CINQUANTASEI

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Io sono qui Castle. Sono quella che sono oggi. Accettami così, non mi lasciare.

- Kate, perché pensi che voglio lasciarti? - Rick allontanò Kate dal suo petto per guardarla negli occhi, stupito di quell'affermazione e quella richiesta che aveva un suono così disperato.
- Tu non vuoi me, tu rivuoi lei.
- Lei sei tu. Io voglio solo che tu ricordi quello che eravamo, perché non c'è niente di cui devi aver paura nel nostro passato, perché tutto quello che c'è stato di brutto lo abbiamo superato insieme.
- Tu me lo dici, ma sei il primo a non esserne convinto Rick. L'ho capito questa mattina, quando non mi hai risposto. Tu non ami me. Ami il ricordo che avevi di me.
- Io non posso vivere senza di te. - Non le disse che non era vero, e questa fu per Kate un'ulteriore conferma
- Io ti credo Castle, credo alla tua sincerità. Ma so che lo fai solo sperando che io ritorni quella che ero prima, non puoi negarlo.
- Non avrebbe senso negare che io voglio questo.
- E pensi di riuscire a starmi vicino se questo non avverrà?
- Io non posso stare in nessun altro posto nel mondo che non sia vicino a te.
Kate gli accarezzò il volto dolcemente e lui si appoggiò alla sua mano. Avevano entrambi bisogno uno dell'altra, ma nessuno dei due riusciva ad essere quello di cui l'altro aveva bisogno: lei non voleva essere quella che era prima, lui non riusciva ad amare totalmente lei che aveva deciso di non lottare per loro.
Nonostante questo non potevano fare a meno di essere vicini, legati da qualcosa di imponderabile, si facevano male, ma non potevano stare separati e trovavano conforto nei loro abbracci, sperando intimamente ognuno che la situazione si potesse in qualche modo risolvere, che qualcuno cedesse o che trovasse un punto d'incontro.
Kate davanti a quell'atteggiamento inaspettato di Rick dovette ingoiare l'idea di dirgli quello che provava. Come poteva dire ad un uomo che lo amava, che lo voleva solo per se, sempre, che voleva che fosse suo marito se si era resa conto che lui era il primo a non considerarla sua moglie, perchè sua moglie era l'altra Kate, quella nei suoi ricordi. Ripensava a quando si era messa la fede e a come si era sentita ed ora le rimaneva solo quel ricordo, era convinta che quella sera sarebbero stati qualcosa di diverso di quello che erano ora.
Kate era sempre più stanca, aveva dormito poco, lavorato molto, avuto un'altalena di emozioni che fatica a gestire.
Si sdraiò sul letto accendendo la luce sul comodino, regolandola ad una bassa intensità. Rick spense sospirando una ad una tutte le candele ed aveva la terribile sensazione che ogni fiammella che si spegneva era una possibilità in meno per loro. La gioia, la positività e l'ottimismo per il loro futuro si erano frantumate contro le granitiche paure di Rick. Lui la raggiunse poco dopo, sdraiandosi dalla sua parte di letto, senza dire nulla, guardando il soffitto. Sentì il frusciare delle lenzuola quando lei si voltò appena un attimo a guardarlo e lui, senza pensarci, allargò un braccio: era un invito silenzioso che Kate accolse accomodandosi tra le sue braccia, sul suo petto, cullata dal battito del suo cuore che era molto più rapido del solito, segno della sua inquietudine.
- Castle...
- Uhm?
- E' stato molto bello quello che hai fatto questa sera.
Entrambi finsero di dormire per molto tempo, appesantiti dai dubbi e dalle paure, prima di lasciarsi andare a Morfeo.

La mattina, quando Kate si svegliò prima del suono della sveglia, sentì qualcosa che gravava sul suo fianco. Ci mise poco per capire che era il braccio di Castle, pesantemente abbandonato su di lei. Non poteva dire che le dispiaceva quella sua istintiva possessività che aveva per lei, il suo cercarla anche quando dormiva, senza mai interrompere il contatto tra di loro, anche quando si allontanavano. Castle nei mesi passati insieme le giustificava questo come un segnale che loro avevano una connessione che andava oltre il loro volere e che l'inconscio o il destino decideva per loro. Aveva spesso storto il naso davanti a queste sue giustificazioni, credendo che fossero solo scuse per motivare il fatto che ogni notte finisse per abbracciarla. Ora sperava, invece, che avesse ragione lui. Spostò il suo braccio pesante per poter uscire dal letto e lui immediatamente percepita la sua assenza rumoreggio prima di svegliarsi.
- Dormi Castle, è presto. - Gli sussurrò prima di alzarsi, dandogli un bacio sulla guancia.
Quando tornò in camera dal bagno, Rick era sveglio, anche se con una faccia estremamente assonnata, seduto sul letto silenzioso e rimase così per tutto il tempo mentre lei si vestiva e si preparava.
- È per Alexis, vero? - Gli chiese Kate ottenendo come risposta solo un cenno del capo. - Quando parte?
- Oggi pomeriggio. Mi ha detto ieri che ha già spedito le sue cose. - Castle finalmente le parlò e la sua espressione era quella di un cucciolo che stava per essere abbandonato e lei gli si avvicinò rimanendo in piedi a lato del letto, accarezzandogli i capelli.
- Rick, Alexis è una donna ormai, è giusto che cerchi la sua strada, faccia quello che ritiene migliore per se.
- Lo so, però mi dispiace... E poi negli ultimi tempi l'ho trascurata... - Kate si allontanò
- Mi... mi dispiace Castle... Non avrei voluto che per causa mia trascurassi tua figlia.
- No, no Kate... Non è colpa tua. Sono stato io che non sono stato in grado di gestire tutto.
- Non darti colpe che non hai. Sono sicura che Alexis non si è sentita trascurata.

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