7 - Masochismo

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Quanti si professano masochisti. Ma tu lo sei davvero.

Tu sai cosa significa.

Tu l'hai visto, il sangue.

- M.

Rientro nella mia stanza d'albergo e mi disfo della giacca e della camicia che ho indossato durante la cena, a casa di Mèron

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Rientro nella mia stanza d'albergo e mi disfo della giacca e della camicia che ho indossato durante la cena, a casa di Mèron. Lui e la sua famiglia mi hanno offerto un pasto completo e che non vedevo da almeno una decina di giorni. Sua moglie mi ha anche offerto qualche sguardo di troppo. E una mano sotto il tavolo di cui non sentivo davvero la necessità.

Apro le tende della stanza che è stata ripulita da cima a fondo. Noto che il piccolo telefono con il filo, quello sul comodino opposto al mio, è stato spostato. Ora è sul legno, leggermente obliquo. Mi affretto a sistemarlo, evitando che le mie mani inizino a prudere.

La mia mente ha bisogno di concentrazione, e questa concentrazione, finché sono a Parigi, dev'essere solo su una persona. La piccola Lili.

Perché niente dev'essere come quel dicembre di tredici anni fa.

***

Dicembre 2013

«Damian!»

Il controllo, mi manca il controllo. Ho bisogno del controllo.

Nero, puntini bianchi su una tela carbone, cecità.

Più vado a fondo più il dolore sembra appropriarsi di tutto il mio corpo, lo sento nel sangue, nelle vene, nel cuore.

Ho di nuovo il controllo.

Ma lo perdo subito dopo.

Gli occhi della piccola Violet, con le gambe a penzoloni giù dalla sedia, mi guardano. Mi chiedono aiuto. E io non posso aiutarla, perché ho firmato la sua condanna.

Sono stato io, cazzo.

«Damian! Fammi entrare, per favore!»

Cristo Santo...

Mi guardo intorno, seduto sul fondo della doccia, con i vestiti fradici e la nausea che mi assale. Gocce sporche e stantie sembrano guardarmi con vergogna dal basso. Mi sento morto e vivo allo stesso tempo. Dovrei uscire da qui, ma non posso. Non ancora. È tutto appena iniziato.

«Torna nella tua camera, Adam!» urlo graffandomi la gola.

Mi guardo la pelle sporca. Dovrei chiedermi come diavolo io mi sia ridotto in questo stato. Ma non lo faccio. Avevo bisogno di tornare padrone di me stesso. Di credere che io lo possa ancora, essere, il dio della mia vita.

***

Dicono che la vita sia ingiusta, un detto che funziona benissimo per chi non è in grado di prendersi le proprie responsabilità. Eppure, quando il mio sguardo è sceso per la seconda volta su una bambina che corre il rischio di poter vedere solo più un centinaio di albe e tramonti, ecco che ci credo anche io.

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