Capitolo XXXV *Fiumi di Parole*

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CHAPTER XXXV - Fiumi di parole


PoV FRANK


Potevo farcela.

Insomma, ovvio che potessi farcela. Era il mio migliore amico, no? Se non con lui con chi avrei potuto parlare?

Gli stavo girando intorno da circa mezz'ora e avevo tirato un sospiro di sollievo quando era andato in bagno, perché da codardo sapevo che lì non avrei potuto seguirlo e dunque non gli avrei potuto raccontare nulla.

Codardo.

Ma poi, sebbene le sue sedute fossero notoriamente interminabili, Louis uscì nuovamente dal bagno. Ed io mi ritrovai da capo a cercare di trovare le parole migliori. Ed era completamente irrazionale, perché mi fidavo di Louis. Sapevo che nulla al mondo avrebbe potuto spingerlo a giudicarmi o insultarmi. Eppure avevo paura.

-Louis- lo chiamai torturandomi le mani.

-Dimmi- rispose distrattamente, mentre mi dava le spalle e cercava qualcosa nel baule.

-Mi presti i tuoi appunti di Storia?- dissi tutto d'un fiato dandomi mentalmente del Troll.

-Certo-

Non potevo tergiversare ancora. Dovevo farlo. Dovevo. Non per Francois, era un passo necessario per me stesso. Per dimostrarmi di essermi accettato. Presi una profonda boccata d'aria e tentai di nuovo.

-Louis?-

Lui non rispose fece solo un verso per farmi capire che mi stava ascoltando. Ce la potevo fare.

-Scendiamo insieme a cena oggi?- Ero un troll, senza dubbio. Un troll delle montagne. O forse no, forse era ancora troppo poco per descrivermi.

-Come al solito..- rispose lui.

Sospirai ancora e chiusi gli occhi.

-Louis..-

-Che c'è Frank?! E' tutto il pomeriggio che mi chiami e mi fai domande stupide- finalmente si era voltato e mi stava guardando, giustamente, esasperato –Cosa vuoi dirmi?-
Dovevo assolutamente evitare di immaginarmi come avrebbe reagito. Dovevo spazzare via dalla mia mente l'immagine di un Louis imbarazzato, distante, schifato. Dovevo togliermi dalla testa lo sguardo accusatorio, il dito puntato. Dovevo smetterla di sentire la sua voce ripetere nelle mie orecchie la parola "frocio". Perché non era la sua. Era la mia. 
Ed io dovevo accettarmi se volevo che lo facessero gli altri.

E lo stavo facendo. Davvero.

Lo dovevo a me stesso.

Lo dovevo a Francois.

Alle sue labbra carnose.

Ai suoi occhi dolci, grandi, sorridenti.

Ai capelli di seta.

Al corpo esile e le mani delicate.

Ai respiri sulle labbra, capricciosi, sospirati.

A quello che provavo io.

A quello che ero io.

-Io e Francois stiamo insieme- lo avevo detto!

Lo avevo detto?

Lo avevo detto!

-Ed io che pensavo che alla fine io e te saremmo stati endgame!- disse lui e come niente fosse lasciò il dormitorio prendendo la via delle scale.

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PoV Rose

A piccoli passi verso il destinoWhere stories live. Discover now