Capitolo 117

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Audrey's Pov

Quella sera fu chiamata la polizia e il centro riabilitazione mentale, meglio conosciuto come manicomio, Fraderotar.
Io e Cameron siamo riusciti a scappare appena in tempo.
Devo ammettere che ho avuto tanta paura, non solo della situazione, ma anche di lui. Sembrava assetato di sangue, ha ridotto quell'infermiere in uno stato atroce e io non sapevo e non so davvero cosa fare.

Siamo a casa. Dylan e gli altri non parlano, non fiatano anzi, e io mi sento a disagio. Si, è decisamente strana questa situazione. Esci da un ospedale dopo aver fatto a cazzotti con dei dottori e torni a casa come se niente fosse, mentre la polizia ti sta cercando.

-Dobbiamo provvedere e fare qualcosa- dice improvvisamente Sasha, alzandosi e sbattendo le mani sul tavolo.

-Ma se ce ne torniamo semplicemente a casa?- propone Matt. Sarebbe una soluzione, ma non si scappa mai dai propri problemi. Qui è Cameron quello che dovrebbe sapere cosa fare.
Mi avvicino al sottoscritto che nel frattempo è seduto al bancone della cucina e stringe tra le mani una tazza di tè.

-Hey- sussurro, piegandomi e appoggiando gli avambracci sul bancone proprio accanto a lui.

-Stai meglio?- gli chiedo, osservando la sue nocche piene di tagli, tra i quali ce ne sono alcuni che sanguinano ancora.
Lui si limita a fare spallucce e a portare il bicchiere alle labbra.

-Cam, se solo...- inizio, ma mi fermo e sbuffo, rimettendomi dritta e facendo per andarmene, ma sento il rumore della tazza da tè appoggiarsi sul marmo della cucina e poi la mano di Cameron avvolta intorno al mio polso.

-Se solo?- dice guardandomi negli occhi. Io, non riuscendo stranamente a tenere il suo sguardo, abbasso la testa e sento la presa di Cam farsi più tenue.

-Audrey- inizia, alzandosi e mettendosi di fronte a me -lo so che sei spaventata e ne hai tutte le ragioni del mondo. Anche io ho paura di quello che mi sta succedendo, ma riesco a mantenere la calma e soprattutto riesco a capire quando devo restare calmo. Questo succede grazie a te, Audrey. Finché staremo insieme, non mi succederà niente. Non ci succederà niente- sussurra, evidenziando il "ci" alla fine e accarezzandomi la guancia.

-Non voglio che tu abbia timore di me- continua, avvicinandosi al mio viso col suo e lasciandomi un bacio sul naso.

-Non ho paura. Io mi fido di te e lo so che le cose che fai non le fai con cattive intenzioni. Se solo mi dicessi cosa ti è successo prima che finissi all'ospedale sarebbe tutto più semplice- gli dico, stringendogli le mani e guardandolo negli occhi. La sua espressione cambia alla velocità della luce e rivolge lo sguardo altrove. Cosa può essere mai successo di così grave?

-Ragazzi...- sento la voce di Nash ma non ci faccio tanto caso. Piuttosto, esigo sapere cosa è successo, anche se dovesse arrivare la polizia in questo preciso momento.

-Ragazzi...- ripete Nash e aggrotto le sopracciglia, girandomi verso di lui.

-Cosa c...- non riesco a finire la frase perché vedo tutti i miei amici rivolti con lo sguardo verso la porta. Sembrano impauriti.
Mi giro anche io verso l'uscio e vedo le luci della macchina della polizia illuminare il tragitto.

-Cazzo- esordisco e Cameron mi lascia le mani, avvicinandosi alla porta.

-Cameron cosa fai?- urliamo quasi tutti in coro, mentre il ragazzo appoggia la mano sulla maniglia.

-Non possiamo continuare a far finta di niente- dice.

-Cameron ti prego aspetta!- esclamo avvicinandomi a lui, ma ormai è troppo tardi. La porta è già stata aperta e Cameron è già uscito.
Io corro verso di lui, uscendo e vedendo il mio ragazzo immobile di fronte a un gruppo di sbirri che gli puntano contro le pistole. Come se fosse un orso bruno assetato di sangue, Dio.

-Mettete giù quelle pistole- urlo, affiancando Cameron e prendendogli la mano.

-Spostati ragazzina, il ragazzo è pericoloso- dice uno di loro, mentre un altro si avvicina con cautela con in una mano una pistola e nell'altra delle manette.

-Non è pericoloso! Non è un assassino, abbassate quelle dannate pistole!- urlo in preda alla rabbia e sento la mano di Cameron stringere la mia e poi lasciarla, mentre poi le sue si affiancano poco lontano dal suo petto e le manette del poliziotto avvolgono i suoi polsi.

-No- dico con un filo di voce, mentre allontanano Cameron da me, fino a farlo salire in macchina con la forza.
Il familiare groppo alla gola torna e con lui anche le lacrime.
Corro verso la macchina, appoggiando le mani sul finestrino posteriore.
Vedo Cameron girarsi verso di me e sorridere, mentre allunga la mano verso il finestrino e ce l'appoggia, come se le nostre mani fossero unite.

-Ti amo- sussurro e lui sorride, mimando con le labbra un "anche io".
Il veicolo parte e io mi allontano di qualche centimetro, guardando le macchine allontanarsi sempre di più.
Inizio a singhiozzare e sento varie mani avvolgersi intorno alle mie braccia, dato che stavo per correre verso le auto.

-Lasciatemi!- grido, cercando di liberarmi dalla presa dei miei amici.
Hanno portato via il mio Cameron. E ora cosa succederà? Cosa gli faranno? Quando finirà quest'inferno?


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Hey!
Okay, questo capitolo fa schifo ed è corto, ma non sapevo cosa scrivere prima del capitolo "clue" (EHEHE).
Infatti nel prossimo ci sarà tanta azione e sorgeranno altri problemi e...è meglio che sto zitta ;)
Non dimenticate di votare e commentare se il capitolo vi è piaciuto.
Alla prossima ❤️
-Grè

𝐒𝐎𝐌𝐄𝐓𝐇𝐈𝐍𝐆 𝐁𝐈𝐆 ⋆ Cameron Dallas [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora