VENTIQUATTRO

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- Io non capisco perché abbiamo tantissimi divani, poltrone e lettini e tu vuoi stare sempre seduta a terra! - Esordì Castle divertito vedendo sua moglie sul prato ad accarezzare l'erba fresca innaffiata da poco
- Mi piace, mi fa sentire più a contatto con la natura, con la vita.
Rick si sedette a terra un po' riluttante. Era convinto che un divano fosse molto più comodo. Dovette constatare, però, che sentire l'erba sotto le sue mani era una sensazione piacevole. Si sdraiò con le mani dietro la testa ad osservare il cielo.
- A cosa pensi Castle? - Gli chiese Kate appoggiandosi sul suo petto
- Potremmo vivere qui per sempre - rispose lui mentre aveva spostato un braccio per accarezzarle i capelli
- E Alexis e Martha?
- Potrebbero venire qui quando vogliono, poi New York è a poco più di due ore non sarà un problema andarle a trovare. Stavo pensando a dei lavori da fare qui... una nuova piscina per bambini, mettere in sicurezza le scale e l'accesso alla piscina più grande, un'area giochi dall'altra parte, sistemare una delle camere...
- Non stai correndo un po' troppo?
- Ci vorrà un po' di tempo. Dovrei chiamare il mio architetto per capire le tempistiche, la camera sarà la prima cosa da fare.
- Castle, se io riprenderò il mio lavoro, non potremmo stare qui.
- Non lo riprenderai subito in ogni caso, potremmo stare qui fino a quando non tornerai al distretto.
- Non credo che scappare da New York sia la cosa migliore. Nemmeno per te Rick.
- Perché credi che io stia scappando da qualcosa?
- Mi hai proposto di andare a vivere in ogni angolo del mondo. Poi siamo venuti qua. Io sto benissimo, mi piace molto, sono felice di essere qui con te. Ma la mia vita è a New York ed anche la tua. Mi piacerebbe riprendere il mio lavoro e se non fosse possibile fare qualcos'altro, non di certo passare tutta la mia vita a non fare nulla dalla mattina alla sera
- Ci saremmo io e miniBeckett o miniCastle, ti terremmo molto occupata.
- Lo so, ma tu non vorresti questa Kate. Non ti sei innamorato di una Kate che fa la donna di casa, giusto?
- No...
- Ecco, vedi Castle?
Rick si sentì colto in fallo. Certo che rivoleva la sua Beckett, ma ora la avrebbe voluta a casa al sicuro, per sempre. In una casa dove potesse esserlo. Non le aveva detto che tra tutte le cose che aveva pensato di cambiare c'era anche l'idea di fare un nuovo impianto di sorveglianza su tutta la proprietà affidandosi ad un'agenzia di sicurezza privata, era stato proprio l'incontro con il suo amico Vik a dargli l'idea, ma gliene avrebbe parlato solo a tempo debito.
- Beckett, tu stai veramente pensando a dove dovremmo vivere in futuro? Cioè vivere io e te?
- Credo che sia una cosa da prendere in considerazione
- Questo non è proprio in linea con il vivere alla giornata che mi avevi detto.
- È un problema Castle?
- No, il contrario, ne sono felice. Anche se...
- Se?
- Non so come interpretare questa cosa.
- Come una speranza che tutto si risolva nel migliore dei modi? Che ne dici Rick?
Castle rimase un po' in silenzio a pensarci. Anche Kate stava diventando un po' più ottimista su di loro? Era un'ottima cosa, molto meglio di quanto si fosse immaginato. Un sorriso gli nacque spontaneo sul viso, fece per alzarsi e Kate dal suo petto si spostò sdraiandosi a sua volta sull'erba. Rick si appoggiò sul fianco sinistro guardandola così bella e rilassata, non potè fare a meno di accarezzarle il volto, mentre lei chiudeva gli occhi godendosi il tocco delicato di lui.
- Mi sembra un'ottimo proposito Kate.
Rick roteò per baciarla, trovandosi sopra di lei. Kate aprì gli occhi e vide il volto di Castle che sorrideva a pochi centimetri dal suo, mentre continuava ad accarezzarle il volto, sorridendogli a sua volta. Si immerse nell'azzurro dei suoi occhi, azzurri come il cielo sopra di loro. Una folata di vento più forte delle altre solleticò il corpo e le mani di Kate con l'erba ondeggiante. Il suo corpo si contrasse. Spalancò gli occhi ed il sorriso morì tra le sue labbra. Il volto di Rick divenne sfocato. Le mancò il respiro, si sentì come paralizzata.
