Fuga- Parte 13

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<< E' ora di andare nella nostra stanza. >> dice Ruben spuntando dalla porta.

Era andato a fare non so che cosa, io sono rimasta per tutto il pomeriggio con Ariel e Jago.

Guardo l'orologio che si trova nella parete di fronte a me, manca mezz'ora alla cena. Ho una fame da lupi. A quanto pare non mangio da tre giorni.

Mi metto seduta e fisso le mie gambe. Ariel mi aveva tolto il vestito che indossavo e mi aveva messo un paio di pantaloncini e una magliettina a maniche corte.

Mi sento debole, molto debole. Dopo qualche secondo vedo che ho la caviglia fasciata.

<< Si è leggermente lesionata quando sei caduta in acqua, niente di che. >> dice Ruben vedendo come fissavo la fasciatura.

Mi sollevo in piedi, ma le gambe non mi reggono e stavo per cadere, ma Ruben mi ha afferrato in tempo.

<< Non è possibile. >> dico faticando un po' a parlare << Non riesco nemmeno a tenermi all'impiedi. >>

<< E' normale. >> dice Ruben sorridendomi << Quel gas ha immobilizzato tutti i nervi e i muscoli, è stato un gesto meschino quello che hanno fatto i vampiri. >>

<< Siamo nemici naturali, è normale che si comportino così. >> dice Jago.

<< Ma noi non li attacchiamo, li uccidiamo solo in caso se vogliono uccidere degli esseri umani. >>

<< Non sono tutti cattivi. >> dice Ariel abbassando lo sguardo.

<< Sorellina, non prendiamo questo argomento. >>

Non voglio mettermi in mezzo alla loro conversazione, il mio cervello in questo momento pensa solo al cibo. Vedo ali di pollo e polpette ovunque.

<< Smettetela di parlare, voglio tornare nella mia stanza. Ruben, aiutami. >> dico.

Ruben in un attimo mi prende in braccio.

<< Bastava che mi sostenessi con un braccio. >> dico perdendomi nei suoi occhi.

<< Ti prego, fatti coccolare. Non fare la dura con me. >>

<< Okay. >>

Usciamo tutti da quella enorme stanza e tutti andiamo verso la mia stanza.

Ariel e Jago si fermano nella loro stanza, sono molto stanchi entrambi. Jago, con un po' di impaccio, mi da un bacio sulla fronte. Sento che con il tempo il nostro rapporto si sta fortificando sempre di più. Forse fra qualche anno il nostro rapporto sarà simile a quello che hanno Ariel e Ruben.

Appena arriviamo davanti la nostra stanza Ruben mi mette giù per aprire la porta. Ha un sorriso sincero, è felicissimo.

Appena apre la porta mi aiuta a sedermi sul letto e poi va a prendere la nostra cena dalla mensa.

Mi metto sotto le lenzuola e mi torna in mente quella specie di sogno che ho fatto. Forse Aria di dieci anni del mio sogno ha ragione, devo iniziare ad accettare il fatto di essere la ragazza alata.

Ripenso a quello che mi ha detto Marcus, ripenso al suo sguardo. Lui doveva essersi preso una cotta per mia madre. Ha fatto un bel gesto nascondendo la mia identità a tutta la comunità. Mi vuole proteggere. Lo ha detto: "Io conosco il tuo segreto solo come tuo padre biologico, non come comandante della nostra intera società."

Fin quando qualcun'altro non lo scoprirà io sarò salva. Ma so per certo che l'eternità è lunga, prima o poi si verrà a sapere. Questo potrebbe succedere tra vent'anni o più, potrebbe succedere anche domani, ma non voglio pensarci adesso. Adesso ho un barlume di speranza.

La ragazza alataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora