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8 Marzo 2026

Mentre sono nel mio studio la suoneria perpetua del mio iPhone interrompe il mio momento di scrittura. Leggo sul display "Mamma".
«Pronto?»
«Henry vieni immediatamente in ospedale a Bea si sono rotte le acque! È in travaglio! Sbrigati!!» avvisa mia madre agitata.
«Mamma stai tranquilla sto uscendo di casa ora!» mi alzo ed esco come un fulmine, David prova a seguirmi ma io lo fermo tranquillizzandolo.

Entro in ospedale cercando la reception mentre avviso Alex al telefono.
«Alex sbrigati! Ti aspetto qui» metto giù la chiamata avvicinandomi al bancone.
«Mi scusi! Beatrice Fox? Sono il fratello» le chiedo ansimando per la corsa appena fatta.
«Oh si Fox al secondo piano! Stanza 203» risponde con cortesia la receptionist.
«Grazie!» riparte la mia corsa verso la stanza, fremendo dall'abitazione come non mi era mai successo prima.
«Henry!!» sento la voce di Alex dall'ingresso che corre verso di me, mentre aspetto l'ascensore.
«Oh Dio Alex grazie a Dio sei qui!» mi butto verso di lui abbracciandolo, mentre l'ascensore vuoto si apre davanti a noi.
«Piccolo sono qui, andiamo a conoscere nostro nipote» mi sorride lui, mentre premiamo il pulsante che ci porterà al secondo piano.

Troviamo la stanza 203, bussiamo entrando e con sorpresa la stanza è piena di amici e parenti: ci sono i genitori di June e Alex, Pez, Nora, mia madre e perfino Philip.
Salutiamo tutti dall'entusiasmo, Philip mi abbraccia senza dire niente.
«Ciao Phil- oh» rimango sorpreso, ma lo stringo godendomi l'abbraccio di mio fratello.
«È bello vederti Henry. Alex» gli stringe la mano con un mezzo abbraccio, mentre si sposta vedo Bea sul letto, con in braccio il pargolo in fasce.
«Siete arrivati zii, vi presento Arthur Austin Oscar James Claremont-Diaz Fox» dice Bea con occhi lucidi dalla gioia, mentre introduce il piccolo.
«Arthur...» dico io sottovoce, visibilmente commosso.
«L'avevamo promesso Hen... volete tenerlo?»
«Si certo» dico io facendo una smorfia commossa, mentre prendo in braccio mio nipote. Guardo Alex commosso avvicinandomi anche a lui per farlo osservare meglio.
«È biondo come te Hen» dice Alex, poggiando il braccio dietro la mia schiena mentre col mignolo cerca di prendere la manina di Arthur.
«Nostro padre era biondo e con gli occhi azzurri come Bea...» cerco lo sguardo di Bea mentre ricordo i tratti somatici di papà.
«Prima ha aperto gli occhi, erano azzurri come quelli di papà» dice lei commossa.
«Credete si sia reincarnato?» chiede Nora da un momento all'altro.
«Sarebbe abbastanza strano Nini» commenta Pez abbracciandosela.
«Sei bellissimo piccolo Arthur» dico io, prima di lasciare un bacio sulla sua piccola fronte e passarlo ad Alex, già visibilmente emozionato a prenderlo in braccio.
E ad un tratto lo vedo, immaginandolo con nostro figlio, o nostra figlia, nei primi mesi da papà. Immagino Alex raccontare storie e giocare con loro, e la mia fantasia prende il sopravvento.

Io e Alex usciamo dalla stanza per andare alle macchinette a prendere da bere e mangiare, quando sentiamo una donna urlare nel corridoio. Sono urla di dolore, e mentre queste si avvicinano riuscendo a sentirle meglio, una donna viene trasportata in barella da altri due infermieri, mentre si dimena dal dolore lancinante che sta provando.
Mi giro di scatto e noto subito la donna.
«Alex! È Jenna!» dico avvisandolo, mentre anche Alex si gira e realizziamo entrambi che la nostra madre surrogata sta per partorire, nello stesso ospedale e lo stesso giorno di Beatrice.
«Oh mio Dio andiamo da lei! Mi scusi siamo i genitori! Lei è la nostra madre surrogata!» dice Alex mente corriamo dietro la barella, vediamo gli infermieri confusi fin quando Jenna urla "FATELI ENTRAREEEE".

Dopo essere entrati in sala con lei ed aver assistito al parto, finalmente la nostra madre surrogata da alla luce il bambino.
«È una femmina!» annuncia un infermiere tenendola in braccio, mentre la nostra piccola urla piangendo a squarciagola.
«Oh Dio Alex... guarda è nostra figlia!» non riesco a smettere di piangere, avendo un turbinio di emozioni dentro di me.
«Chi vuole tagliare il cordone?» chiede un'altra infermiera.
«Vado io» si offre Alex, decisamente il più coraggioso dei due nella coppia.

Dopo averla lavata, pesata e misurata, finalmente arriva la nostra bambina, ricoperta in fasce, che dorme beata. Ha il colorito di Alex, abbronzato, con un nasino piccolo e dolce, le guance rotonde e i capelli neri come la pece.
«È perfetta, è uguale a te» dico guardandolo commosso Alex.
«Hai visto che bella!» sorride lui emozionato mentre guarda sia me che la piccola «¡Hola bebecita!» dice lui, baciandola sulla fronte.
«Grazie di tutto Jenna, davvero» le dico, avvicinandomi.
«Ve lo meritate ragazzi» risponde lei sorridendo.