Castle si bloccò di riflesso. La chiamava, ma lei sembrava in totale shock, era cambiata da un momento all'altro, come se qualcosa l'avesse investita.
- Kate! Kate! - La chiamava dolcemente, accarezzandole il viso ma lei sembrava non vederlo nè sentirlo. - Kate... ti prego rispondimi. - Lei aprì la bocca ma non riuscì proferir parola.
Rick si guardò intorno e si alzò immediatamente mettendosi seduto sull'erba, prese Kate sollevandola di peso, le fece appoggiare la testa sulle sue gambe e le accarezzava i capelli aspettando che si calmasse. - Va tutto bene amore mio... Stai tranquilla.
Beckett si portò una mano sul petto e poi la guardò, non ci fu sollievo nei suoi occhi, ma ancora solo paura. Rick prese quella mano e la strinse nella sua, la avvicinò alle sue labbra e la baciò.
- Ti ho visto Rick... Eri sopra di me... avevo freddo... dolore... Era come nei miei incubi...
- Lo so Kate...
- Ho paura Rick.
Castle sentì una morsa allo stomaco a quelle parole di Kate che si tirò su, buttando le braccia al collo di Rick. Sapeva che erano fatti di molti anni prima, lui le aveva raccontato tutto, le aveva detto anche che ormai erano tutti morti, era morto il suo cecchino, chi lo aveva assoldato ed il mandante. Quella sua paura era irrazionale, come se avesse appena vissuto tutto: sentì il dolore, l'angoscia, il sentirsi scivolare via sotto gli occhi disperati di Castle che la guardavano già pieni di amore e di sgomento. Sentiva la sua voce, che prima era solo un rumore indefinito, adesso invece ne capiva bene ogni parola. Poi il nulla, solo dolore, freddo e paura.
Rick la sentiva tremare tra le sue braccia. Per la prima volta non sapeva cosa dirle, non gli venivano in mente parole per consolarla, perché anche lui stava rivivendo la paura di quel momento. Dopo anni ancora la sentiva viva dentro di lui, esattamente come gli aveva detto pochi giorni prima sfiorando la sua cicatrice. Respirava il suo profumo, sentiva il battito del suo cuore accelerato e forte: quanto avrebbe voluto sentirlo quel giorno quando in ambulanza quel bip prolungato credeva gli stesse portando via anche l'anima insieme alla donna che amava. Quanta paura aveva avuto di perderla prima ancora di averla mai avuta. Quante volte si era rimproverato di non essersi accorto di quel bagliore anche solo una frazione di secondo prima che sarebbe bastata per metterla al sicuro.
Seduti a terra abbracciati erano in realtà chiusi nelle loro paure, in quel momento incapaci di consolarsi a parole ma per motivi diversi ceravano entrambi le braccia ed il calore dell'altro. Rick come sempre voleva accertarsi di sentirla viva, si era accorto che questa era diventata una sua fobia. Sentirla respirare, vedere il suo corpo alzarsi ed abbassarsi ritmicamente, sentire il suo cuore battere. Spesso quando dormiva doveva resistere alla tentazione di andare a controllare e qualche volta non c'era nemmeno riuscito. Lei lo avrebbe trovato inquietante, lui pensava che se avessero dormito insieme sarebbe stato tutto molto più semplice per lui, gli sarebbe bastato aprire gli occhi e vederla, si sarebbe subito rassicurato.
Kate invece sentiva dentro una forza inconscia che nei momenti di panico la spingeva da lui e non solo perchè era l'unica persona che c'era sempre, ma perché era quella di cui sentiva di aver bisogno, quella che riusciva a calmare il suo cuore con la sola presenza. Era questo il legame di cui forse parlava sempre lui, quello che lei non sapeva ancora riconoscere, descrivere e nemmeno accettare, ma che lo spingeva a fidarsi di lui oltre ogni limite che credeva possibile.
Kate si tranquillizzò. Rick lo capì dalla stretta di lei che diventava sempre più abbraccio, portando le mani sulla nuca dello scrittore ed accarezzandogli i capelli in un silenzioso ringraziamento mascherato in un gesto d'affetto.
- Ti vado a prendere dell'acqua Kate? - Lei annuì e Rick andò ancora scosso dentro casa per prenderle da bere. Doveva riprendersi anche lui.

Always, AgainWhere stories live. Discover now