Capitolo 20

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Se c'era una cosa che Clarissa aveva imparato dalla carriera investigativa del padre, era che per chiedere aiuto a qualcuno era necessario essere suo amico o essere in credito con lui, e ciò che stava per fare l'avrebbe condotta in quella direzione.

Controllò l'ora sul cruscotto, erano quasi le tre di pomeriggio. Con una mano stringeva il volante e con l'altra il cellulare.

«Clarissa? Non mi aspettavo di ricevere una tua telefonata.»

Nemmeno io credevo che ti avrei mai chiamato, si disse lei svoltando verso la tangenziale. «Scusa se ti disturbo, Marc. Possiamo vederci? Avrei bisogno di parlarti.» disse angosciata.

«È successo qualcosa?»

«No, solo....» una pausa di silenzio avrebbe reso più teatrale e credibile la cosa.

«Solo?»

«Credo di sapere cosa stiano combinando Emeric e Jason.»

Il ragazzo ammutolì e udì soltanto il vuoto dall'altra parte della linea. «Si, forse è meglio se ci incontriamo.»

«Vengo da te.» si propose lei, prontamente. «Vorrei chiederti anche qualcos'altro.»

«Ne ero sicuro.» ironizzò Marc. «Ti aspetto.»

Riattaccò e gettò il telefono sul sedile del passeggero.

Dopo l'incidente del giorno precedente voleva evitare di infrangere il codice della strada. Clarissa aveva letto l'indirizzo tra le documentazioni di suo padre, e nel momento in cui imboccò la strada in questione, comprese che il benestare di cui godeva la famiglia era ancora maggiore rispetto a quanto le avesse descritto Wendy. L'abitazione era costituita da una villetta su due piani circondata da un ampio giardino. La recinzione era circoscritta da una folta siepe alta quasi due metri e vi si scorgevano attraverso alberi da frutto e fiori di ogni genere e specie.

Clarissa fermò la decappottabile e scese alla ricerca del campanello, ma prima di avere il tempo di guardarsi intorno il cancello si aprì automaticamente. Lanciò un'occhiata alla telecamera posta un paio di metri sopra di lei, al lato dell'ingresso e sorrise rientrando in auto. Avanzò lungo la strada inghiaiata che spezzava in due il giardino e giunse davanti all'abitazione, dove era collocata una fontana rotonda animata da zampilli e piccoli pesci rossi.

In medio stat virtus* si disse arrestando il veicolo di fronte alla fontana. Marc era già in piedi di fronte all'ingresso.

«Cosa succede a Emeric?» chiese senza troppi convenevoli. Clarissa gli si avvicinò con un'espressione grave stampata in viso.

«Preferirei parlarne dentro, possiamo?»

Quale ragazzo avrebbe rifiutato di invitare in casa una ragazza per cui nutre un certo tipo di interesse?

«Certo, mio fratello non è ancora rientrato e non ci saranno orecchie indiscrete ad ascoltarci.»

Clarissa lo seguì attraverso l'ingresso. L'abitazione era più sobria del previsto e il tono raffinato e moderno non sfociava nell'eccesso. La invitò ad accomodarsi in salotto, che a occhio e croce doveva essere grande almeno quanto il primo piano di tutta la residenza Costantine. Sedette su una poltrona rivestita di una stoffa ricamata color panna che toccava terra. Di fronte vi era un divano tre posti, ornato con lo stesso tessuto. Sul tavolino di cristallo era posato un cestino di vimini con caramelle allo zenzero, in tono con le terrecotte appese in giro per la stanza. Per quanto lo stile dell'arredamento non apparisse esagerato, Clarissa dovette ammettere di sentirsi a disagio.

«Ti piace?» rise Marc notando il suo sguardo curioso che analizzava avidamente ogni oggetto.

«Non immaginavo abitassi in un posto simile.»

Doppio gioco #Wattys2017Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon