Capitolo 32

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《Ciao.》

Saluto cordialmente, una volta che è abbastanza vicina da poter capire che vuole fare conversazione.

Qualche tatuaggio sul braccio destro, capelli di un viola intenso sulla nuca che fa sfumando verso le punte.

《Senti piccola sfacciata, ti voglio solo avvertire, Dylan è solo mio, quindi ti conviene stare attenta.》

Credo di averla già incontrata nei corridoi di scuola.

《Scusa ma non capisco.》

《Sono mesi che cerco di farmi vedere da Dylan, hai presente chi sono? Capo cheerleader ti dice qualcosa?》

Ah ecco dove l'avevo vista.

《Beh ok, però io e lui stiamo assieme. Non so se ti è arrivata voce.》

《Mi è arrivata eccome la voce, più di una. Per questo ti dico di stargli alla larga.》

《Ma chi ti credi di essere?》, le chiedo irritata sollevandomi da terra.

《Io sarei dovuta essere la ragazza di Dylan, sfacciata che non sei altro.》, mi urla contro.

《Ma scusa, io c-》

Mi tira uno schiaffo. Uno schiaffo in piena faccia.

《Ma che cazzo vuoi?》, le urlo talmente vicina alla faccina, da poterla stendere con una craniata.

《Non permetterti a parlarmi così..》

《Altrimenti?》

《Conosci Abby per caso?》, mi chiede con un ghigno beffardo sulle labbra.

《Non ti azzardare.》, le punto un dito contro.

《No, non ti azzardare tu. Lontana dal mio ragazzo.》, minaccia lei.

Sono combattuta dal tirarle un gancio in pieno naso o fare la vittima.

《Sono stata chiara?》

《Chiara.》, ripeto ad alta voce.

Sorride soddisfatta e, prendendo con sé tutta la sua sfacciataggine, si allontana.

Stufa di aspettarlo e oramai indignata da quello che è appena successo, mi fermo davanti ai gradini di scuola per concedergli qualche minuto ancora.

Ed eccolo lì, esattamente un minuto dopo, che spalanca la porta d'ingresso.

《Hey.》, lo saluto combattuta dal volerlo baciare, ma allo stesso tempo dalla frustrazione di sapere che Abby non si saprebbe difendere nemmeno dall'invasione di mosche.

《Susa il ritardo, il coach mi ha trattenuto.》

《Tranquillo.》

《Cos'hai?》, mi chiede seguendo il mio sguardo sfuggente.

《Io? No niente, tutto ok.》

《Ti accompagno a casa?》

《Credo che andrò a piedi.》

《Tu sei matta.》

《Voglio fare la matta ok? Qualche problema?》

《Credo che tu abbia bisogno di riposarti un po'.》

《Già, lo credo anche io.》

Nascondere l'agitazione con la rabbia mi è sempre riuscito bene.

《Ti va se ne riparliamo oggi pomeriggio.》, mi chiede posando una mano sulla mia spalla.

《Oggi pomeriggio vengono Abby e Logan a casa.》

《Chiamami, non mi far stare in pensiero. Oppure ti chiamo io, ti mando qualche messaggio? Magari posso ve-》

《Ti chiamo io.》, lo interrompo.

《Allora io vado... sei proprio sicura di non volere un passaggio?》

《Sicura.》, accenno un sorriso di convincimento.

《Ma lasciarti qui, da sola...》, dice non convinto al pensiero di me, da sola, a camminare per le strade di Sunset Valley.

《Va tutto bene.》

《Stai attenta e per qualsiasi cosa, non esitare a chiamare.》, dice scandendo parola per parola, attento alla mia totale attenzione delle sue parole.

《D'accordo, grazie di tutto.》

Lo abbraccio, lasciando da parte per un momento la gravità della situazione.

Un idolo come sognoNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