VENTITRE

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- Katherine? Katherine Beckett? Sei proprio tu?
Beckett era seduta sulla sabbia in spiaggia ed aspettava Castle rientrato alla villa per prendere delle bevande. Si voltò verso quella voce stranamente familiare che la stava chiamando e si stupì quando vide quello che lei ricordava solo come un ragazzo.
Viktor Varos era un suo compagno ai tempi dell'accademia e per un periodo era stato anche qualcosa di più. Vik, come lo chiamavano tutti, aveva voglia di cambiare il suo destino che per quelli come lui sembrava già scritto: un ragazzo di origine kossovara a Staten Island poteva diventare solo un membro degli Albanian Boys, come i suoi fratelli e i suoi cugini. Viktor però voleva per lui qualcosa di diverso, voleva una vita, una vita vera ed aiutare quelli come lui che volevano una possibilità di scegliere la loro strada. Kate amava la sua forza di volontà di ribellarsi a quella vita per seguire la sua idea di giustizia e per questo legarono molto inizialmente: erano due persone giuste segnate in modo diverso dalla crudeltà della vita. Il destino però fu più forte della volontà di Viktor: fu immischiato suo malgrado in una azione della polizia ai danni di alcuni membri della sua famiglia, durante la quale un poliziotto rimase ucciso. Dovette rinunciare al suo sogno, lasciare l'accademia e Kate. Le disse che per lei era meglio non farsi vedere con uno come lui, che non sarebbe stato utile alla sua carriera. Lei capì a malincuore che era vero e così si persero di vista.
- Vik! è bello rivederti dopo tutto questo tempo!
- Già, è passato veramente tanto tempo! Avevo ragione però, tu ce l'avresti fatta, sei diventata capitano prima di chiunque altro!
- Così pare... - Era a disagio a chiedergli cosa ne era stato della sua vita, aveva paura anche della risposta, anche se a vederlo sembrava un ragazzo apposto
- Io anche ho trovato la mia strada. Legale eh, Capitano! - le sorrise - Mi occupo di sicurezza privata, non esattamente quello che volevo fare, ma va bene così.
- Sei in vacanza da queste parti?
Kate si accorse subito dell'inadeguatezza della sua domanda visto l'abbigliamento dell'uomo in giacca e cravatta in spiaggia.
- No, solo qualche ora libera, il mio cliente è in una di queste ville dei ricconi di città ed ho approfittato per una passeggiata sulla spiaggia. Certo non pensavo di trovare te qui.
- Si beh... sto aspettando mio... mio marito: è andato a casa e dovrebbe tornare tra poco.
Kate istintivamente si coprì la mano sinistra, non le avrebbe chiesto spiegazioni ma le sembrava strano parlare di suo marito e non portare la fede: si rese conto, però, che era più suo il disagio che la curiosità degli altri a indurla a compiere certe azioni.
- Un modo elegante per dirmi di andarmene prima che torni?
- No, è solo la verità Vik.
- Posso? - disse indicando a terra davanti a Kate.
- Certo.
L'uomo si sedette vicino a lei e fu così che Castle li trovò quando tornò con due bicchieri di succo di frutta fresca. Rimase fermo a distanza ad osservare Kate chiacchierare allegramente con l'uomo: dalla postura del suo corpo sembrava veramente rilassata e questo gli fece piacere, sebbene non sapesse chi fosse, e questo allertò non poco i suoi sensi iperprotettivi e non solo quelli. Si avvicinò quindi lentamente indossando il suo miglior sorriso di circostanza che sperava servisse a coprire almeno in parte il suo imbarazzo. Raggiunse Kate alle spalle e le porse la bevanda, salutandola con un bacio tra i capelli.
- Piacere Rick Castle! - si presentò da solo a quell'uomo sfoggiando tutta la sua nonchalance
- Piacere Vik Varos, sono un vecchio amico di Kate
Castle offrì all'uomo l'altro bicchiere che aveva preparato per se, da ottimo gentleman: Vik inizialmente rifiutò ma dovette infine cedere all'insistenza di Rick.
Si mise anche lui seduto sulla spiaggia vicino a Kate prendendo la sua mano libera tra le sue mentre li ascoltava raccontare aneddoti del loro passato annuendo e sorridendo quando l'occasione lo richiedeva, senza mai lasciare la mano di sua moglie, un modo delicato per rimarcare la loro unione.
Furono interrotti dal cellulare di Vik che lo richiamava a lavoro.
- Mi dispiace, ma devo andare. Il mio cliente nella villa qui vicino mi ha richiamato.
- Ah, è alla villa del giudice Markway per il torneo di poker! - Intervenne Castle.
- Eh sì, una di quelle cose per ricchi annoiati che devono buttare un po' di soldi in modo stupido - Rispose Viktor
- Il mio passatempo preferito, almeno fino a quando mia moglie non è entrata nella mia vita. - Lo fulminò Rick mettendo in imbarazzo l'uomo che si congedò velocemente con Kate.
- Magari ci incontreremo di nuovo uno di questi giorni Kate.
- Magari non faremo passare di nuovo tutti questi anni Vik.
Castle fu lieto che l'amico di Kate se ne fosse andato, ma non disse nulla e proprio da quello lei capì il suo malumore.
- Cosa c'è Castle? - Chiese Kate percependo il suo malumore.
- Nulla - rispose lui evasivo.
- Dovresti rivedere le tue abilità di giocatore di poker, non sei molto convincente.
- Non ti posso mai lasciare sola che ti ritrovo con un tuo ex intorno - le disse con un sorriso tirato cercando di risultare più sciolto di quanto non fosse
- Eravamo ragazzini Rick, nulla di importante. Però apprezzo che non lo hai affogato. - provò lei una volta tanto ad alleggerire il discorso.
- Vedi sto migliorando.
- Mi è piaciuto parlare con lui. È stata una bella sensazione, dopo queste settimane, parlare con qualcuno che non mi dicesse nulla delle cose che non ricordo ed anzi, ricordare con lui avvenimenti del mio passato in modo così naturale.
- Ti ho visto, eri molto rilassata. sono contento di vederti così, veramente.
- Grazie.
- Però sono ugualmente geloso.
- Di Vik?
- Di tutti. Chiunque vorrebbe essere al mio posto.
- Passare le giornate a fare da babysitter ad una persona che non si ricorda di te?
- No, passare le giornate a cercare di far innamorare di nuovo di me la persona che amo. Sono patetico così vero?
- No. Non lo sei. Credo di essere fortunata, nonostante tutto. Nessuno avrebbe fatto per me quello che stai facendo tu.
- Non lo avrei fatto per nessun altra.
Kate sospirò e cominciò a fissare il mare e l'andirivieni delle onde. La rilassava quel suono costante.
- Ti va di andare a fare un tuffo in piscina? Da quando siamo venuti non ci siamo mai andati.
- Veramente no Rick. Preferisco rilassarmi su uno di quei comodissimi lettini senza fare nulla!
- Vieni almeno a farmi compagnia!
- Se me lo chiedi con quella faccia da cucciolo abbandonato non posso dirti di no!

Always, AgainDonde viven las historias. Descúbrelo ahora