VENTISEI

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- Posso dormire con te?

- Cosa.. cioè come mai... Tu... Come... - Castle balbettava non sapendo cosa stesse dicendo. Si era messo seduto sul letto, non era riuscito ad addormentarsi nemmeno lui e, come aveva fatto lei prima, aveva seguito il rumore dei suoi passi scendere le scale e poi tornare in camera. Non si aspettava di trovarla lì, che fosse lei a cercarlo dopo quell'assurda discussione appena rientrati a casa, soprattutto non così presto, non di notte, non con quella richiesta.
- Posso? - glielo chiese ancora.
Rick pensò a quando Alexis era piccola e faceva dei brutti sogni e allo stesso modo si intrufolava in camera sua e, senza dire nulla perchè troppo orgogliosa, andava stringersi a lui che faceva finta di dormire e solo quando anche lei aveva chiuso gli occhi si girava ad abbracciarla stringendola a se.
- Certo, vieni qua. - Si spostò lasciandole la parte destra del letto mettendo tra loro la giusta distanza di sicurezza per non invadere i suoi spazi. Erano entrambi molto imbarazzati della situazione.
Kate era con le spalle appoggiate sulla spalliera del letto e guardava nella penombra fissa davanti a se. Rick non sapeva cosa dirle, non sapeva perchè fosse venuta da lui a chiedergli di poter stare con lui e poi non parlava, non aveva detto una parola da quando si era messa a letto, nè si era mossa. Si mordeva nervosamente il labbro, lasciandosi scappare qualche sospiro ogni tanto. La sentiva, non aveva il coraggio di voltarsi a guardarla, magari lei poi sarebbe scappata in camera, ci avrebbe ripensato.

- Ok, cosa c'è? - all'ennesimo sospiro di Kate, Rick non resistette oltre a far finta di nulla e si mise seduto nella sua stessa posizione. La luce era spenta e la camera illuminata solo da quella che filtrava dalla tenda della finestra.
- Nulla, Rick... - la voce di Kate era un sussurro spezzato.
- Prima te ne sei andata arrabbiandoti senza motivo, poi sei venuta qui, ora stai lì immobile e non dormi ma ti stai torturando. Non mi dici nulla. - il suo tono deciso la indusse a spostarsi ancora un po' verso il bordo del letto. Pensò che era stata una stupida ad andare lì senza riflettere ed ora cosa avrebbe dovuto fare? Dirgli che ci aveva ripensato e che era inutile? Non voleva chiudere gli occhi, aveva paura di rivedere sempre la stessa immagine e rivivere le stesse sensazioni.
- Sei arrabbiato con me? - gli chiese infine
- Dovrei esserlo in effetti - rispose serio Castle - però, no, non lo sono.
- Perché ti sei allontanato allora?
- In che senso scusa? - Rick non capiva quale fosse il problema di Kate
- Quando mi hai detto che potevo restare, sei andato lontano, dall'altra parte del letto, lasciandomi sola. - disse tutto d'un fiato lasciando da parte la vergogna per quello che stava ammettendo.
- È questo il problema? Che ti ho lasciato spazio per dormire? - Castle avrebbe voluto ridere ma si trattenne. Kate annuì all'ovvietà di quello che lui aveva detto.
Rick le si avvicinò, la prese tra le sue braccia e la trascinò vicino a se, obbligandola di fatto a sdraiarsi al suo fianco appoggiandosi su di lui.
- Così va meglio? Sono abbastanza vicino adesso?
Si sentì tremendamente stupida mentre lui ridacchiava. Gli passò la mano sul torace nudo e solo in quel momento realizzò che lui dormiva solo con i boxer e che lei era completamente avvinghiata al suo corpo. Non le importava, anzi le piaceva.
- Cosa è successo Kate? - riprovò a chiederglielo ancora senza successo. Lei non gli rispose ma cominciò ad accarezzargli lentamente i pettorali.
Si sollevò per cercare le sue labbra e farlo smettere, a modo suo, di farle domande alle quali non aveva voglia di rispondere. Passò la lingua sul contorno della bocca di lui invitandolo a baciarla: lui non si fece pregare ed il bacio diventò mano a mano sempre più intenso, ma senza frenesia. Fu Kate a staccarsi da lui, così come lo aveva cercato. Era lei a dettare i tempi di ogni cosa e percorse con le labbra il corpo di Castle baciandogli il collo con una scia continua di baci umidi fino a tornare sul petto e cercare quella cicatrice causa di quell'assurda discussione: ne percorse con le dita il contorno e poi lasciò anche lì spazio alle labbra, mentre spostò la mano dall'altra parte del suo ampio torace continuando ad accarezzarlo sempre più intensamente. Rick era totalmente perso nelle attenzioni che Kate gli stava riservando, mai avrebbe immaginato quello che stava accadendo. Sentì le lunghe gambe nude di lei intrecciarsi con le sue, in quella sensazione così amata e familiare dei loro corpi vicini. Non riusciva, però, a togliersi dalla mente l'immagine di lei quando era entrata nella sua stanza, impaurita ed inquieta. Castle era inerme ai suoi baci e alle sue mani che percorrevano il suo corpo mal celando quella brama che ogni movimento rivelava più di quanto lei volesse fargli capire. La mano di Kate scese sempre più in basso, fino ad arrivare all'elastico dei boxer di Rick, sollevandolo appena per insinuarsi all'interno e lui solo in quel momento sembrò ridestarsi e riprendere coscienza di se, bloccando la sua mano appena sentì l'indumento scostarsi.
- No Kate. Non ora. Non così.
Rick non avrebbe mai pensato di doverlo dire e nemmeno che avrebbe mai avuto la forza di farlo. Ma sapeva che non sarebbe stato giusto quella notte, né il momento né il modo, né le motivazioni.
Kate spalancò gli occhi, come se quelle parole fossero state una secchiata di acqua gelida in pieno viso. Ritrasse la mano sfilandola da sotto quella di lui. Si voltò rigirandosi, andando questa volta lei nell'angolino di letto più lontano da lui. Avrebbe voluto alzarsi ed andare via, da quella camera, da quella casa e forse anche da quella città. Non si mosse, non ci riusciva. Si sentiva paralizzata, bloccata dai detriti di se stessa. Si diede della stupida, ancora una volta.
Rick dalla sua parte fece lo stesso, sognava il momento in cui lei sarebbe stata di nuovo pronta a farsi amare da lui ed ora era lui che l'aveva rifiutata: era una cosa che gli faceva male solo a pensarla. Era, però, sempre convinto che quella era stata la scelta migliore, lo doveva solo spiegare anche a lei. Sapeva che l'aveva ferita, lo capiva da come singhiozzava e gli spezzava il cuore essere lui la causa del suo pianto.

Always, AgainWhere stories live. Discover now