Capitolo 12

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Gli spalti della palestra si erano riempiti. Solo una dozzina di seggiolini erano rimasti liberi, in attesa di qualche spettatore ritardatario. Il tabellone elettronico sul lato della palestra si accese; la partita sarebbe iniziata da un momento all'altro.

Marc lanciò l'ennesima occhiata verso l'ingresso sperando di veder tornare Clarissa. Passò in rassegna le persone sedute vicino a lui e sollevò le sopracciglia con disappunto. Non poteva immaginare che la ragazza era più vicino a lui di quanto immaginasse, qualche metro sotto i suoi piedi, in una delle toilette private del complesso.

«Oh, scusate.» asserì Clarissa con innocenza avanzando un passo nella stanza. Il ragazzo tatuato era almeno tre volte la sua stazza, con bicipiti scolpiti e uno sguardo che non lasciava presagire alcunché di buono. L'altro, sorpreso, si dileguò con uno scatto in una delle toilette: Clarissa riuscì a scorgere il numero uno stampato in grande sul retro della canotta.

«Cosa vuoi?» sbraitò il tatuato, minacciosamente.

Clarissa indietreggiò.

«Scusatemi, io....» aveva visto abbastanza, ora doveva uscire da quella situazione, «...devo aver sbagliato toilette, cercavo il bagno delle ragazze.»

«Sparisci, Sherlock Holmes!» tuonò il ragazzo.

Clarissa uscì di scatto e chiuse la porta con un tonfo sordo. Indietreggiò di nuovo e per poco non cadde a terra. Il cuore le batteva a mille all'ora. Non era accaduto niente di particolare, ma il ragazzo l'aveva intimorita.

Sherlock Holmes.

Quelle parole pulsarono nella sua mente.

Si allontanò per tornare al bancone del bar rendendosi conto che stava correndo. Non appena svoltò l'angolo, si scontrò con qualcosa di massiccio. Scivolò all'indietro, ma fu afferrata per un braccio prima di cadere.

«Clarissa!»

Recuperò al volo l'equilibrio.

Le gambe le tremavano impercettibilmente.

Il ragazzo le lasciò il polso e la fissò stranito.

«Marc....»

«Non ti ho vista tornare e sono venuto a cercarti.» disse con una punta di delusione.

Clarissa scosse la testa, turbata.

«Volevo andare in bagno prima che iniziasse la partita. Credo di essermi persa.» si giustificò sfoggiando con innocenza i propri occhi azzurri. Era un arma infallibile su cui sapeva di poter contare. Marc soppesò il suo sguardo.

«Decisamente.» sorrise. «Ti accompagno io e poi vado a prendere da bere o ci perderemo il fischio d'inizio.»

Clarissa annuì e strinse le spalle. «Scusami.»

Marc disse di non preoccuparsi e la guidò fino ai servizi. La ragazza si sforzò di apparire calma e si divincolò nella toilette scegliendo il primo bagno libero.

Richiuse in fretta la porta e vi gettò contro la schiena.

Cosa diavolo stai combinando?

Un turbinio di pensieri le appannò la mente.

Era innamorata di Marc, doveva ammetterlo. Per quanto fosse intenzionata a mettere un freno alla loro relazione e cercare di rallentare, non poteva mentire a se stessa. Provava qualcosa che andava al di là della semplice amicizia. Allo stesso tempo stava indagando su di lui per suo padre e con lui per quanto riguardava la scomparsa di Melanie Moreau. Per non parlare del ragazzo tatuato che l'aveva chiamata "Sherlock Holmes". Stava mentendo a sua madre, a suo padre, a Wendy, a Marc e si stava contemporaneamente infilando in una matassa difficile da sbrogliare anche per la polizia di Strasburgo.

Doppio gioco #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora