CINQUANTATRE

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Nell'ufficio della Gates Kate stava attendendo che la donna leggesse scrupolosamente il resoconto di Burke. Non che non si fidasse di Beckett, ma voleva capire esattamente come comportarsi con lei e trarre maggiori spunti possibili dalla relazione del dottore.
- Bene, Capitano Beckett. Questo direi che è suo.
La Gates le porse il suo distintivo. Non era quello che si aspettava, ovviamente. Non era il suo distintivo da detective, era quello da Capitano. Passò le mani sulla scritta, le sembrava così strano. Sorrise ad averlo tra le mani.
- Mi raccomando Kate - Le disse la Gates chiamandola per la prima volta per nome - niente mosse avventate.
- Stia tranquilla Signore. Ma la mia pistola?
- Lo sa come è il regolamento, è stata fuori tanti mesi, deve riqualificarsi. Faccia un giro al poligono, poi torni da me.
- Va bene Signore.
Kate uscì cercando di contenere la felicità per aver riacquisito un pezzo di normalità. Esposito e Ryan le andarono subito incontro
- Allora? - Chiesero all'unisono e Kate gli mostrò fiera il distintivo accompagnando il gesto della mano con un ampio sorriso che le illuminava il volto. I due detective l'abbracciarono affettuosamente, tenendola entrambi tra le loro braccia insieme. Era il loro modo per dimostrarle il loro affetto e per farle capire che loro sarebbero stati lì per lei e con lei, che l'avrebbero sempre protetta, come avevano sempre cercato di fare: Kate Beckett non era solo il loro Capitano, era la loro amica, una sorella per entrambi.
Riottenere la sua pistola fu solo una formalità. Lo sguardo della Gates mente gliela consegnava diceva tutto senza bisogno di alcuna parola, c'era la fiducia e la felicità di aver visto rimettersi in piedi una collega, perché Beckett di fatto questo era, ma prima ancora una persona che se non poteva considerare amica in senso stretto del termine, perché i loro ruoli non lo avevano mai permesso, di sicuro una persona a cui era molto affezionata, che stimava profondamente e che aveva avuto veramente paura che non ce l'avrebbe fatta questa volta. Ma Kate Beckett ancora una volta aveva sorpreso tutti e si era dimostrata più forte del destino, delle lacune e di se stessa: era ancora una volta lì, nel suo distretto e tra pochi mesi sarebbe tornata anche al suo posto e Victoria Gates glielo avrebbe lasciato di nuovo con molta gioia. Nella Gates, però, c'era anche un senso di preoccupazione, la stessa che le aveva esternato poche ore prima quando le aveva dato il distintivo chiamandola per nome, con un fare molto più amichevole e colloquiale che le era venuto spontaneo nel raccomandarsi di stare attenta. Conosceva la sua impulsività ma anche la sua voglia di giustizia, il suo senso del dovere e la sua dedizione al lavoro e alla sua squadra e tanto ammirava queste qualità quanto la preoccupavano che potesse mettersi nei guai, perché in tutti quegli anni lo aveva capito, Beckett lontana dai guai non sapeva proprio starci e se non erano loro a cercare lei, era lei a cercare loro. Il giorno prima aveva parlato anche con Ryan ed Esposito, la sua squadra, gli unici che potevano contenere in qualche modo Beckett. "Perché non voglio troppo Castle tra i piedi a preoccuparsi" disse loro come giustificazione al fatto di tenere un'occhio di riguardo in più su Kate. In realtà era esclusivamente perché voleva che lei fosse al sicuro ben sapendo quanto era difficile per una donna incinta coniugare il loro lavoro con il proprio stato senza sentirsi in colpa per trascurare una delle due cose ma lo aveva detto anche a Beckett "La tua sicurezza e quella del tuo bambino vengono prima di ogni altra cosa, non te lo dimenticare mai".

Ryan le portò per pranzo del cibo cinese. Kate mangiò seduta sopra scrivania da dove fissava la lavagna: lì i due detective avevano ricostruito il caso dell'omicidio della collezionista di fumetti. Aveva esaminato le foto della scena del crimine e quelle del cadavere, aveva letto i verbali di tutti gli interrogatori fatti nei giorni precedenti dai due detective e quando era stata lì aveva anche ascoltato le loro ricostruzioni. Tutto lasciava pensare ad un furto nell'ambito dei collezionisti, almeno questo era quello che pensavano Kevin e Javier, perché dalla sua collezione mancavano alcuni pezzi molto costosi, però a lei questa ricostruzione non convinceva.
Mangiava osservando attentamente, cercando qualche particolare che le sfuggiva: non aveva potuto esaminare in prima persona la scena del crimine, quindi cercare di estrapolare indizi solo da foto scattate da altri non era il massimo.
- Cosa non ti convince Beckett? - Ora che era tornata operativa si sentivano anche loro liberi di chiedere il suo parere. Lei, dal canto suo, non voleva prevaricare il loro lavoro, però veramente c'era più di qualcosa in quel caso che non le sembrava corretto.
- Javi perché se era uno del suo ambiente, ha preso solo tre copie e soprattutto perché uno di quei fumetti lo ha strappato? Un collezionista non strapperebbe mai un cimelio, soprattutto se il proprietario è morto, magari lo avrebbe preso. Perché non prenderne di più e perché lasciare questo - indicò un fumetto che a mala pena si intravedeva tra gli altri - Non è famoso come altre serie, ma il suo valore è di gran lunga superiore a quelli mancanti. Un collezionista l'avrebbe saputo.
- Cosa vuoi dire Beckett?
- Non è un collezionista, è qualcosa di diverso. Poi guarda il cadavere - indicò un'altra foto - è stato quasi adagiato a terra, come se chi lo avesse ucciso provasse del rimorso o un sentimento, un ladro non perde tempo a fare queste cose. E il fumetto è stato senza dubbio strappato dopo che lei è stata uccisa, altrimenti non avremmo ritrovato i fogli così - indicò una terza foto.
- Hai un'idea?
- Qualcuno non amava la sua mania per il collezionismo, qualcuno che si sentiva messo in disparte, magari in secondo piano rispetto ai suoi fumetti e l'ha uccisa in un raptus di gelosia, si spiega lo strangolamento frontale e non alle spalle, come ha adagiato il cadavere, poi si è scagliato contro l'oggetto della sua gelosia, distruggendo il primo fumetto che aveva trovato in giro, magari quello che lei stava riponendo con cura con gli altri ed infine ha simulato un furto prendendo alcune copie a caso.
Esposito e Ryan si guardarono.
- Andiamo a prendere il fidanzato, ci abbiamo già parlato, ma così lo puoi interrogare. - Kevin mentre lo diceva già aveva preso la pistola dal cassetto imitato da Javier. L'intuizione di Kate era sensata.

Always, AgainWhere stories live. Discover now