Torniamo nella stanza di Bea dove ci attendono tutti quanti, emozionati e frementi dalla gioia di conoscere la nuova arrivata.
«Ecco a voi, zii e nonni, vi presentiamo Paris Catherine Mary Ellen Claremont-Diaz Fox» annuncia Alex visibilmente commosso.
«Avete messo i nostri nomi?...» dice Ellen con occhi lucidi, mentre tutto si avvicinano curiosi.
«Si mamma, ci è andata bene che sono un maschio e una femmina così non litigate» dice ridendo lui.
«Il solito pagliaccio» commento io scuotendo la testa.
Alex si siede affianco a Bea, che tiene Arthur.
«Paris, lei è tua zia Beatrice, e lui è tuo cugino! Pensa siete nati tutti e due oggi!» racconta lui con entusiasmo.
«Oh mio Dio Alex è uguale a te! E guarda che ciglia lunghe ha già!» commenta Bea sbalordita.
«Ero gelosa anni fa delle tue ciglia e lo sono ancora sappilo hermanito» commenta June facendo la finta infastidita, ridendo tutti poi.
«Paris, vai dalla bellissima zia che hai» Alex da la bambina in braccio a June, baciandole la fronte «Te amo microbo»
«Non chiamarmi così lo sai che non mi piace» finisce lei ridacchiando, mentre ammiriamo i due miracoli di oggi.

2 anni dopo

«Paris! Paris dove sei?? Ci dobbiamo preparare per la festa di compleanno su!» urlo per la casa cercando quell'adorabile peste di mia figlia. Apro la porta della sua stanza e la vedo pasticciare sul muro coi pennarelli.
«Paris non sul muro amore!» vado da lei per togliere i pennarelli.
«Daddy guarda! Siamo noi!» dice Paris saltellando mentre indica il suo disegno sul muro. Mi incanto a guardarlo.
C'è una casa, con David, io, Alex e Paris con un cuore rosso gigante sopra di noi.
Sorrido guardandolo, mentre me la abbraccio lasciandole tanti baci, lei ride per il solletico.
«Dio quanti ti amo»
«Ti amo anche io daddy» risponde lei.
«Mettiamo quel vestito bellissimo che ti hanno regalato le zie, tra poco arrivano gli invitati e anche Arthur» dico convincendola mentre la prendo in braccio.
«Si Arthie!»
Faccio una risatina. Quando nomino il cugino non capisce più nulla.

«Happy birthday to you!
Happy birthday to you!
Happy birthday to Paris and Arthur!
Happy birthday to you!» cantiamo e applaudiamo tutti insieme, con i bambini davanti alla torta gigante per il loro secondo compleanno, mentre scattiamo foto e facciamo video per ricordo.
Arthur prende col dito un po' di panna, Paris lo segue ridendo assieme.
«Arthur aspetta!» dice June rimproverandolo, mentre Alex se la ride.
«Sono due pesti, come me e te» commenta ridendo Alex.
«I Fox sono pacati tesoro, i Claremont-Diaz sono delle pesti» informo Alex dandogli un bacio. Noto la sua espressione molto offesa e ora sono io che me la rido.
«Non sei divertente» dice lui col muso offeso.
«Ti amo anche io» dico dandogli un'altro bacio a stampo «Vieni tagliamo la torta»

Dopo una giornata passata a stare dietro a due esserini vivaci di 2 anni finiamo di pulire casa.
«Ottimo lavoro marito» batto il cinque ad Alex «Dov'è Paris?»
«Paris! Nena vamos a dormir!» urla Alex iniziando a cercarla per la casa.
«¡No papi quiero jugar!» urla lei dalla sua cameretta.
«Amore basta giocare è tardi, io e daddy ora ti raccontiamo una bellissima favola che non è mai stata raccontata a nessuno!» si fa ascoltare mentre la cambia mettendole il pigiamino.
«Davvero?» dice lei, arricciandosi i voluminosi capelli neri, guardandolo con gli occhi scuri e profondi, come quelli di Alex.
«Oh si! Daddy vieni»
«Eccomi! Allora c'era una volta...» inizio la mia storia sedendomi accanto a lei sul letto, vedendola piano piano addormentarsi.

«Hey baby guarda: oggi l'ho beccata di nuovo a disegnare sul muro» dico ad Alex sottovoce per non svegliare nostra figlia.
«Ancora? Ha preso il vizio Hen...» dice Alex seguendomi.
«Si lo so. Ma stavolta ha fatto questo» sposto le piccole sedie per rivelare il disegno di Paris.
Alex si inginocchia fissandolo, poi mi guarda dal basso sorridendo. Mi metto anche io in ginocchio alla sua altezza.
«È stupendo.... C'è anche David...» sento nella sua voce  un velo di commozione.
«È grande tanto quanto noi ma su questo possiamo lavorarci su» io e Alex sogghigniamo alla meravigliosa opera d'arte di nostra figlia, ammirando la famiglia che abbiamo creato e costruito insieme.
«Ti amo» mi avvicino baciando Alex.
«Io ti amo di più» ribatte lui.
«Ah di questo ne discuteremo» dico io concludendo, mentre ci abbracciamo, più felici ed innamorati che mai.

TWO HOMES SIDE BY SIDEWhere stories live. Discover now