Capitolo 26

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Il centro sportivo era avvolto da un sottile strato di nebbia sospesa a mezz'aria. Le temperature miti della giornata avevano sollevato fini goccioline d'acqua in tutta la zona, velando Strasburgo di uno spettrale manto bianco. Clarissa fermò il fuoristrada di Raphael nei pressi del campus. La visibilità era minima e anche i fari non avevano alcun effetto su quella cortina di nebbia.

«Voi scendete qui.» disse senza giri di parole.

«Non ci porti più vicino all'ingresso?» lamentò Raphael.

«Non è il caso che vi vedano insieme. Dovete arrivare separati, mi raccomando.» ricordò Clarissa passando in rassegna i loro volti con fermezza. «E sinceramente non credo che Wendy ci tenga a farsi vedere con te.»

La compagnia annuì solennemente e le posò una mano sulla spalla. «Fai attenzione, Costa.»

Raphael espirò, poco convinto, e scese dal fuoristrada seguito dalla ex che chiuse la portiera con un tonfo.

«Spero tu sappia quello che fai.» le disse.

Lo spero tanto anche io, rispose mentalmente Clarissa.

Quando vide il fuoristrada dileguarsi nella nebbia, Wendy fu avviluppata dalle incertezze. Non ebbe il tempo necessario per riflettere: Raphael la voltò verso di lui stringendole il braccio e la ragazza si liberò dalla presa con uno strattone.

«Non provare a sfiorarmi.»

Lui la ignorò. «Devi andare.» precisò indicandole l'orologio.

La ragazza stese il vestito lungo i fianchi e levò la stola lasciandola cadere tra le mani dell'ex fidanzato.

«Allora non farmi perdere tempo.» disse incamminandosi verso l'ingresso del centro sportivo. Raphael la fissò attonito mentre si allontanava, soffermandosi sulle sue movenze. Infine legò in vita la stola e si allontanò nella stessa direzione, alla ricerca del suo obiettivo.

Clarissa guardò l'orologio sul cruscotto. I tergicristallo spazzavano inutilmente le minute gocce d'acqua che andavano a posarsi sul parabrezza e che tornavano al loro posto dopo pochi istanti. Era in ritardo. A stento avrebbe potuto fare ritorno entro il fischio di inizio.

Affondò il piede sull'acceleratore. Le linee bianche si alternavano sull'asfalto grigio della tangenziale con incessante discontinuità. I fari di un'auto che percorreva la strada in direzione opposta la illuminò in pieno volto.

Il veicolo le sfrecciò accanto.

Un'auto che non poteva passare inosservata agli occhi di Clarissa: la berlina di suo padre.

Raphael perse di vista Wendy. Si era dileguata tra gli spettatori accalcati di fronte al centro sportivo e lui non ebbe altra scelta che accodarsi a sua volta. Da quando Melanie era sparita era diventato l'indiziato numero uno della gendarmerie e il rapporto con gli altri studenti si era congelato. Raphael Barchì, lo studente con la battuta sempre pronta e simpatico a tutti, era repentinamente diventato il ragazzo da evitare, quello di cui non fidarsi e che aveva fatto sparire Melanie Moreau.

Inspirò profondamente per infondersi coraggio e ritrovare la fiducia e la faccia tosta con cui aveva vissuto fino ad un paio di mesi prima, quando il fatto di perpetuare una storia parallela con un'altra ragazza gli sembrava moralmente irrilevante.

Raggiunse alcuni gruppetti di studenti con delle ampie falcate e si fece spazio per raggiungere l'ingresso. Sebbene pochi badassero veramente alla sua presenza, la sensazione di avere costantemente gli occhi puntati addosso non spariva mai.

A dire il vero, ciò che stava per compiere non era esattamente riconducibile al comportamento di un buon samaritano, ma la fiducia che riponeva in Clarissa Costantine era tutto ciò che gli rimaneva. Raggiunse il bar, nell'atrio antistante le tribune, e diede una scorsa agli studenti che accerchiavano il bancone.

