Capitolo 67 : Luna di miele

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Quella fastidiosissima pioggia, finalmente, era cessata. L'auto sfrecciava di strada in strada. Ogni qual volta che un posto ci sembrava adatto per Daryl, scendevamo dalla macchina in esplorazione. Per il momento continuavamo a fare cilecca, ma almeno il bagagliaio si stava riempiendo di scorte di ogni qual genere. Era già pomeriggio inoltrato e la fobia di non trovarlo si stava insinuando in noi sempre più profondamente. Di tracce, anche se Dixon le avesse lasciate, la tempesta lo aveva gentilmente aiutato, cancellando anche la più minuscola possibilità di rintracciarlo facilmente. Aaron starnutì, per l'ennesima volta. Mi sentivo leggermente in colpa. Anch'io non ero sana al cento per cento, già avevo cominciato a percepire un cambio di temperatura. Probabilmente stavo covando una bella ed entusiasmante influenza. Cercai di nascondere un sorriso, sebbene mi risultasse difficile non ridere a ogni suo starnuto. Ad un tratto, scorsi fra le fronde in lontananza quella che mi parve la silhouette di una casetta diroccata. Posai all'istante una mano sulla spalla dell'uomo alla guida.

-Accosta qua. - esclamai speranzosa.

Decelerò fino a spegnere del tutto il motore. Si sporse per osservare meglio il punto che stavo indicando. Il tratto era completamente melmoso. I miei anfibi mi sarebbero stati utili per l'ennesima occasione. Scendemmo, tradendo entrambi la sconfitta nei nostri occhi. Zaino in spalla e ci inoltrammo. Le scarpe affondavano in quella poltiglia inconsistente, trasformando la nostra camminata in uno sforzo fisico affatto desiderato.

-Questo raffreddore mi sta uccidendo. - parlò, con voce nasale.

Smorzai il sorriso in una smorfia.

-Questa sarà la volta buona. - tentai di rassicurarlo.

Non saprei ben spiegarvi il motivo, ma sentivo in me già crescere un senso di inadeguatezza, di rancore ecc., come se avessi già di fronte l'arciere.

-Lo spero. - sospirò - Non possiamo rischiare di andare avanti. Abbiamo la giusta benzina precisa per tornare ad Alexandria.

Annuii. Ero d'accordo, anzi, eravamo già stati fortunati ad aver trovato lungo la strada una macchina con ancora del carburante. Osservavo i rami intrecciarsi fra loro, donandoci ombra ed aria fresca, quand'ecco che percepii qualcosa di diverso sotto la scarpa. Alzai d'istinto il piede, notando una mascella spappolata. Feci qualche passo indietro, scorgendo Aaron guardarsi attorno. Il terreno brulicava di vaganti morti. Mi accucciai su ogni cadavere, esaminandone le ferite mortali. La maggior parte dei putridi aveva un preciso foro in testa, altri invece erano stati smembrati o affettati. A giudicare dalla profondità delle lesioni, ipotizzai che fosse stato usato un pugnale. I fori spuntavano anche all'altro lato della testa, ma non avevano sparso materiale organico a giro. Non erano state utilizzate armi da fuoco.

-È opera di Daryl. - constatai - Nessun proiettile nei dintorni o incastrato nel cranio.

Aaron si alzò, reggendosi ad un albero vicino.

-Sono stati sicuramente uccisi con dei dardi. - affermò, prima di soffiarsi il naso - Speriamo che sia ancora in casa.

Poteva già essersi spostato, ma pregavo con tutta me stessa che quello scemo fosse rimasto all'interno dell'abitazione. Magari era stanco od aveva bevuto. Qualsiasi cosa mi andava bene, purché fosse lì. Scansammo i vaganti appassiti e seguimmo il sentiero in silenzio. La suspense era tangibile. Non volevo illudermi, ma avevo bisogno di crederci. Non appena ci fu visibile la casa color crema nella sua totalità, esultai. Vicino ai gradini di questa era presente la moto tanto amata da Daryl. Lui era qui. Lo avevamo trovato. Aaron posò le dita sulle labbra, indicandomi di fare silenzio. Mi ricomposi. In quella dimora poteva esserci anche altra gente. Era possibile che qualcuno avesse incrociato l'arciere, privandolo della motocicletta e della balestra. Oppure Daryl era prigioniero di qualche gruppetto malintenzionato. Il rossiccio mi fece segno che avrebbe controllato il perimetro, mentre io gli indicai la casa con un cenno della testa. Annuimmo ed ognuno svolse il proprio ruolo. Strinsi fra le dita la Glock e controllai l'interno della struttura prima dall'esterno, affacciandomi alle finestre. Sembrava sgombra. La porta era bloccata in qualche modo, ma non pareva chiusa a chiave. Riaffacciandomi al vetro sulla sinistra, notai una sedia di legno incastrata alla maniglia. Ottimo. Presi il bowie, sforzando la cornice della finestra, finché questa non si sollevò. Era parecchio dura, il legno si era gonfiato a causa del calore e della manutenzione mancata, perciò fu faticoso farla scorrere in alto. Scivolai all'interno del soggiorno, facendo attenzione a non pestare soprammobili e scatolette. C'era il caos, ma a giudicare dagli strati di polvere su alcuni oggetti, era in questo stato da molto tempo. Chiunque si fosse imbattuto in questo cottage, lo aveva razziato del tutto. I mobili della cucina erano tutti aperti. Molte mensole o sportelli erano addirittura a terra. Notai il divano completamente sformato e distrutto. Ma non c'era polvere sulla sua superficie. Era stato scosso. Qualcuno ci aveva dormito. Continuai ad esaminare la casa quasi fossi una spia in missione. Al piano di sopra le porte erano tutte spalancate tranne una. Feci girare il pomello con lentezza e poi scattai all'interno, pronta per sparare, ma un odore nauseabondo mi obbligò a portare un braccio sul volto, impedendomi di svenire a quel sentore marcio. Su un grande letto matrimoniale erano presenti quattro cadaveri, presumibilmente marito, moglie e figli. L'uomo, quello dalla stazza maggiore, teneva un fucile addosso. Un suicidio. Aveva ucciso i propri cari e poi si era tolto la vita. Sulla parete era stata affissa una frase con del sangue ormai secco : Dio perdonaci. Richiusi la porta all'istante, tossendo e sputando sul pavimento del pianerottolo. Lo stato di decomposizione era molto elevato. Mosche e vermi non mancavano. Tornai giù, sperando che il mio cervello non mi riproponesse un'immagine del genere in un sogno. Aprii la porta che dava sul retro. Vi erano delle orme nel fango. Tutte dello stesso tipo di scarpe. Quindi, c'era solo una persona. Speravo si trattasse di quello stronzo.

Una nuova vita || The Walking DeadWhere stories live. Discover now