QUATTORDICI

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Castle l'aiutò a riporre le cose che avevano portato dall'ospedale. Le piaceva vedere come si muoveva con naturalezza in quella camera, con molta più di lui che ancora aveva dei problemi a stare lì, con lei, in quella situazione. In realtà aveva ancora problemi con tutta quella casa, molti più di quelli che ammetteva a se stesso. Si rese conto che non era solo la cucina, era tutto. L'aveva fatta rifare, cambiata completamente, mobili ed anche disposizione. Ma lui la vedeva sempre come era prima e rivedeva sempre Kate a terra ferita che si trascinava lei verso di lui. Lei, quella che dei due era stata ferita in modo più grave, che inconsciamente stava rischiando non solo la sua vita, aveva trovato le forze di strisciare fino a lui per tenergli la mano ancora una volta, l'ultima per quello che ne sapevano loro in quel momento, per essere insieme fino alla fine, mentre lui era rimasto immobile, pietrificato, dalla paura più che dal dolore e questa cosa non riusciva ad accettarla. Non era mai stato un grande uomo d'azione, anche se negli ultimi anni le cose erano cambiate, ma nelle situazioni critiche, nelle quali le persone che amava erano in difficoltà, aveva sempre trovato la forza ed il coraggio di fare delle azioni e prendere delle decisioni estreme. Lì, invece, non era stato in grado nemmeno di spostarsi per andarle incontro. Se non l'avesse fatto lei, se le cose fossero andare diversamente non se lo sarebbe mai perdonato e non si perdonava nemmeno ora della mancata azione. Lei aveva desiderato usare le sue ultime forze per andare da lui, per tenersi per mano, per sempre, come si erano promessi, aveva mai ricevuto una dimostrazione di amore più grande da parte di qualcuno? Si aggrappava a questo, a quella mano che aveva cercato la sua, per andare avanti in questa situazione assurda. Quella donna che non ricordava niente di tutto questo era la stessa che gli teneva la mano. Doveva solo ricordarsi sempre di questo.

Kate lo osservava riporre i suoi abiti e le sue cose. Sapeva esattamente dove lei teneva tutto, metteva via ogni cosa con cura ed attenzione. Le aveva dato il sacchettino con le fedi, chiedendole di metterlo dove preferiva, perchè quello non aveva un posto, prima. Kate lo mise nel cassetto del suo comodino dove trovò anche la sua scatola portagioie: era piacevole trovare qualcosa che era nella sua memoria.
Castle aveva quasi finito di svuotare il trolley quando tirò fuori il giacchetto nero di Kate. C'erano i due fori dei proiettili, il suo sangue. Teneva in mano l'indumento e la guardava allibito mentre lei si sentiva colpevole per averlo messo lì e farglielo trovare. Leggeva terrore e dolore nel suo volto. Andò verso di lui e mise le sue mani sopra le sue che tremavano tenendolo.
- Perché lo hai preso Kate? - Non lo capiva. Lui i suoi vestiti li aveva fatti buttare tutti. Tutti. Anche le scarpe e la biancheria. Pensava addirittura che non avrebbe più comprato una camicia di quel colore e forse nemmeno di colori simili. E lì aveva in mano quell'indumento con quei segni così visibili e dolorosi.
- Non lo so. Volevo capire. Volevo vedere. Lascialo, lo metto via io. - Rick però non lo lasciava, lo teneva stretto con le mani che erano bianche per lo sforzo ed ancora tremavano. Glielo chiese ancora e allentò la presa. Lei tenne la giacca in mano per un istante, la guardò, fissò i fori dei proiettili e sentì di riflesso le ferite tirare. La appoggiò sulla sedia: avrebbe deciso poi cosa farne.
- Stai bene Castle?
- Non lo so. - la sua risposta fu sincera e la sorprese. Ma era evidente che stare lì era più difficile per lui che per lei, lo capì subito.
Il suono del campanello lo fece sussultare in modo irrazionale.
- Deve essere il nostro pranzo. - Kate, invece, era razionale e lucida, molto più di lui. Annuì e andò ad aprire. Quando vide il fattorino sommerso di cibo si rese conto che aveva esagerato e, se se ne rendeva conto lui, voleva dire che aveva decisamente esagerato. Quando il ragazzo stava per appoggiare tutto sul tavolo della cucina Castle lo fermò indicandogli il divano ed il tavolo davanti. Era indubbiamente troppo piccolo per contenere tutto, lasciò lì ammucchiate le buste con i cartoni della pizza, Rick senza vedere il conto gli diede una banconota da 100 dollari dicendogli di tenersi il resto. Il ragazzo incredulo lo salutò varie volte ringraziandolo. Kate aveva assistito alla scena dalla porta di camera, lui la vide appoggiata allo stipite, era dannatamente bella e glielo disse. Non poteva farne a meno. Pensò che in altre occasioni con lei lì, così, tutto quel cibo avrebbe aspettato perché sarebbero stati molto indaffarati in altre piacevoli attività. Si limitò, invece, ad accarezzarla e a darle la mano per accompagnarla verso il divano.
- Quanti siamo a pranzo Castle? - le disse con tono giocoso di rimprovero?
- Tre
- Chi altro deve venire? - chiese Kate stupita, le aveva detto poco prima che Alexis e Martha sarebbero rimaste fuori ancora per un po', suo padre era in tribunale, non aveva proprio voglia di ricevere visite specialmente di qualcuno che magari conosceva ma di cui non si ricordava
- Nessuno. Siamo già tutti qui. - aprì la bocca per ribattere, ma non trovò nessuna parola adatta e la sua espressione si tramutò in un sorriso. Rick sorrise a sua volta e non si aspettò il pugno sulla spalla che gli arrivò.
- Io non mangerò per due per diventare una balena. Scordatelo Castle.
- Tranquilla Kate, tra di noi l'unica balena rimarrò io. - le fece un occhiolino malizioso mentre cominciava a scartare il loro pranzo.
- Cosa intendi dire Castle?
- Te lo spiegherò in un altro momento Beckett... forse!

Always, AgainWhere stories live. Discover now