18 - Violet Dubois

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Disclaimer:

Questo è un capitolo particolare, in cui verranno affrontati temi delicati e sensibili, che riportano un dolore che spero nessuno di voi abbia mai o debba mai provare sulla propria pelle.

Se sapete che l'argomento a cui andrete incontro potrebbe in qualche modo "essere troppo" per voi, fermatevi al 🔴 e scorrete fino agli asterischi successivi. Saranno comunque chiari gli avvenimenti.

Approfitto di questo spazio per ricordarvi, così come ho fatto in Nightmare, che il dolore va sempre preso sul serio. Parlatene sempre con qualcuno e non abbiate paura o vergogna di chiedere aiuto. 

Cercare un supporto è il più grande gesto di amore che possiate fare per voi stessi.

Cercare un supporto è il più grande gesto di amore che possiate fare per voi stessi

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Se lei è entrata nella tua vita, adesso, è perché non potrai più essere lo stesso. Neanche se pensi di non poter cambiare. Perché lo sei già, cambiato.

- M

Giugno 2013

Mi sistemo il camice, controllo che la targhetta con il mio nome sia perfettamente in linea con la cucitura del taschino, ed entro nella stanza dalle pareti verde acqua che conosco bene.

Dalla finestra che illumina la stanza, un pallido sole estivo si riflette sui tetti delle case che circondano l'ospedale.

La piccola Violet è seduta su un letto troppo grande per lei. I genitori, a un paio di metri di distanza, osservano l'infermiere sistemarle il camice e poi raccoglierle i capelli, nastri rossi che sembrano essere fatti di seta, racchiusi prima nella retina e poi nel copricapo.

Quando mi vede, Violet mi sorride, così come il mondo saluta il sole al suo arrivo, e uno strano calore mi avvolge il petto.

Mi avvicino a lei, che muove nervosamente le gambe a penzoloni sul letto, i piedi nudi che muovono silenziosamente l'aria. Una volta che ha terminato, l'infermiere si allontana, uscendo dalla stanza.

«Ciao, Violet.» Trascino una sedia e mi siedo davanti a lei, l'odore asettico tra di noi. «Come ti senti, stamattina?»

I suoi occhi vagano nei miei, cercano la sicurezza che hanno trovato durante i nostri ultimi incontri. E la trovano.

Ho studiato giorno e notte per questo intervento. Ho ripercorso mentalmente ogni procedimento, fino alla nausea, fino a farla diventare un'altra piccola ossessione. Non solo perché è il primo che dovrò affrontare in autonomia, ma perché si tratta di un intervento delicato per qualsiasi chirurgo. E svolgerlo alla mia età è da primato, un primato che otterrò.

Per me. Per lei.

Violet sorride. Ancora non ho scoperto il suono della sua voce, però sembra parlare con gli occhi. Quegli di cui tra poco sarò padrone in sala operatoria.

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