Capitolo 27 : Nessuna Tregua

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-Non c'è tempo per queste stronzate. – mi parlò scocciata.

-Michonne! – rimproverò Rick.

Ella gli lanciò un'occhiata e poi mi colpì senza ritegno, tirandomi uno schiaffo a pieno palmo sulla guancia sinistra. La mia testa scattò di lato e per un attimo tutto mi parve vibrare. L'allucinazione si fece man mano più sfumata, fino a scomparire.

-Non ti pare di aver esagerato? – brontolò il capo – Non era necessario.

La zona colpita prese a frizzare terribilmente. Mi aveva davvero presa bene. Michonne mollò la presa, soddisfatta del gesto compiuto. Ne aveva tutti i motivi, in fondo. Non la biasimai. Rick fece per aggiungere altro, ma lo precedetti.

-No, mi è servito. – ammisi – Grazie.

Rick rimase un poco interdetto, ma poi si avvicinò per aiutare ad alzarmi. Non riuscivo più a far peso sulla gamba, l'avevo praticamente distrutta. Egli mi cinse così come Kio aveva fatto nella radura e pian piano cercammo di raggiungere la parrocchia. Michonne mi fece un cenno con la testa, come per dire ' no problem '. Quando fummo abbastanza vicini, ma ancora ben lontani dalla porta, ecco che questa si spalancò. Daryl emerse da quelle quattro mura pulendosi le mani con uno straccio, cercando di levare via il sangue. Stava per dire qualcosa sulle condizioni di Beth, ma appena mi vide cambiò immediatamente soggetto.

-Cosa cazzo è successo? – abbaiò.

-Niente. – rispose secca samurai.

Egli gettò via lo straccio ed indicandomi il volto, continuò.

-Ah davvero? – chiese ironico – Cosa le avete fatto?

Sebbene fosse stata Michonne a rispondere, Daryl continuava a fissare lo sceriffo.

-Mi hanno dato una mano. – conclusi in fretta.

L'arciere non mollò.

-Lo vedo bene. – sottolineò, riferendosi alle cinque dita impresse sulla mia guancia. – Comunque Beth è stabile, per il momento.

Rick non riuscì a trattenere un sorriso.

-Kioshi, cosa ne pensa?

-Dice che ha perso molto sangue, che la ferita è infetta. – parlò serio – Ma potrebbe farcela, insomma.. noi non possiamo far altro che aspettare e sperare.

Feci cenno a Rick di andare. Percepivo la forte frenesia di accertarsi che ella fosse stabile, che Beth respirasse ancora, che non avesse fallito come leader, come protettore di questa gente, ormai un misero gruppo di sopravvissuti deteriorati. Michonne fece altrettanto, seguendo lo sceriffo quasi fosse la sua ombra. Daryl invece rimase lì immobile a guardarmi, come se avesse molto da dirmi, ma niente di davvero importante da confessare. Mi allungai con le braccia per toccare gli scalini, in modo da appoggiarmi su di essi e di non far leva sulla gamba dolente. L'arciere si sporse in avanti per aiutarmi, ma ignorai quel gesto e feci da sola, ritrovandomi finalmente col culo a terra.
In questi anni avevo avuto degli alti e bassi, ma ero sempre riuscita a non annegare nella depressione, o disperazione, quel che è. Adesso, invece, non riuscivo nemmeno a riconoscermi.

-Pensavo che ti avesse raggiunto..

-Lo avrei voluto. – assentì.

Rivolsi i palmi in modo tale da osservarne il sangue secco e appiccicoso. Mi sentivo sporca, bagnata della morte. Come se potesse provare quella sensazione, Daryl mi consigliò di entrare e cambiarmi.

-Dovresti toglierti quegli stracci di dosso, sciacquarti.. – affrettò – Riesci ad arrivare al bagno?

L'intento era presente, ma non dipendeva da me. Avrei preferito inciampare mille volte piuttosto che chiedergli per l'ennesima volta una mano. Per lui ero solamente una ragazza debole, bisognosa di avere costantemente qualcuno alle spalle che potesse prendersi cura della probabile vittima, in quanto capace di rifugiarsi sempre in situazioni pericolose. Non volevo più essere considerata tale, perciò mi alzai velocemente, seppur con cautela, e raggiunsi l'ingresso in silenzio. Una volta dentro, Carl mi venne incontro osservando smaniosamente le chiazze di sangue sui miei indumenti.

Una nuova vita || The Walking DeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora