Capitolo 8

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Ogni giorno Shakespeare mi lascia senza fiato. Amo la sua eleganza, il suo romanticismo, i suoi drammi e il suo linguaggio forbito, che ti arriva dritto al cuore.

Apprezzo ogni singola parola del professore e prendo appunti, scrivo pensieri e idee, qualunque cosa mi passi per la testa.

La lezione finisce e nemmeno me ne rendo conto. Prendo la borsa ed estraendo il cellulare noto una notifica da un numero sconosciuto: si tratta di una registrazione, quindi mi apparto in un corridoio semi-deserto e schiaccio play.

Sento Jackson dire delle cose orribili su di me, e una voce sconosciuta difendermi e incitarlo bruscamente a starmi lontano. Non ero legata a Jackson sentimentalmente, però a sentirlo parlare in quel modo, un brivido di dispiacere e sgomento mi attraversa velocemente la schiena.

I miei occhi pizzicano di rabbia e delusione, se qualcuno non mi avesse messo questa situazione davanti non lo avrei mai immaginato; certo, quel ragazzo non è un santo ma non pensavo fosse capace di un tradimento così grande.

Il mio momento di sconforto viene interrotto da Sara, che notando la mia aria malinconica, senza inutili giri di parole mi abbraccia stretta e mi sussurra parole di conforto. Si siede accanto a me e mentre mi stringe la mano ascolta tutto quello che ho da dirle, compresi gli insulti che ho pronti per Jackson. Una volta finite le parole, Sara mi guarda con un sorriso furbo e dice " direi che è il caso di trovare Jackson e cantargliene quattro."

Rido di gusto, questa ragazza sa sempre cosa dire "già, è proprio il caso...."

Una volta sostituita la malinconia con una rabbia vendicativa, mando un messaggio a Jackson in cui ci diamo appuntamento in un bar del centro. Non sa quello che lo aspetta.

Durante il tragitto in macchina il nervosismo è palpabile, così come la rabbia che mi offusca la vista. Ma come si è potuto permettere? E poi che diavolo gli ho fatto io perché lui mi odi a tal punto?

"Se non sei sicura di farcela entro con te" propone gentilmente Sara.

"No, stai tranquilla, riuscirò a cavarmela benissimo da sola" e prima di andarmene le lascio un veloce bacio sulla guancia.

Entro nel locale e subito individuo Jackson, che ora come ora per me sembra avere una scritta luminosa sulla testa che dice - TRADITORE-.

Raggiungo il tavolo in cui è seduto e subito tenta di infilare la sua lingua nella mia bocca; lo scosto e prima che possa impedirmi uno sfogo degno di oscar dico" sono venuta solo per dirti che qualsiasi cosa ci fosse tra noi, ora è finita."

" ma cosa dici, tra noi va tutto bene; quale sarebbe il problema, scusa?"

" il problema è che mi fai schifo!" alzo la voce e la gente si gira a osservare la scena, ma non m'importa. Sono determinata come poche volte in vita mia "sei solo un egoista, pieno di se e ossessionato dalle cose materiali che hai, tanto da non accorgerti che la tua vita è piena solo di un assordante silenzio; l'unica cosa che riesci a vedere nella tua misera esistenza è la tua immagine, non ti sei nemmeno accorto che la nostra -relazione- se così si può definire, è stata creata da te, convinto come sei di essere il desiderio di ogni singola ragazza che trovi sulla tua strada"

" ma cosa ti salta in mente? Chi ti ha messo in testa certe cose? E' stato quel verme del tuo amichetto?" Non rispondo, semplicemente prendo il telefono e faccio risuonare nel locale le sue sporche parole. Lui mi fissa, incapace di formulare una risposta.

"non scomodarti a cercarmi." Poi a passo spedito scompaio dalla sua vista.


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