【 five 】

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«Ciao tesoro.» lo salutò la madre mentre lui apriva la portiera e si accomodava sul sedile posteriore. La donna continuò a guardarlo tramite lo specchietto retrovisore, accennando un sorriso.
«Cosa succede?» Frank andò subito al sodo. Non gli piaceva rimanere all'oscuro dei fatti, e dato che sua madre si trovava lì, qualcosa doveva essere successo.
«Oh no, nulla.» replicò lei con un sorrisetto, suscitando la frustrazione del ragazzo. Linda accese la macchina e, tamburellando con le dita sul volante, fece manovra e si inserì nella corsia, facendo il percorso che Frank riconobbe essere quello di casa.
Be', di certo la sua guida era molto più confortevole di quella di Gerard.
Sua madre continuava a canticchiare un motivetto allegro lungo la sua strada, aumentando inconsciamente la rabbia di Frank: insomma, da dove cavolo le veniva tutta quella allegria?

Quando finalmente sua madre parcheggiò la macchina di fronte casa, per poco Frank non scattò di fuori come una molla. Si trattenne e scese con cautela dalla macchina, onde evitare strane congetture della donna. Tuttavia, girandosi verso la casa, non poté fare a meno di notare la luce emanata da una finestra. Il ragazzo assunse un'espressione corrucciata, pensando alla causa di quella dimenticanza. Vide la madre incamminarsi verso la porta e così la imitò, seguendo i suoi passi nel piccolo vialetto d'accesso; la donna si fermò per estrarre le chiavi di casa e far scattare la serratura con un solo giro, per poi farsi da parte come se invitasse Frank ad entrare per primo.
Non gli piaceva quel giochetto, proprio per niente, ma decise comunque di darle corda ed entrare. Appena dentro al corridoio gli parve di sentire dei rumori, come di una conversazione. Mano a mano che si avvicinava al salotto aumentava la luminosità e questo chiacchiericcio aumentava di volume ed assumeva un non so che di robotico; probabilmente era qualcosa ascoltato alla radio. Frank prese un respiro ed entrò nel salotto, guardandosi intorno e smettendo di respirare per la sorpresa quando lo vide.

Era seduto sul divano, con ancora la divisa militare indosso e la placchetta al collo; la testa, rasata al taglio dei militari, si muoveva leggermente seguendo il ritmo della musica della radio. Tuttavia, quando si accorse di Frank, il suo viso si illuminò in un sorriso e si sporse per girare la manopola della radio, così spegnendola.
«Allora? Vieni qua a salutare il tuo vecchio.» esordì Anthony Iero, alzandosi dal divano ed andando incontro al figlio.
Frank era sinceramente sorpreso e, sotto sotto, anche contento. Quando la madre gli aveva parlato di un possibile ritorno del padre di certo non si sarebbe aspettato qualcosa di così tempestivo.
Gli piaceva suo padre, in fondo. Condividevano la passione per la musica (Anthony nel tempo libero suonava pure) e nonostante avessero passato non molto tempo insieme, a causa del lavoro di lui, i ricordi che aveva erano quasi tutti felici.

«Allora, come va?» chiese, dando una pacca sulla spalla del figlio. Tanto per la forza militare del padre quanto per la sua esile corporatura Frank vacillò al tocco. Anthony soffocò una risata. «Ne hai ancora di strada da fare.»
«Non mi aspettavo di rivederti così presto.» ammise, seguendo il padre in corridoio.
«Piccola sorpresa; dato che l'ultima missione è andata particolarmente bene, mi hanno concesso un paio di giorni supplementari.» l'uomo aprì la porta della cucina, rivelando che il regno di Linda era crollato nel caos: il lavandino era stracolmo di posate e pentolini, sui fornelli c'era un'orgia di utensili e varie macchie di cibo imbrattavano quasi tutte le superfici.
Sembrava come la stravagante vendetta di un frigorifero particolarmente irascibile.
A spiccare era il tavolo tirato a lucido, con tanto di (orribile) servizio da tè di porcellana, un gentile regalo della zia Lauren, ed una crostata di mirtilli ancora tiepida; sua madre stava versando del caffè nelle tazzine, e sorrise al vedere i due varcare la soglia. Anche la ditata di crema sulla sua guancia sorrise.
«Non mi avevano avvertito che avrei dovuto affrontare una sommossa pure a casa.» commentò il padre, sedendosi a tavola. Incline all'ironia, era solito fare delle battute del genere. Frank segretamente desiderava averla ereditata, pensava che il sarcasmo fosse un ottimo sistema di difesa.
«Oh, sta zitto.» gli rispose affettuosamente Linda, mettendo nei loro piatti una fetta di crostata. Prima ancora di assaggiarla Frank prese la sua tazzina (dipinta a mano con oche con buffi cappelli di paglia in testa) e soffiò sul suo caffè.

dear psychologist 【 frerard 】Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora