Capitolo 21

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Ecco il capitolo(finalmente), chiedo scusa per il ritardo (ancora!). Sarà un capitolo leggermente...forte.  Quindi preparatevi. Buona lettura :D

Erano passati altri 5 giorni. Era una settimana ormai ed io ero ancora lì in quella specie di cella tecnologica. Forse potevano esser passati 1000 giorni, io comunque non riuscivo più a pensare a mente lucida. I pasti si susseguivano, la porta del bagno  si apriva sempre quelle tre volte al dì..e sempre, ogni giorno, Kovac si intratteneva con il mio corpo. 

Mai troppo mai troppo poco. 

Si divertiva, rideva di gusto.

Sadico Bastardo.

Il mio corpo stava cedendo lentamente, la mia mente invece gridava al corpo di non arrendersi ...che lui sarebbe presto arrivato..che qualcuno sarebbe arrivato.

Vidi Lex, il ragazzo che mi portava i pasti, entrare dalla porta. Sapere il suo nome fu un'impresa ardua, era sempre zitto non parlava mai ma poi forse per compassione qualche giorno dopo l'inizio della mia prigionia mi disse il suo nome, infine tornò nel suo silenzio.

Mi aiutò ad alzarmi ormai non riuscivo a fare movimenti che richiedevano anche un minimo sforzo. Mi portò in bagno che prontamente si era aperto e lo vidi aprire l'acqua nella doccia e preparare tutto l'occorrente per un bagno. Si dileguò e mi lasciò lì sola, dovevo lavarmi, prepararmi per qualcosa..forse Kovac oggi voleva divertirsi prima del solito. 

Tornata dal bagno trovai su una sedia con una veste nera sopra, sembrava una sottoveste molto costosa forse in seta. Senti la pelle d'oca coprirmi il corpo, deglutì e poi la indossai. Mi vennero a prendere poco dopo.

Fui portata in una camera da letto enorme: il blu e l'oro padroneggiavo il tutto. Era la camera di un re, la camera di un capo. Sentì la porta alle mie spalle chiudersi a chiave mi voltai e vidi Kovac con indosso solo un paio di mutande e quel suo ghigno che metteva i brividi. Aveva un corpo bellissimo come quello di un Dio greco ma io provavo comunque disgusto.

<<Non otterrai quello che vorrai..>> dichiarai con voce ferma.

<<Non dire cose che poi in realtà no pensi...sai che l'avrò>>. Sorrise ancora avanzando lentamente, mentre io indietreggiavo.

<<Non sono una puttana...>> se credeva che mi sarei umiliata a tanto sbagliava.

<<No...non lo sei..ma potresti diventarla..tutto dipende da te! >> concluse.

<<Non lo sarò mai, sadico bastardo>> gli sputai contro.

<<Che peccato..be in tal caso, dopo aver giocato con te ti darò ai miei uomini. Sai è da tanto che non hanno a che fare con una donna tanto bella come te>> sogghignò. Lo odiavo, cazzo come lo odiavo lo avrei ucciso...gli avrei ritornato tutto quello che mi aveva fatto e che ancora mi doveva fare. 

<<Per evitare..ciò ...cosa dovrei fare?>> deglutì, non avevo vie di fuga in quel momento dovevo essere più furba di lui.

<<In effetti..potresti solo essere la mia..di puttana>> sorrise ancora, strinsi le mani a pugno. Voleva solo sfogare le sue voglie con il mio corpo, non mi proponeva di essere la sua donna o la sua ragazza no voleva solo che fossi la sua..maledettissima..puttana. 

Si avvicinò a me, io rimasi inchiodata al pavimento non riuscivo più a muovere un passo, iniziò a girarmi attorno come un leone intorno alla sua preda.

Se accetto, se lo faccio..ne uscirò devastata, non avrei permesso a nessuno di violarmi. Non avrei permesso a nessuno toccare il mio corpo senza il mio consenso. Cercai mentalmente di ripetermi che potevo farlo, che sarei sopravvissuta a quel momento.

<<..e dopo?>> sentì il suo respiro dietro di me.

<<Dopo cosa?>> ripetè lui.

<<Dopo..quello che ..mi farai, tornerò in quella cella?>> chiesi cercando di non far tremare la voce.

Si fermò davanti a me, sollevò il mio mento per far sì che i nostri sguardi si incrociassero. <<Cosa vorresti in cambio?>> mi sfidò.

<<La libertà. Lasciami andare..>> 

<<Chiedi troppo per una scopata..>> asserì crudele. Se Rikon avesse saputo a quanto mi stavo abbassando per esser libera per  non soffrire più. Avrei preferito morire ma lui non mi avrebbe mai ucciso e il mio corpo non ce la faceva più era pieno di lividi, graffi, segni..non riuscivo più a resistere. E' vero ero stata addestrata a sopportare il dolore..ma ciò che mi faceva era stato troppo, tanto. Avrei dovuto salvarmi da sola come sempre, ad ogni costo. Poi potevo anche uccidermi.

Inoltre sapevo che Darko, non mi avrebbe più voluta con lui..troppi segni sul corpo e dopo quello che stavo per fare lo avrei disgustato..disgustava me.

Rimasi in silenzio. Aspettai. Aspettai. E aspettai. Poi mi abbassò una bretella della veste poi l'altra, l'abito cadde sinuosamente ai miei piedi. Guardai un punto fisso davanti a me, cercai di non pensare cercai solo di respirare.

La mia indole mi spingeva a ribellarmi, a saltargli addosso e fargli male..mi spingeva ad ucciderlo a provarci almeno. Ero un insieme di sentimenti, volevo piangere e arrendermi volevo...volevo ringhiare e azzannarlo.

<<Ah Nikita...Darko doveva proteggere una merce così rara. Così preziosa, così ..importante. Nikita Nivikov>> sussurrò infine. Non ci feci caso subito, ma poi raggelai e mi pietrificai aveva detto il mio vero cognome. Non avevo detto Shenko, ne ero sicura. Il respiro si fece più accellerato così come il mio cuore.

<<Lo vedo Nikita, vedo il tuo piccolo cuore battere come un tamburo...ho forse detto qualcosa di sbagliato?>>  i suoi occhi mi sfidarono a dire il contrario.

Ecco perchè non mi puniva, aveva scoperto cosa aveva tra le mani..aveva cambiato i suoi pieni per me. Rimasi in silenzio. Mi strinse la gola con una sola mano, posai la mia sulla sua cercando in qualche modi di allentare la presa.

<<E così..il destino ha voluto che la figlia di Maximilian è la donna di Darko Aksenov>> rise di gusto ma gli occhi erano duri e crudeli.

<<Sembra natale, che regalo! Posso avere la mia vendetta per quel codardo di tuo padre e per quell'idiota del tuo fidanzato>> si avvicinò alle mie labbra. << dimmi..Nikita, secondo te chi sarà più disgustato per quello che ti farò? Il tuo povero padre morto o il tuo fidanzato? E non dimentichiamoci di tuo fratello! Quella ragazzina non ha sopportano nemmeno lontanamente quello che hai sopportato tu eppure si lamentava come una bambina di due anni!>> gli sputai in viso. Non dovevi insultare nessuno che amassi. E' stato fin dall'inizio questo il suo scopo. Voleva vedere se ero pronta a cedere la mia anima per la mia salvezza, voleva vedere fin dove potevo arrivare. Comunque mi avrebbe violentato in un modo o nell'altro.

Mi prese e mi sobbalzò sul letto, mi girò a pancia in giù cercai in tutti i modi di divincolarmi dalla sua stretta e ci riuscì per un attimo. Poi chiamò uno dei suoi uomini, che entrò da una porta laterale. Dio, due uomini che mi violentavano sarebbe stato la fine.

<<Tienile le braccia! Questa Stronza avrà quello che si merita e pagherà per suo padre, per suo fratello e non ultimo per il suo uomo!>>  Fu dopo quella frase che iniziai a piangere, avrei pagato io per loro e mi stava bene, per l'amore che provavo per essi l'avrei fatto. 

Ma ne sarei uscita distrutta. Vuota. Persa.

Quando d'improvviso lo sentì dietro di me tratteni il fiato ma nulla poteva prepararmi a quel dolore, nulla...niente...nessuno.

Urlai, urlai con tutta la voce che avevo. 

Poi ..svenni, credo.

Sentì solo il buio e la calma abbracciare la mia mente.

Potevo esser libera.

Almeno per ora.


Sei mia, Nikita. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora