Capitolo 21

27 5 0
                                    

Il cielo azzurro imbrunì, lasciando fuggire le tinte del giorno in favore del tramonto. Dalle persiane filtrava la luce della luna piena che rischiarava flebilmente la stanza.

Clarissa era in camera sua, assorta ad occhi chiusi di fronte al computer. Trascinò indietro la barra di avanzamento del lettore multimediale per l'ennesima volta: la musica classica era un balsamo prodigioso per la sua mente e le consentiva di riflettere con dovizia di logica. Ne aveva bisogno.

Dopo essere uscita dall'abitazione dei Sinclair, si era diretta insieme a Marc nella farmacia più vicina perché il ragazzo acquistasse il test tossicologico. Le domande di Marc erano state insistenti, ma lei era riuscita a strappargli il congegno e a dileguarsi senza rispondere. Ciò che le suggeriva il cuore in quel momento non contava, non avrebbe dovuto, o l'indagine sarebbe stata fuorviata dai sentimenti. Il pomeriggio trascorso con Marc aveva chiarito molti aspetti legati alla famiglia Sinclair e a quella dei Moreau, ma ne aveva oscurati molti della propria.

Una volta rincasata si era chiusa in camera.

Aprì la cabina armadio e recuperò una scatola di legno nascosta nel ripiano più alto, dove nessuno, nemmeno sua madre, avrebbe mai rovistato, e ne estrasse la salvietta con cui aveva fatto asciugare Emeric. Il test tossicologico funzionava in modo analogo a quello di gravidanza. Secondo le istruzioni, sarebbero bastate poche gocce di essudato per ottenere un risultato affidabile al novantanove percento. L'idea di maneggiare il sudore di un'altra persona non l'allettava, ma era il modo corretto per sistemare dei pezzi di quell'immenso puzzle.

Scartò l'apparecchio di plastica e lo posò sulla scrivania: era di forma rettangolare, affusolato ad una delle estremità. Indossò un paio di guanti di lattice e strizzò l'asciugamani sulla porzione più stretta del congegno. Lo strumento era in grado di identificare fino a sei tipologie di droga, ognuna associata ad un colore differente.

Il dispositivo emise un sonoro "bip" e confrontò il colore ottenuto con la legenda presente sul foglio illustrativo.

Verde, si disse la ragazza osservando il congegno stretto tra le mani. Extasy.

Dunque era quello il segreto di Emeric Sinclair e Jason Moreau? Non era preparata sull'argomento, ma una rapida ricerca su internet sfociò in una piena di informazioni riguardo tutte le droghe pesanti e leggere mai sintetizzate. Esistevano due composti interessanti per il suo caso: la 3,4-metilenediossimetanfetamina, spacciata in quantità industriali sotto forma di piccole pastiglie bianche e il GHB, meglio noto come "droga dello stupro", in grado di avere effetti anestetici o energizzanti in base alla dose assunta. Quale che fosse la sostanza in questione, ne sapeva già abbastanza. Le sarebbe bastato attendere i risultati delle analisi che aveva affidato a Wendy per completare il quadro.

Strofinò le mani sul volto e decise che per quella sera avrebbe spento il computer e messo un freno ai neuroni. Nell'istante in cui sistemò la sedia sotto la scrivania, udì bussare alla porta. Gettò tutto nel cassetto, alla rinfusa, e aprì una pagina a caso di un testo universitario.

Da quanti giorni non riprendeva in mano una pagina degli appunti? Due, tre?

Non lo ricordava nemmeno.

I casi di Melanie Moreau e di Emeric Sinclair l'avevano assorbita a tal punto da aver rimosso completamente l'idea di concentrarsi sull'Università.

Si scostò passando una mano tra i capelli.

«Avanti.» disse. Non avrebbe dovuto fingere così tanto per mostrarsi stanca. Le indagini richiedevano uno sforzo mentale del tutto paragonabile allo studio, specialmente se compiute nell'ombra.

«Ciao, Cla.» Benjamin entrò e le andò accanto. Indossava un pigiama a righe. «Cosa studi?» chiese osservando il libro.

Lupus in fabula pensò la ragazza.

Doppio gioco #Wattys2017Where stories live. Discover now