Fece un cenno disinvolto al barman, un tirocinante della Facoltà di Nutrizione, e ordinò un aperitivo analcolico che gli fu servito dopo un attimo. Tutto ciò che doveva fare era restare seduto sulla sedia alta del bancone in attesa del suo bersaglio.

Era sicuro che sarebbe arrivato con largo anticipo rispetto al fischio di inizio. Nell'attimo in cui ingurgitò l'ultimo sorso, il ragazzo col tatuaggio a forma di sole nero apparve all'ingresso. Jason entrò dondolando arrogantemente le spalle per farsi spazio tra gli studenti, che lo schivavano irritati. Si fermò solo per squadrare con un'occhiata i volti dei presenti e Raphael si voltò d'istinto cercando di nascondersi. Quando fu certo che non vi fosse nessuno di suo interesse, Jason si allontanò nella direzione opposta a quella del bar, verso la zona riservata ai manutentori del centro sportivo.

Raphael attese un altro istante, posò il bicchiere vuoto sul bancone con un gesto secco e lo seguì: tutto secondo i piani di Clarissa.

Percorse un corridoio che si allontanava dal settore principale e in cui la quiete tornava ad essere padrona. Il passaggio si concludeva con una biforcazione e Jason si incamminò verso sinistra, come Clarissa gli aveva anticipato. Quella ragazza doveva essere stata un diavolo o una strega, nella sua vita precedente.

Si mantenne a distanza e proseguì cauto il pedinamento, ma quando svoltò l'angolo, il corridoio era vuoto. Non ebbe il tempo di inquadrare la situazione e le sue braccia furono bloccate dietro la schiena. Si dimenò inutilmente per liberarsi dalla presa stretta intorno ai polsi. Con la coda dell'occhio riconobbe il sole nero tatuato sull'avambraccio dell'aggressore. Il corpo di Jason era radente la sua schiena.

Per quanto ne sapeva, avrebbe potuto anche ucciderlo.

«È inutile che cerchi di svignartela.» sogghignò con la bocca vicina al suo orecchio. Con una mossa lesta, Raphael schiacciò il piede dell'aggressore e Jason si accartocciò su se stesso allontanandosi con uno scatto. Scappare sarebbe stato inutile, doveva sistemarlo, quello era il piano, ma le cose stavano andando esattamente come lui aveva sperato di evitare.

Jason sgranchì le spalle, pronto ad ignorare il dolore, e fissò Raphael con la malvagità riservata solo ai peggiori nemici. Un silenzio che parve infinito.

Aveva muscoli e grinta che lo superavano di gran lunga.

Affrontarlo avrebbe significato uscirne distrutto.

«Raphael.» sibilò, «Sparisci dalla mia vista o ti ammazzo.»

Il ragazzo fece appello a tutto il proprio coraggio.

«So cosa stai facendo con Emeric Sinclair e con le partite di basket.»

«E dovrebbe preoccuparmi?» Jason rise sprezzante. «Tu hai fatto sparire mia sorella.» lo accusò.

«Io non ho fatto proprio niente, e tu lo sai.»

Jason avanzò un passo verso di lui.

«Siamo alla resa dei conti.»

«Non avvicinarti o te ne pentirai.»

«Se è una minaccia, non ha funzionato.»

Jason si avvicinò con uno scatto e afferrò Raphael per il colletto. Sollevò in aria il braccio, pronto a sferrargli un pugno in faccia. Raphael chiuse gli occhi e sfilò il flacone dalla tasca dei pantaloni. Quella sfida di forza si sarebbe trasformata in una gara di velocità. Nel momento in cui Jason affondò il pugno, Raphael spruzzò dritto di fronte a sé lo spray al peperoncino.

Jason emise un grido soffocato con le mani strette sul volto e Raphael ne approfittò per gettarlo a terra.

«Clarissa aveva ragione.» asserì solenne mentre l'altro si dimenava a terra. «Questa roba funziona contro gli stronzi.»


Doppio gioco #Wattys2017Where stories live. Discover now