Capitolo 9

15.7K 600 3
                                    

Appena ci dirigemmo per andare in cucina il campanello suonò cosi mi affrettai ad andare aprire la porta. Appena spalancai la porta fui spaventata da quello che mi ritrovai davanti. Ryan.
Il mio instinto mi disse di chiudergli in faccia la porta e scappare. Ma non ero in grado di fare nulla. Ne parlare e ne svolgere azioni. Avevo paura cercai di reprimere i flashback che stavano per ritornare e di fare un sospiro. Lo guardai era sempre lo stesso, sempre un bel ragazzo. Prima che incominciai a spiccicare parola riprendendomi piano, piano, char arrivo dietro di me e appena vide chi c'era davanti a me sorrise e salutò Ryan che lo vidi ricambiare con un sorriso. Char mi abbracciò e mi disse "Abby io devo andare ho delle commissioni importanti da fare ci sentiamo più tardi ciao" mi diede anche un bacio sulla guancia per poi dileguarsi. Mi voleva lasciare sola con lui... so che la colpa è mia perché non gli ho detto nulla di quello che è successo, ma mi sento ugualmente ferita.
Ryan intanto continuò a guardarmi forse aspettando una mia parola. Cosi decisi di fiatare "cosa ci fai qui?" solo quattro parole riusci a dire non riuscivo a dire altro.
"Posso entrare? So che non dovrei essere qui ma ho bisogno di parlare con te. Non mi voglio assulutamente giustificare per l'ultima volta. L'unica cosa che ti chiedo è di ascoltarmi poi sarai libera di dirmi o fare quello che vuoi, ma io ne ho bisogno. Ho bisogno di spiegarti." Disse Ryan tutto d'un fiato leggevo la sua ansia nel viso, decisi di spostarmi di lato per farlo entrare in casa. Ci sedemmo sul divano. Quel divano era circondato da maggior parte dei nostri ricordi, non solo tutta la casa era un enorme ricordo di lui. Lo guardai e aspettai parlasse, passarono secondi che sembravano invece ore e lui finalmente iniziò a parlare.
"Per prima cosa sono venuto qui per darti le mie scuse più sincere. Per averti trattato in quel modo, in cui non eri meritata ad esser trattata cosi, so che delle mie scuse te ne fai poco. Lo so. Ma in queste 4 settimane sono andato da uno psicologo ogni giorno avevo una seduta, non sai quanto mi hanno o meglio mi stanno aiutando, sono venuto qui per avere una seconda possibilità perché senza te davvero non so stare, non dico che sono cambiato ma la parte di me che hai visto l'altro volta ti giuro non la rivedrai più. Dopo che mi sono comportato cosi non sai quanto anche io sono stato male, dello schifo che mi sono considerato e che tutt'ora mi considero ma ti prego pensaci prima di buttare via tutto io a te davvero ci tengo, io ti amo."disse tutto d'un fiato Ryan vedendolo più libero come se avesse sopportato un gran peso.
Cercai di elaborare tutto quello che mi aveva detto.. ma erano troppe cose avevo bisogno di tempo. E questo lui me l'avrebbe dovuto concedere. Io risposi "Senti apprezzo le tue scuse. Ma tu non sai quanto io in queste settimane ho sofferto, non per il dolore fisico che mi hai afflitto, ma per quello mentale. Sono rimasta traumatizzata e ogni volta che chiudo questi maledetti occhi non faccio altro che rivivere quel giorno. Tutto quello di cui ho bisogno è tempo per elaborare e capire quello che devo fare e quello che mi hai detto." A un tratto mi sentii anche io un po più libera come lui. E penso che questo lo capiva pure lui vedendomi. Guardandomi dritta negli occhi e mantendendo sempre le distanze mi accarezzo la mano che avevo sul divano. Io non provai a scansarmi e lui ne era grato. "Capisco tutto quello che mi abbia detto, e posso darti tutto il tempo che vuoi per capire la situazione. Sappi che non mi aspetto subito il tuo perdono la tua fiducia e tutto il resto subito, solo vorrei riprovarci facendo piccoli passi, e se vuoi e ti sentirai più pronta o meglio potresti venire ad una seduta anche tu dal mio psicologo. So che penserai che sia una cazzata.. ma davvero aiuta. In queste quattro settimane ho passato un inferno proprio come te, perché la causa del tuo male ero io, la causa della nostra rottura ero io. Ero la causa di tutto. Ora se vuoi me ne vado il mio numero ce l'hai sai dove sono e se mi vuoi rintracciare fallo pure aspetterò, pur di salvare tutto questo." Io annui e lo accompagnai alla porta chiudendola solo dopo che lo vidi allontanarsi.
Avevo bisogno di una doccia e di una sbronza. Sono stanca di tutto questo. Ryan e Logan possono aspettare... ora voglio solo stare con me stessa.

Finita la doccia mi preparai mi truccai uscendo di casa con indosso un jeans stretto nero e strappato e una canotta bianca insieme al giachettino in pelle nero e gli anfibi.
Andai alla mia macchina e guidai fino al mio locale preferito. Il clock era un locale rozzo in cui ci stanno sempre gang o gente poco raccomandabile. Anche se sembravo ingenua e dolce, non mi si avvicinava mai nessuno quando ero ubriaca diventavo una ragazza abbstanza pericolosa. Al bancone come al solito c'era Peter che appena mi vide mi sorrise.
Peter era un ragazzone tatuato ovunque sulla trentina, muscoloso e che incuteva abbastanza paura. Ma a me non me ne faceva per me era quasi un fratellone lo conoscevo da 3 anni e lui mi dava molti consigli utili quando ne avevo bisogno. Mi sedetti nello sgabello alto davanti al bancone, salutai Peter e mi domandò" ehi piccolina tutto bene? Che ci fai qui? Ho sentito in giro cosa ti è successo spero ora tu stia bene ora." Mi disse un po preoccupato ma con sempre il suo sorriso rassicurante. "Tranquillo Pet (Peter) sto bene ora, e oggi non è giornata.. mi dispiace dirtelo ma per ora non ho voglia di parlarne." Gli risposi. "Capito. Allora so io cosa ti ci vuole! Offerto dalla casa questo è quello che ti aiuta a superare tutto. Ecco a te il tuo amato bourbon."mi portò il mio bourdon nel bicchiere con del ghiaccio e dopo aver parlato ancora un po mi lasciò li da sola. Gli sorrisi, e subito dopo affogai i miei dispiaceri.

3 bourbon e 4 bicchieri di whisky dopo:

Stavo da porco, Peter non mi voleva dare più da bere nonostante fui sempre più incazzata ogni volta che lui so rifiutava di accontentarmi. Lo vidi allontarsi un po con il telefono in mano. Io decisi di andarmene via scesi dallo sgabello, pentendomene subito dopo. Non mi reggevo in piedi, sarei potuta risultare patetica agli occhi della gente ma non me ne fotteva un cazzo. Presi le chiavi della macchina che avevo nei jeans cercai di aprire la macchina e quando aprì la portiera fu subito chiusa da una mano dietro di me mi girai incazzata. E cazzo era lui. Logan.

You are my medicine. (In revisione)Where stories live. Discover now