Allenamento- Parte 13

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Arriviamo davanti casa di Natalie. Non c'è nessuno in giro, e per la prima volta vedo che molte case vicino a quella di Natalie sono disabitate.

<< Te lo chiedo per l'ennesima volta. Devo proprio parlare con lui? >> dice Ruben camminando sul marciapiede.

<< E io per l'ennesima volta ti dico di si. Devi parlare con tuo figlio. Punto. Richiedimelo un'altra volta e ti tiro un pugno. >>

<< Vuoi farmi fare la fine del povero David? >> chiede ridendo.

<< Se mi fai arrabbiare così tanto si. >>

Arriviamo davanti la porta di casa e busso io alla porta. Apre Alaric con Charlotte. Appena la bambina mi vede esclama "La ragazza con le ali!" e inizia a dimenarsi fra le braccia di suo padre per venire da me. Alaric me la lascia prendere e io do un bacino sulla guancia. Da vicino vedo che sulla nuca i capelli biondi diventano più chiari come quelli di Ruben. Non c'è dubbio, è sua nipote.

<< Ti avevo promesso che avrei fatto in modo di farvi parlare tranquillamente. >> dico ad Alaric.

<< Grazie. >> risponde.

<< Possiamo entrare? >> dice Ruben.

Alaric ci fa cenno di si con la testa e ci dice di accomodarci in soggiorno.

<< Vi lascio da soli. Tengo io la bambina. >>

<< Sarebbe ora di metterla a letto, se vuoi stai con lei nella sua cameretta. Nel piano di sopra, l'ultima porta del corridoio. >>

Annuisco e salgo le scale.

Ci sono tre stanze, io vado nell'ultima.

Appena apro la porta rimango stupita. È una camera degna di una piccola principessa. Tutta rosa, con delle farfalle attaccate nei muri e una culla al centro della stanza.

<< Non voglio dormire. Parliamo. >> dice la piccola Charlotte.

Mi siedo sulla sedia a dondolo vicino la finestra con la bambina sulle mie gambe. È davvero una bambina bellissima.

<< Di cosa vuoi parlare? >> dico dandole un bacino sulla fronte.

<< Tu sei un angelo? >>

<< Si. >>

<< Quindi la mia mamma è un angelo come te. Quindi la conosci. >>

Non so proprio cosa risponderle. Sicuramente le hanno detto che sua madre adesso è un angelo. È troppo piccola per spiegarle che è solamente morta e basta, che non la rivedrà mai più.

<< Come si chiama la tua mamma? >>

<< Caterina. >>

<< Oh, si, la conosco. Mi ha detto che ti guarda tutti i giorni, in tutti i momenti e ti protegge. >>

<< Lei non può venirmi a trovare? >> dice con voce triste.

<< No piccola. >>

Si rattrista. Mi fa una tenerezza. La stringo tra le mie braccia e le dico: << Sai, anche mio papà è in cielo, ma io non posso rivederlo. >>

<< Anche tu sei triste? >> dice guardandomi con i suoi occhioni grandi.

<< Si. >>

<< La sai una cosa? >> dice ritornando a sorridere.

<< Cosa? >>

<< Ti voglio bene. Mi ricordi la mia mamma, le assomigli molto. >>

La ragazza alataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora