⊱ 36 ⊰

16K 640 41
                                    

Alec si rigirava tra le dita una sottile fascia d'argento , era sovrappensiero.

Sentiva il bisogno di parlare con Victoria , di chiarire una volta per tutte.
Quello che avevano fatto era sbagliato, per le indagini, per le persone che a loro si stavano affidando ma ancora più importante per loro due.

Aveva fallito, ancora.
Sapeva di avere un lato oscuro, da sempre, ma non lo avrebbe mai accettato.
Avrebbe voluto essere un cavaliere senza macchia.

Sin dal primo momento , aveva cercato di mantenere il controllo, si forzava di trattenere tutti i suoi demoni, ma non era un segreto per lui che le emozioni che gli gonfiavano il petto avrebbero potuto anche distruggerlo.
Si era costruito negli anni una gabbia di cristallo in cui imprigionava uno ad uno, man mano che si manifestavano, tutte le emozioni, le sensazioni e i desideri che da solo non riusciva a tollerare.
Ci aveva provato a lungo , a sentire profondamente, così come gli altri ma gli si era sempre ritorto contro.

In quel modo, era come se vivesse senza un'anima , ma sempre meglio di diventare il mostro che era stato in passato.
Mantenere il controllo della propria vita era un 'aspetto ossessivo ma fondamentale della sua personalità.

E Victoria aveva distrutto con un solo sguardo tutto ciò che lui aveva custodito così a lungo nel suo cuore.

Ma la colpa non era di quella ragazza, mai e poi mai avrebbe potuto intuire cosa si nascondeva nei recessi della sua mente, la rabbia che silenziosamente gli montava dentro ogni volta che il mondo sembrava tramare contro di lui.

Non aveva la certezza di quuando tutto era iniziato, ma avrebbe voluto conoscere il momento in cui la sua mente era divenuta un luogo ostile e labirintico e il suo cuore si era intriso di pece.

Probabilmente, aveva pensato a volte , sarebbe stato così in ogni caso, anche se avesse avuto un'infanzia normale, ci era nato con quel marchio dentro di sè, un timbro invisibile che nessuno poteva scorgere sula sua pelle, tranne quando la situazione diventava così grave da scatenare quella sorta di maledizione.
E allora la sua rabbia diventava come combustibile e gli incendiava il sangue , i suoi pensieri diventavano fumo.
Anche a scuola, era cosi.
Alec aveva subito bullismo da sempre, a quanto poteva ricordare.
Gli appellativi erano molti ma suonavano tutti più o meno come "pazzo", "maniaco" e "lunatico violento".

Aveva sedici anni quando sua madre, preoccupata dalla sua insolazione forzata lo aveva portato da uno psichiatra indirizzato direttamente dalla scuola.
I professori erano tanto preoccupati per la sua vita quanto i compagni di classe.

Diciassette anni la prima volta che tentò il suicidio, infinite risse e sospensioni.
Da allora la sua vita aveva avuto alti e bassi.
Ma era riuscito a trovare un punto di stabilità , nei periodi migliori , finchè Irina non era arrivata nella sua vita.

Quella goccia così cristallina ed etera a prima vista , aveva gettato le basi per il disastro che negli anni era diventata la sua vita.

Il campanello squillò avvertendolo della presenza di un visitatore, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Si alzò per andare ad aprire e si trovò victoria davanti.

Si pentì di averla contattata.
Era così bella, cn i capelli arruffati dal vento, le guance rosse per il sole che aveva preso quella mattina ,le labbra tese in un'espressione forzatamente severa.

<Sono passata dalla centrale, pensavo di trovarti li ma mi hanno detto che eri a casa. Volevi parlarmi di qualcosa, magari una svolta sul caso?>

Alec le fece cenno di accomodarsi.

<no, niente del genere.>
Mormorò, versandosi un bicchiere d'acqua da una brocca piena fino all'orlo.
Cercò inutilmente di ignorare la sua presenza lì dentro, come se quella voce provenisse da un fantasma incorporeo.

<io invece penso di avere delle novità.>
Victoria inspirò a fondo.
Era davvero pronta a rivelargli come aveva ricevuto quelle informazioni?
No.

<ho parlato di nuovo con i fratelli Walsh e ho fatto altre ricerche in giro per il paese.>

<cosa hai scoperto?>
Rispose Alec, con un tono monocorde.

Vic era colpita, il momento precedente quell'indagine sembrava tutta la vita di Alec, quello successivo non gliene importava nulla.
Chissà cos'altro aveva per la testa.

<inizio in ordine temporale.
Ho bisogno di sapere chi vive in un'abitazione, dovrai accedere all'archivio statale.>

Alec si voltò, anche se aveva promesso a se stesso di non farlo.
Se ne pentì immediatamente.
Victoria era seduta sul divano del soggiorno, si era tolta il cappotto.
Le gambe strette,e lo guardava dal basso con gli occhi chiari da cerbiatta spalancati, indossava una maglietta color prugna aderente che le fasciava perfettamente il busto mettendo in mostra il profilo del reggiseno nero.

<perchè dovrei informarmi su quella casa in particolare?>
Domandò, cercando di tenere a freno la sua eccitazione.

<ho sentito la voce di Mildred, parlava con un uomo.
E...c'era qualcosa di estremamente sospetto nel modo in cui lui voleva convincerla a tacere sulla morte del figlio.
Sospetto che lei sappia più di quanto ci abbia detto. Anzi , sospetto che tutti in questo posto si stiano tenendo la verità per se, anche se non c'è alcun motivo plausibile per farlo.>

Al diavolo, se dovrò bruciare
all'inferno allora esaudirò ogni mio più disturbato desiderio con questa donna.

<uno c'è>
Sussurrò Alec avvicinandosi a lei, le alzò il mento con due dita.
Sfiorò le labbra rose e carnose di victoria.
Avrebbe dato oro per vedere intente a dargli piacere.

L'aria stava iniziando a diventare rarefatta , a Vic mancò il respiro, non poteva succedere di nuovo.

THE REVENGEWhere stories live. Discover now