Capitolo 19

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Il quartiere in cui risiedeva Camille Fichèlle non era il luogo ideale in cui crescere dei figli. Non c'era da stupirsi se Jason si era circondato di compagnie poco raccomandabili. Eppure Clarissa trovò strano che una giornalista della fama di Madame Fichèlle non potesse permettersi niente di meglio.

Era la prima volta che visitava quel sobborgo, fatto di infelici casette a schiera con giardini sgualciti, talvolta circondati da recinzioni di ferro, alla stregua di misere carceri. Il quartiere era un labirinto di vicoletti che si perdevano tra i giardini e le abitazioni.

Clarissa procedette adagio per non attirare l'attenzione ed evitare le buche sull'asfalto sconnesso: forare in un luogo come quello avrebbe probabilmente significato non uscirne mai più, o almeno non uscirne integra.

Guidò per oltre un chilometro scrutando con attenzione le case su cui mancavano spesso la targhetta con il cognome e il numero civico. Quando raggiunse il fondo notò una casa indipendente, isolata delle altre, e non si stupì di constatare che si trattava proprio della residenza dei Moreau. Se non fosse stato per le tende alle finestre e una custom parcheggiata in giardino, avrebbe detto che fosse disabitata. La due ruote apparteneva di sicuro a Jason, e nonostante lei fosse giunta fin lì per incontrare Madame Fichèlle, dovette considerare l'ipotesi di trovarsi faccia a faccia con lui. Non sarebbe stato contento di rivederla dopo ciò che gli aveva fatto. Esitò, ma si decise a posteggiare l'auto di fronte al giardino. Benjamin non avrebbe approvato, ma arrivata a quel punto non poteva tirarsi indietro: doveva farlo per dare delle risposte a Wendy, per scagionare Raphael e per se stessa.

Picchiò il battente appeso all'ingresso e attese.

Vide scostarsi la tenda nella finestra accanto e dopo qualche istante sentì sbloccare la porta.

«Buongiorno.» Camille Fichèlle si presentò in vestaglia; i capelli spettinati le ricadevano sulle spalle. Era poco più alta di lei e doveva essere stata una bellissima ragazza in gioventù, ma le borse sotto gli occhi ed il volto emaciato avevano logorato il suo aspetto attuale. «Posso esserle utile?»

Clarissa cercò di mostrarsi il più educata possibile.

«Buongiorno, mi chiamo Clarissa Costantine. Non so se si ricorda di me.» la donna scosse la testa, diffidente.

«Io... io sono venuta a vedere come si sentiva, lei è stata investita da un'auto ieri pomeriggio.» spiegò in fretta; doveva essere convincente se voleva persuaderla a farla entrare. «Era il mio ragazzo che guidava.» Ci credeva veramente o l'aveva detto solo per impastare meglio il discorso?

L'espressione tirata della donna divenne gioviale.

«Quindi tu saresti la ragazza di Marc?»

«Eh, già.» roteò gli occhi.

«Ti ringrazio, ma non saresti dovuta venire fin qui.» gettò un'occhiata alla strada. «Non è propriamente una zona adatta ad una giovane come te.»

Specialmente se è frequentata da gente simile a tuo figlio pensò Clarissa, ma si limitò a scuotere le spalle. «Con tutto ciò che le abbiamo causato, era il minimo che potessi fare.»

Madame Fichèlle la invitò ad accomodarsi nel salotto.

«Ti porto qualcosa da bere.» disse allontanandosi verso la cucina. Clarissa esplorò la casa gettando un'occhiata all'arredamento, composto per la maggior parte da mobili svedesi di basso costo e un divano antiquato. Per essere una giornalista della France Aujourd'hui doveva guadagnare poco o avere un discutibile senso estetico.

«Ecco qui.»

Camille rientrò posando sul tavolo della sala un vassoio di metallo e versò dell'acqua ghiacciata per entrambe. Clarissa prese un bicchiere e sedette su una poltrona accanto alla finestra. Da quella posizione aveva a disposizione la vista sull'intera stanza, sul corridoio e parte della cucina. Il disegno di quell'abitazione le ricordava in qualche modo quello della propria casa, se non fosse stato per l'insolita sensazione di trovarsi nel Bronx.

Doppio gioco #Wattys2017Where stories live. Discover now