【 ten 】

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E fu così che superai le settemila e mezzo.
Signore e signori, siete autorizzati a prendere i forconi.

Uno dei principali effetti collaterali della febbre è il mal di testa, quello incessante che ti dà la sensazione di avere un palloncino pieno di piombo fuso al posto del cervello. Ti fa sentire la testa pesante e sonnolenta, facendotela quasi ricadere su una spalla a mo' di pupazzo, impedendoti di fare un solo passo senza un minimo di nausea o vertigini. Insomma, quel tipo di mal di testa quasi totalizzante, che non ti fa fare nulla se non dormire profondamente in uno stato di semi incoscienza, non lasciandoti neanche formulare frasi di senso compiuto quali , no, il bordino mi fa cagare e soprattutto che dovrebbe anche impedirti di immaginare qualcosa o anche solo di mettere due parole una dietro l'altra a livello di pensiero.

Ecco. Questo a Frank proprio non succedeva. Il ragazzo si rigirò sotto le soffici coperte, pressando la fronte bollente contro il cuscino in un disperato tentativo di offuscare la luce che veniva da fuori, senza neanche sognarsi di muovere un muscolo. Era mattina presto, ma la notte non aveva dormito per niente ed era tutto stanco e indolenzito.
Nonostante la testa sul punto di esplodere (sospettava che il cervello gli si stesse gonfiando a tal punto da condurlo a ciò, a causa del calore febbrile) i neuroni gli facevano rivivere a manetta la scena all'esposizione nella scuola d'arte, e se da un lato gli potesse far piacere ricordare un momento così pieno d'emozioni poi gli veniva in mente che Gerard si era staccato improvvisamente e senza fornirgli spiegazioni si era dileguato, lasciandolo solo e confuso sotto le prime gocce d'acqua che in pochi minuti erano diventate una pioggia scrosciante. Gente che correva di qua e di là a ripararsi sotto i tendoni bianchi messi come protezione per le opere urlando o ridendo, e Frank che invece rimaneva impalato lì, capace di pensare solamente alle labbra di Gerard sopra le sue fino a pochi minuti prima.
Bella merda, insomma. Che poi aveva tanta voglia di alzare una mano e di toccarle, quelle labbra che Gerard gli aveva baciato, ma figurarsi se la febbre gli potesse concedere un minuto di tregua per trovare la forza necessaria a muovere il braccio. E poi ricominciava tutto e gli faceva ancora più male la testa per quello sforzo involontario neanche apprezzato, che se uno scultore avesse deciso di ficcargli uno scalpello tra i due emisferi celebrali gli avrebbe fatto meno male, dal punto di vista tanto emotivo quanto fisico.

Si sentiva veramente confuso. Baciare Gerard era stata una boccata d'aria fresca, era stato un colpo di defibrillatore ad un morente. Gli era piaciuto da impazzire, inutile nasconderlo, non riusciva neanche a ricordare una volta in cui avesse provato qualcosa di simile, simile ad un battito profondo di benessere che si sprigionava dal cuore in tutte le arterie, alimentando tutte le sue cellule di quel sentimento. Tuttavia, se ci ragionava sopra, giungeva alla conclusione che Gerard fosse il suo psicologo, con quattro anni di differenza di età e -piccolo particolare- fosse già fidanzato. E che lui, la fortunata, la conoscesse pure.
E per quanto provasse a scervellarsi con i tre neuroni non affetti dalla febbre fino a farsi tornare il mal di testa per i ricordi eccetera eccetera non riusciva proprio a capire. Insomma, il giorno prima Gerard andava a prendere la sua ragazza davanti ai suoi occhi, gliela presentava come la sua anima gemella e la baciava. E il giorno dopo baciava lui, e prima di baciarlo lo guardava in quel modo, come si ammira una statua dell'epoca classica cercando una minima imperfezione, un colpo in più di scalpello o una curva fatta male, per poi giungere alla soluzione che quella che si sta esaminando è una scultura pura e perfetta, e si sa già di amarla. Frank non voleva che quello fosse lo stesso modo in cui veniva guardata Lindsey. Lui non voleva sguardi riciclati, non da quegli occhi. Eppure c'era stata una particolare sincerità e spontaneità nel guardarlo, appena prima di poggiare le labbra sulle sue...
Non riusciva a venirne a capo. Era stato bello, ma c'erano tre piccole pecche: se ci pensava attentamente quello era stato il suo primo bacio, senza contare quale bacetto innocente dato all'asilo. E insomma, non era stato male. Però, punto numero due, non avrebbe mai pensato di poter dare il suo primo bacio ad un ragazzo, per giunta ad un tipo come Gerard. Certo, non si era mai fatto un esame di coscienza per quanto riguardasse la sua sessualità, ma dopo aver baciato un ragazzo in un modo tanto intenso forse sarebbe stato il caso di farsela qualche domanda. Terzo, si era andato a scegliere un ragazzo fidanzato. E questo diceva tutto, la ciliegina sulla torta.
Apparentemente e logicamente non aveva senso, ma si sa, il cuore segue tutte le sue regole.

dear psychologist 【 frerard 】Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora