Capitolo 79 : Solo affetto

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C'era solo lui. Fra il caos, le grida, le mani che mi strattonavano. C'era solo lui. Il suo viso sotto le mie dita. I suoi zigomi sotto le mie nocche. Lo colpivo, sfogando la mia rabbia. Un pugno per ogni parola scoccata. Un pugno per ogni stronzata detta. Un pugno per come mi aveva dipinta. Non sarei stata soltanto la dannata ciliegina marcia, avrei fatto di più. Sarei stata una fottuta spina nel fianco, uncinata per giunta. Lo odiavo. Percepivo l'amputazione irradiarmi di dolore, ma non mi bastava, non mi importava. Volevo che lo sentisse, volevo che anche lui soffrisse. Non era giusto, il dolore non doveva essere solo il mio. I suoi occhi vitrei mi facevano ribollire il sangue. Restava immobile ad incassare i pugni senza muovere un muscolo, senza schiudere le labbra. Mi fissava, fra un colpo e l'altro. Mi fissava e il risentimento cresceva.

-Sei un vigliacco. - inveii, afferrandolo per il colletto della camicia - Perché non mi colpisci, perché non mi fermi?

Il sopracciglio destro perdeva sangue. Un rivolo cremisi scivolò su di lui, percorrendo lo zigomo fino al mento.

-Sai solo dare la colpa agli altri, ma sei lo stronzo più grande qui. Un bastardo, questo sei, un bastardo che non sa assumersi le proprie responsabilità.

Gli mollai l'ultimo pugno. Non perché avessi voluto smettere. Avevo ancora tanto altro da dare, tanto altro da dire. Ma delle braccia possenti mi sollevarono, separandomi dal corpo menomato dell'arciere. Il suo sguardo mi seguì. Continuò a seguirmi nel suo mutismo. Glenn corse ad alzarlo, mentre io ero bloccata dalla stretta di Abraham, ed il suo sguardo era sempre lì. Un punto fisso.

-Ne vuoi ancora, eh? - gridai sfinita - Non ti sono bastati?

Cercavo di divincolarmi, ma Abe sapeva bene come immobilizzare una persona per renderla innocua. La sua presa era perfetta. Nonostante l'alcool in corpo, sapeva come essere lucido nei momenti necessari. Rick mi si parò davanti, sperando di catturare la mia attenzione, mentre con una mano gesticolava per far allontanare Daryl.

-Ehi ehi Kendra, guardami. - la voce rauca dello sceriffo mi infastidì - Datti una calmata adesso.

Lo ignorai, squadrando a mia volta Daryl che veniva scortato al bagno del piano superiore. Denise seguì il coreano, mentre il suono dei rigurgiti di Rosita impregnarono la stanza, confondendomi. Solo in quel momento mi accorsi della sua assenza. Tara era davanti la porta del piccolo wc, occupata più a trattenere la nausea che ad aiutare l'amica. Non so come, ma fra le voci di Michonne, fra il volto di Rick, fra il vomito della ispanica, in qualche modo riassunsi il senno. Tutto tornò ad essere più o meno focalizzato.

-Chiudete il becco, mi state rintronando. - fiatai scocciata - Puoi anche mollarmi, Abe.

Il rosso allargò le braccia e i miei piedi tornarono a toccare il pavimento. Un senso di inadeguatezza mi investì, ma non ci badai. Ero più concentrata sul sangue fra le mie dita.

-Stai bene?

La domanda di Rick rimase senza risposta.

-Cavolo, lo hai menato di brutto.

L'espressione incredula di Michonne mi fece rivivere quei minuti. Sentivo ancora sui palmi la sua pelle.

-Incredibile, questa festa ha avuto pure una rissa. - ridacchiò Abraham, grattandosi la nuca.

Jesus si sbracciò, sperando di distogliere l'attenzione degli altri presenti dalla sottoscritta.

Una nuova vita || The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora