Capitolo 57 : Questione di priorità

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Quei palloncini verdi speranza accesero in me un più potente desiderio di farcela, di debellare ogni fottuto vagante dalle nostre case. Mi voltai, cercando di capire da dove fossero stati lasciati prendere il volo, notando aggrappati ad un grosso albero appena fuori le mura, Enid e Glenn. Era vivo, era tornato. Ce l'aveva fatta. Il legno su cui era poggiato Maggie vibrò. Stava per crollare. Dovevamo agire in fretta. Afferrai per le spalle Eugene, fissandolo negli occhi. Gli indicai Glenn, sollecitandolo di raggiungerlo. Avrebbero potuto ripararsi in chiesa e recuperare alcune armi che avevamo nascosto nel pavimento di questa. Feci cenno allo scienziato che io avrei pensato a Maggie e che ci saremmo trovati dopo alle auto. Parlavamo a gesti, muti nella parola. Il piano non era dei migliori, ma tutto sommato poteva andare. Schiaffeggiai delicatamente la guancia a Eugene, come per dargli la carica. Era arrivato pure il suo momento per farsi notare, per mostrarsi utile. Sapevo che non avrebbe potuto deludermi. Annuì ed iniziò il cammino verso l'asiatico e la ragazza. Nel frattempo, afferrai il machete e mi diressi verso Maggie. Trapassai il cranio ad un putrido a me vicino. Lo sviscerai. Rinfoderando la lama, avanzai con le mani colme delle sue budella. Entrai nella mischia di vaganti, allungando anch'io le braccia in alto. Mi misi in punta di piedi, in modo tale da essere leggermente rialzata rispetto a loro. Così facendo, Maggie non sarebbe stata graffiata dai loro artigli. Afferrò il pacco di intestino ed organi marci, imbrattandosi alla rinfusa. Scivolai via dalla calca e con un rametto trovato a terra, cominciai a camminare all'indietro molto lentamente, facendo sbattere il pezzo di legno contro la parete ondulata della lamina. Il rumore attirò i vaganti, i quali abbandonarono la postazione di Maggie per seguire il mio suono. Continuai, permettendo alla donna di scendere e di confondersi poi fra il loro odore. A quel punto, non mi restava che correre. Oramai mi avevano scoperta, ma Maggie sparò col fucile, facendo saltare anche la propria copertura. Presi la pistola fra le mani ed iniziai a scattare fra loro, scansando quelle fauci spalancate. Agguantai Maggie per un braccio, trascinandola via con me.

-Perché cavolo hai sparato? - ammonii.

-Per farti scappare. - disse con fiato spezzato.

-La priorità eri tu. - brontolai scocciata, cercando con gli occhi un riparo.

Correvamo senza meta, quasi tutte le case che incrociavamo erano state conquistate dall'orda. Non volevo allontanarmi troppo dalle vetture, perciò corsi comunque in quella direzione. Ci buttammo a sinistra, in una villetta dove i vaganti stavano già pasteggiando. Riuscimmo a chiuderci nel salotto, spostando divano e poltrona per bloccare la porta. Ci sedemmo a terra per riprendere fiato. Crollai, sdraiandomi sul tappeto. Avevo il fiato corto e la morfina aveva ormai finito il proprio effetto. Non volevo toccarmi la ferita con quelle dita infette e sporche del loro sangue, ma a giudicare dalla macchia rossa accesa che risaltava sulle altre, qualche altro punto doveva essere saltato. Maggie notò che stavo sanguinando e si pulì le mani ad una tenda color crema. Mi sollevò la maglia, controllando la lesione. Strappò via la tenda dalla seconda finestra, ricavando delle garze da potermi legare in vita per fermare la fuoriuscita di linfa scarlatta. La lasciai fare, concentrandomi sul soffitto. Udivo i loro goffi passi.

-Grazie. - sussurrò, finendo la medicazione.

Sollevai il busto, sedendomi con la schiena contro il tavolino da caffè.

-Non devi ringraziarmi, sei come una sorella per me.

Abbozzò un sorriso.

-Avresti potuto farti ammazzare per salvarmi. - osservò - Ti devo ringraziare eccome.

Respirai, cercando di inspirare ed espirare ad intervalli precisi. Dovevo riuscire ad eludere il dolore.

-Parliamoci chiaro, se io fossi morta non avrebbe avuto importanza. La priorità era metterti in salvo.

Una nuova vita || The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora