Capitolo 18 : Inchiostro

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Se mi avessero detto che avrei dovuto camminare così tanto, mi sarei impegnata a fare palestra. Invece negli ultimi mesi in cui ero stata a casa, dopo alcune missioni con l'esercito, avevo deciso di fondermi col divano. Inutili le incitazioni da parte di mio padre, inutili quei bei pomeriggi, inutile l'abbigliamento da jogging che avevo nell'armadio. Ed ora ne pagavo le conseguenze. Un crampo mi fece irrigidire la gamba, obbligandomi a rallentare fino a fermarmi. Misi in tensione il piede, in modo da sciogliere quella contrazione tanto dolorosa quanto fastidiosa. Daryl si fermò, scrutandomi. Avevamo fatto ritorno al gruppo, il quale si era offerto una pausa. Breve per i miei gusti. Adesso ci trovavamo nuovamente in cammino, su questi dannati binari. Nel frattempo si era fatta sera e fortunatamente l'aria era fresca. I muscoli si rilassarono lentamente, procurandomi del sollievo. Guardai Daryl e tornammo a camminare. Ci trovavamo in fondo alla fila, in modo da potercela svignare più facilmente quando si sarebbero occupati delle prede. Non avevamo più parlato dopo quell'abbraccio, come se avessimo deciso di prenderci del tempo per riflettere. Non mi odiava, ma si sentiva giustamente ferito. Ed io non lo odiavo, ma mi sentivo giustamente aggredita. Il borsone con le mie armi dondolava fra le sue mani. Mi sentivo nuda senza i miei effetti, ma entro poco me ne sarei nuovamente appropriata. A quanto diceva Joe eravamo vicini, non doveva mancare molto. Li avremmo sicuramente raggiunti quanto sarebbe calata la notte, questi dovevano pur riposare. La camicia emanava un nuovo profumo ormai, all'odore di Daryl si era unito anche il mio. Speravo di incontrare qualche macchina o qualche casa ricca di abiti, giusto per fare un cambio. Spostai i riccioli di lato, tutti su una spalla, in modo che il venticello fresco mi passasse sul collo. Una goduria. Tornai a guardare Daryl e dissi la prima cosa che mi venne in mente.

-Ascolta, abbiamo iniziato col piede sbagliato. Che ne dici di ripartire da zero? – domandai sorridente, sperando che ciò bastasse per fargli dire di sì.

Mi guardò incerto, poi sbuffò. Non era proprio una risposta, ma lo presi come un okay.

-Mh, allora.. Kendra Moore, venticinque anni. Mia madre si è ammalata allo scoppio dell'epidemia ed ha morso mio padre. Sono scappata con mia sorella di dieci anni e siamo giunte ad Atlanta. Ho incontrato un gruppo e ci siamo unite a loro. Per un po' le cose sono andate bene.. poi un'orda ha raggiunto il nostro campo e siamo state costrette a fuggire. Dopo un mese circa, mia sorella è morta. Philip mi ha salvata e il resto lo conosci.

-Per questo hai tentato il suicidio? – domandò privo di tatto – L'hai fatto dopo che è morta tua sorella, giusto?

Osservai la fascia e poi il suo volto.

-Ho visto la cicatrice quando ti ho liberato i polsi.. – ammise, guardando avanti a sé.

Ero riuscita a raccontargli la mia vita in nemmeno un minuto, sputando quei ricordi senza prendere fiato. Ero riuscita a fare qualcosa che mi avrebbe richiesto anni da un'analista. Ma la soddisfazione si era volatilizzata all'istante con quella domanda tanto amara.

-Lasciamo le domande alla fine, che ne dici? – proposi.

-Mmmh..-

Sempre di molte parole. Sospirai, felice di aver evitato tale argomento, anche se egli aveva già capito benissimo, il mio silenzio era stato più efficace di qualsiasi possibile parola. Un puntino rosso al lato del binario catturò la mia attenzione. Mi accucciai per spostare quei fili d'erba e vidi una fragolina selvatica. Il mio frutto preferito. Già assaporavo sulle labbra quel dolce succo, quand'ecco che una mano strappò via quella fragola.

-Rivendicata.

Sempre cucciata, alzai lo sguardo in tempo per vedere Daryl gustarsi quella perla deliziosa. Tornai in piedi a braccia conserte, odiandolo con ogni singola parte di me. Mi fece un sorrisino e riprese a camminare come se niente fosse. Rimasi un poco interdetta dal suo gesto, l'aveva fatto giusto per dispetto. Ma fin tanto che mi considerava, andava bene. Poco importava se facesse lo stronzo o meno, mi bastava averlo al mio fianco. Mi faceva sentire meno sola. Accelerai il passo per raggiungerlo, stupendomi del fatto che avesse sorriso.

Una nuova vita || The Walking DeadWhere stories live. Discover now