci siamo. Ma di chi era il castello? Non lo dice?
- Qui parla semplicemente di eredità. Penso che appartenesse già alla famiglia, ma che magari dovesse spettare alla sorella maggiore. D'altronde, lei non avrebbe realizzato una magia simile in una proprietà altrui, ti pare?
- Infatti. E poi... poi niente, succede qualcosa... quando ero piccolo. Il che spiegherebbe la Passaporta. E poi una sfortunata serie di coincidenze ha chiuso il cerchio.
Hermione si limitò ad annuire, ma in realtà stava morendo dalla curiosità. Fosse stato per lei non avrebbe mai lasciato quel tassello scoperto.
Fece per chiudere il faldone quando l'occhio le cadde su un triangolino di foglio ripiegato che prima non aveva notato. Lo trasse fuori con cautela, lo aprì e tirò il fiato.
Era una lettera scritta a mano, di circa trecento anni prima.


Fratello,
abbandono questo mondo ingrato, spinto dalla gravità del male che ho causato. Ti ho narrato quello che è accaduto, la disgrazia terribile e invincibile che ho attirato sulla nostra famiglia con il mio comportamento imprudente e sconsiderato. Ho causato morte, dolore e distruzione, ho profanato un luogo sacro e dato vita ad un mostro che non avrà pace finché non mi avrà reso simile a lui. La sola cosa rimasta da fare è proteggere te e la tua discendenza, dato che la mia non avrebbe alcuna possibilità di redenzione. Non angustiarti per me, ma tieni sempre a mente le ultime raccomandazioni che ti lascio: non fidarti mai delle creature della notte e mantieni sempre alto e splendente il nostro nome.
Sanctimonia Vincet Semper.*

Astaroth




- Non mi sembra poi tanto pentito - mormorò Draco, assorto. - Più che altro, la sua preoccupazione principale sembra essere proteggere la famiglia.
- Già - si limitò a rispondere Hermione, richiudendo il tutto e restando un attimo in silenzio. Draco le pose le mani sulle spalle e le scostò i capelli, posando le labbra sulla nuca. Solo quel gesto bastò alla ragazza per comprendere che sarebbe arrivata una confessione.
- Mio padre era terrorizzato dai vampiri - sussurrò. Lei annuì e si girò per abbracciarlo, posandogli l'orecchio sul cuore. Non si scambiarono più una parola, ma forse, comprese, dentro Draco era scattato qualcosa di più forte della paura.

***


Uscendo, Hermione si fermò un attimo nell'ufficio di Harry per spiegargli le cose e sistemare gli ultimi dettagli; Draco, ostile, rimase sulla porta a braccia conserte, fissando Harry solo per il gusto di infastidirlo.
Quando qualcuno gli si mise accanto e bussò sullo stipite lo degnò di un'occhiata rapida; non appena il messaggio sensoriale giunse al cervello, però, la sorpresa fu talmente tanta che lo portò suo malgrado a sobbalzare e a portare la mano alla bacchetta.
- Ah, buonasera, Zabini - salutò Harry, cordiale.
Hermione si voltò e rimase anch'ella stupita, seppur in modo diverso: non lo vedeva da parecchi anni e lo trovò cambiato e, inutile negarlo, incredibilmente bello. Alto, possente e fiero, dagli occhi grandi e profondi e la sicurezza di chi occupa lo spazio in cui si trova senza il minimo disagio. Le dedicò un sorriso affascinante e le si avvicinò per stringerle la mano.
- Hermione, lui è l'Ammazzaspettri.
- Oh! - modulò lei, sorpresa. - Beh... - riprese, stringendogli la mano con vigore. - Grazie, veramente. Non.... non so cos'altro dire.
- Niente... Hermione, posso vero? Niente, Hermione. Dovere - rispose, sorridendole in un modo che la fece arrossire senza sapere bene perché.
Il finto colpo di tosse di Draco la fece riscuotere, vagamente in colpa. Zabini, divertito, sollevò le sopracciglia e si voltò lentamente verso il torvissimo e agguerrito soggetto.
- Malfoy! Ma quale piacere. Sempre al top, vero, vecchio mio?
- Ci puoi scommettere, Zabini. Sempre.
Blaise spostò lo sguardo da lui a lei più volte, come facendo un collegamento mentale, e poi sorrise quasi maliziosamente, annuendo.
- Passano gli anni, ma certe cose non cambiano, a quanto pare.
- Sacrosanta verità - rispose Draco, lapidario.
- Giochi ancora sporco, Malfoy?
L'interpellato sembrò quasi stupito ma riprese immediatamente la sua maschera impassibile.
- Quando serve.
- E adesso servirebbe?
- Affatto.
- Sembri molto sicuro di te. Ora.
- Lo ero anche allora. Ma sai com'è, non si sfida la sorte.
- Non si sfida, ma ci si affida.
- Brucia ancora, Zabini? Non sai perdere come un vero uomo, a quanto pare.
- Forse. Ma penso che sia peggio non saper vincere come un vero uomo.
- Scusate... - si intromise Hermione, confusa da quel botta e risposta.
- Signori, vi prego, perdonate la scortesia - si inchinò Zabini, divertito. - Screzi di gioventù tra due vecchi amici. Hermione, è stato un vero piacere rivederti - concluse, sfiorandole appena la mano con le labbra. - Lo stesso vale per te, Malfoy. Sempre in gamba, eh? - gli disse mellifluo, assestandogli una poderosa pacca sulla spalla. Senza aspettare la sua risposta uscì dall'ufficio e li lasciò tutti e tre a fissarsi l'un l'altro, confusi. Hermione aprì bocca, ma lo sguardo assassino di Draco le fece intendere che quella volta non l'avrebbe spuntata. Decise di lasciar perdere: in fondo non era così importante.
- Bene, ehm... Harry, io devo correre da Olivander. Ci vediamo domani, allora? Alle dieci nell'Atrium?
- Perfetto. Malfoy....
- Potter - sentenziò, più come uno sputo che come un saluto. Afferrò Hermione per il gomito e la trascinò via, brusco. Subito dopo la sua presa si ingentilì, ma lei non riuscì a farsi mollare nemmeno per un secondo, intanto che si dirigevano verso Diagon Alley.

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*Sanctimonia Vincet Semper è la scritta posta sullo stemma di famiglia dei Malfoy, e significa "la purezza vincerà sempre".

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