«Secondo voi la puttanella ci starà?»

Mi si gela il sangue nelle vene.

Non hanno buone intenzioni.

Che fare?

Istintivamente tiro fuori dalla borsa il cellulare, continuando a camminare ma accorciando la falcata, e scrivo un sms. "Sono da sola in *** Street e mi seguono dei tipi con intenzioni non buone... ti prego aiutami, raggiungimi!" Lo invio subito a Shavo ma, dopo altri cinque minuti di camminata, i tizi dietro di me non hanno ancora demorso e continuano a seguirmi, mentre ancora bevono dalle loro bottiglie di birra, e dal bassista non è arrivata risposta. Decido di inoltrare il messaggio a Daron, pregando che almeno lui "reagisca" subito... e la mia speranza è ripagata in brevissimo tempo.

"Arrivo." Un messaggio corto e formale, ma mi ha pur sempre risposto.

Mi fermo vicino ad un portone, fingendo di essere occupata ad usare il cellulare per ingannare l'attesa e cercando di apparire naturale e distesa, ma mi rendo conto che comunque le mani mi tremano e non riesco quasi a pigiare i tasti; e la tattica non funziona nemmeno, perché i tre tizi si avvicinano inesorabilmente.

Pronuncio in mente una sorta di piccola preghiera, sperando che non succeda nulla.

«Hey ragazzina, tutto okay?» prende la parola uno di loro, il più giovane, a occhio e croce sulla trentina di anni, fissandomi in modo sfacciato.

«Sì, tutto okay, grazie» replico, cercando di mantenere un tono di voce fermo e piatto e fingendo ancora di interessarmi più al telefono che a loro.

«Possiamo offrirti qualcosa da bere, piccola?» si aggiunge un altro, sorridendo in modo a dir poco viscido; ha come minimo quasi dieci anni in più ed è proprio questa differenza di età a farmi quasi percepire quell'uomo come un pedofilo.

«No, grazie, non bevo» declino l'offerta, chiaramente mentendo, sempre usando lo stesso tono di voce, poi infilo il cellulare nel mio zainetto nero. «Ora scusatemi, ma devo andare.»

«Dove pensi di andare?»

Improvvisamente uno dei miei polsi viene stretto in una morsa così forte da far male e mi volto, trovandomi faccia a faccia con il terzo individuo del trio.

«A casa» ribatto, cauta ma con una traccia di sfida.

«Tu non vai da nessuna parte finché non avrai fatto ciò che ti diciamo noi, hai capito troietta?» l'uomo alza il tono di voce e ha uno sguardo cattivo e la mia ostentata tranquillità inizia a vacillare.

«Lasciami!» è la cosa più stupida da dire in quel momento, ma mi esce spontanea e ciò suscita l'ira del tipo di fronte a me e la maligna ilarità dei suoi compagni.

«Ora basta, mi hai già scocciato!» urla e alza una mano, pronto a colpire; chiudo gli occhi, preparandomi al colpo...

«Ehm, signori? Cosa sta succedendo qui?»

Riconosco immediatamente la voce che ha appena pronunciato queste parole con calcolata ingenuità e, girandomi, distinguo la sua figura.

È Daron!

Le mie preghiere sono state esaudite giusto in tempo...

«Nanetto non sono affari tuoi, e ora smamma prima che si metta male per te» l'uomo non molla il mio polso e si volta verso il chitarrista, con aria minacciosa.

«Sarò anche nanetto, ma ti garantisco che non scherzo e, volendo, ho qui vicino rinforzi consistenti pronti ad intervenire» replica Daron, con la voce improvvisamente più dura, sgranchendosi le mani nel frattempo. Sono più che certa che stia bluffando a proposito di quest'ultima cosa, ma è convincente e questo basta. «Lasciate andare la ragazza immediatamente.»

How I feel when I'm around you (System Of A Down)(IT)Where stories live. Discover now