【 eight 】

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Frank si tolse le mani dal viso, le lacrime che ancora continuavano a scorrergli lungo le guance pallide. Con le mani bagnate ed il respiro corto voltò il viso.
Gerard si era chinato ed ora lo stava abbracciando, stringendolo con una presa rassicurante. Da quell'angolazione non riusciva a vedergli la faccia, non capiva se sorridesse o meno, ma sentiva alcune serici ciocche rosse sfregarli il collo.
Nel suo petto si fece strada una sensazione come d'abbandono, quindi chiuse gli occhi girandosi del tutto e si lasciò andare a quell'abbraccio, affondando la fronte nella spalla di Gerard e poggiandogli le mani sulla schiena, aprendo bene i palmi per stringerlo un po' di più; Frank non riuscì a soffocare un singhiozzo, che fece trasalire entrambi. Il più piccolo si aggrappò alla schiena di Gerard come fosse un'ancora. Ti prego. Chiedeva senza proferire parola. Ti prego Gerard, tirami fuori di qui.
L'altro rispose alla stretta e gli carezzò con fare rassicurante la schiena, come se potesse ascoltare i suoi pensieri. Le guance umide gli si stavano asciugando sulla maglietta a strisce del ragazzo. Frank, grato, pensò che avesse un buon profumo. E pensò anche che fosse bello sentirsi protetti da quelle sue braccia, sapere che ci fosse qualcuno disposto a soffiargli via le bollicine dell'acqua ossigenata se fosse caduto e si fosse sbucciato. Si sentiva ancora più minuto di quanto fosse, ma per la prima volta in vita sua non era una sensazione spiacevole.
«Ora va un po' meglio?» la voce del rosso si propagò anche nel petto di Frank, provocandogli un leggero solletico. Lui annuì, chiudendo gli occhi. Si sentiva confortato e rilassato, avrebbe voluto morirci in quell'abbraccio. «Ora come ora, la cosa migliore è lasciar perdere per un po'.» proseguì lui. «Ricorda che i tuoi genitori non sanno che tu li hai sentiti parlare. Aspetta un momento buono e prova a parlarne con loro. Mantieni la calma e sii sicuro di te. Discuti assieme a loro di questa faccenda e fai valere le tue opinioni, sono sicuro che ascolteranno anche te.»
«Grazie.» mormorò Frank con voce fragile e sottile come carta velina. Gerard allentò la presa e si scostò quel poco che bastava per guardare il ragazzo in viso, il quale provò un'improvvisa nostalgia della morbida maglietta di Gerard che gli aveva assorbito le lacrime. Lui però sorrideva, a tratti i capelli rossi gli ombreggiavano gli occhi verdi che brillavano. Frank gli intimò col pensiero di non guardarlo, ché probabilmente aveva la faccia stravolta, gli occhi rossi e le guance paffute come gli succedeva sempre quando finiva di piangere, ma Gerard fece tutto il contrario e fece scorrere lentamente lo sguardo su Frank, il quale provò un brivido, come se gli avesse fatto scorrere un pezzo di ghiaccio addosso. E invece l'abbraccio di poco prima era stato così caldo.
«E di che?» replicò l'altro. Le sue labbra erano ancora socchiuse, come se volesse aggiungere qualcosa, ma in quel momento i suoi occhi verdi scivolarono su quelli resi lucidi dal pianto di Frank, incastrandosi gli uni negli altri. Quello percepì come uno scatto, una leggera scintilla di elettricità statica scattare tra di loro e il mondo divenne un attimo un cumulo silenzioso di terra, da cui riusciva a sentire solo il suo battito cardiaco. La stanza, i quadri, Jamia, la sua famiglia, le luci insistenti, Bob lo sfasciacarrozze, Pansy, il mal di testa - nulla di tutto questo c'era più, era uno strato di cenere soffiato via, che ora scopriva le braci ardenti. Il suo stomaco si svuotò, attorcigliandosi, e percepì in terza persona il suo viso venire attratto di pochi millimetri in avanti, gesto che stava compiendo lievemente ance il ragazzo davanti a lui. Ma la scintilla si spense, e repentinamente Gerard trasalì ed abbassò in fretta il viso, cosa che fece apparire una ruga di preoccupazione sulla fronte del moro, ancora succube di quello strano contatto visivo. La sua realtà tornò col peso di prima, schiacciandolo ancia di più a causa di quell'attimo di libertà avuto. «Gerard...»
«Tranquillo.» il maggiore lo interruppe scuotendo leggermente la testa chinata, le mani che scivolavano lentamente dalle spalle alle braccia di Frank, per poi lasciare anche il tocco dalle sue mani. «Solo... Ricordati di quello che ti ho detto, va bene?»
E Frank, ancora inebetito dalle troppe emozioni che lo avevano investito in poche ore, annuì. Eppure ne era sicuro, poco prima di abbassare il viso le guance di Gerard si erano accese della più tenue tonalità di rosso.

dear psychologist 【 frerard 】Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora