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Un timido raggio del sole londinese entra nella stanza, accecandomi. Apro piano gli occhi e realizzo che ho dormito con Alex, lui ancora dorme abbracciato dietro di me.
Mi giro verso di lui, mentre lo guardo dormire. Sembra un angelo.
Gli accarezzo i ricci scuri che gli scendono sulla fronte, senza svegliarlo.
Noto l'anello col suo sigillo, facendo un piccolo sorrisetto.
Mi avvicino con delicatezza per baciargli le labbra a forma di cuore, sentendomi si sveglia stiracchiandosi.
«Hey mi amor» sussurra Alex mentre si allunga.
«Hey orsacchiotto» lo ammiro, accennando un sorriso.
«Da quanto tempo mi stavi fissando?» mentre parla tiene gli occhi chiusi dal sonno.
«Non da molto» me lo avvicino abbracciandomelo, lui si infossa nel mio collo.
«Ma tu profumi sempre che stregoneria è mai questa?» sento Alex bisbigliare mentre io rido per le scemenze che dice di prima mattina.
«Hai già detto la prima scemenza della giornata darling» dico mentre accarezzo i suoi capelli «Oh, qualcuno è felice di vedermi»
Alex si tira su alzandosi per vedermi negli occhi, mentre mi morde le labbra con delicatezza.
«Sono pronto per il primo round della giornata» dice lui, facendo uno sguardo ammiccante mentre scende sul collo mordendolo.
«Non era stanco, signor Claremont-Diaz?» dico provocandolo.
«Ieri sera mi ha stancato molto lei, signor Fox» dice Alex mentre mi bacia.
«Ah si ora ricordo» sorrido al pensiero «La mia pecorella»
«Amo il tuo senso dell'umorismo» ridiamo assieme «Intanto che io ordino la colazione, tu preparati per me sotto la doccia, Fox» dice Alex mordicchiandomi il mento.
«Non me lo faccio ripetere due volte, si sbrighi Claremont-Diaz» finendo la performance con una sonora pacca sul fondoschiena di Alex e alzandomi, andando verso la doccia.

«Sei un'idiota totale» rispondo ad Alex ridendo mentre mangiamo la colazione.
«Si ma sono il tuo idiota» Alex fa gli occhi da cerbiatto.
«Non farmi quello sguardo sai che non resisto» mi avvicino per baciarlo, leccandogli via qualche briciola della brioches che stava mangiando.
«Cariño, esistono i tovaglioli» dice Alex scuotendo la testa e ridendo.
Sentiamo bussare la porta.
«Vado io» mi alzo per raggiungere la porta, aprendola vedo una persona che mai mi sarei sognata materializzarsi lì davanti a me.
«E tu che diavolo ci fai qui?» dico scioccato e sconvolto, coprendomi il petto con la vestaglia dell'hotel.
«Ciao Henry, strano modo di approcciarsi a tuo fratello» dice Philip, mio fratello maggiore.
«Dopo le dichiarazioni che hai fatto contro di me un po' stupito lo sono.» rimango fermo nella mia posizione «Che c'è»
«Posso entrare? Ti devo parlare»
«C'è anche Bea con me dai fastidio a lei ciao» mentre sto per chiudere la porta Philip la blocca col piede, emettendo un mugolio di dolore.
«Henry. Lasciami parlare» mi riapre la porta entrando dentro.
«Non voglio parlare con te!» alzo la voce, poi ricordo che nell'altra stanza c'è Alex.
«Hey mi amor che succede?» si palesa Alex, anche lui in vestaglia. Philip lo guarda come se fosse una cimice.
«Henry lui chi diavolo è??» dice Philip sgranando gli occhi, puntandogli il dito contro.
«Oh perdonami sono Alex piac-» Alex gli allunga la mano ma io lo fermo nel presentarsi.
«A te cosa interessa con chi sono» guardo Philip irremovibile.
«Oh Dio non dirmi che tu sei...»
«Non scendere dalle nuvole Philip, sono così dal giorno in cui sono nato»
«Infatti quel succhiotto che hai sul collo spiega molte cose» mio fratello mi guarda allibito. Mi volto verso lo specchio e sul collo si vede una macchiolina appena arrossata, il capolavoro di Alex qualche oretta fa.
«Ancora non mi hai detto che diavolo vuoi da me» cambio discorso, girandomi verso di lui.
«Riguarda il nonno» Philip abbassa lo sguardo cercando le parole per dirmelo «Non sta bene»
«Cosa? Che cos'ha?» mi avvicino verso di lui «Philip dimmi la verità che cos'ha?»
«Non gli resta molto, e appena l'abbiamo saputo mi ha chiesto di contattarvi e portarvi da lui, vorrebbe parlarvi, soprattutto a te mi ha riferito» racconta Philip.
Mi prendo qualche secondo per metabolizzare la cosa, lasciandomi cadere sul divano e massaggiandomi la faccia.
«Bea lo sa?» domando senza guardarlo, Alex si siede subito accanto a me, d'istinto prendo la sua mano, senza curarmi della presenza di Philip.
"Ormai il danno è fatto"
«No, sono venuto prima da te, ci sarei andato subito dopo» dice Philip, mentre ci guarda assieme.
«No glielo dico io, sai benissimo che lei è attaccata a nonno e tu comunichi le cose senza avere il minimo tatto e con sfrontatezza» mi giro verso Philip con sguardo glaciale.
«Henry non fare il testardo come sempre!» replica lui sentendosi attaccato.
«Puoi andare, ci vediamo a palazzo oggi pomeriggio» 
«Ma-»
«Ho detto vai» interrompo Philip alzandomi in piedi mentre stringo i denti. Lui ci guarda altezzoso e un po' disgustato ed esce varcando la soglia.
Mi lascio cadere sul divano, mettendomi le mani sul viso e scoppiando a piangere. Alex non lascia passare  un secondo per tirarmi a sé e consolarmi.
«Mi dispiace Henry... per tutto» mi sussurra lui.
«Alex tu non hai colpe... mio fratello è sempre stato uno stronzo con me e lo sarà sempre, ci sono abituato... non ti doveva trattare in questo modo» dico singhiozzando.
«Avremmo modo di conoscerci meglio vedrai... e mi dispiace anche per tuo nonno...»
«Non voglio rivivere quello che ho vissuto con papà... odio tutto questo» penso a quei momenti terribili e sono in un fiume di lacrime. Alex mi fa sfogare, sa che mi farà bene tirare fuori le mie emozioni e parlarne con qualcuno. Ai tempi che papà si m ammaló fummo tutti costernati nel nostro dolore: io, Bea, Philip e la mamma. Non ci aprimmo tra di noi, perché la ferita fu troppo grande.
Da quando sto con Alex mi rammenta sempre di esternare le mie emozioni, perché se le tengo dentro di me per tanto tempo, si creeranno dei vuoti che saranno difficili da colmare.
I vuoti che ho cercato di colmare con la scomparsa di papà sono state pillole contro l'insonnia, l'insicurezza e una corazza che mi sono costruito per non farmi ferire da nessuno.
Alex, piano piano, questa corazza me la sta togliendo.

«Hen, ditemi che scherzate» Bea ci guarda sofferente e con un accenno di occhi lucidi.
«Bea non mentirei mai su queste cose...» le dico, portandomela subito a me per abbracciarla, lei scoppia a piangere.
June è accanto a lei, ormai inseparabili, che le accarezza i lunghi capelli rossi.
Philip vive un trauma doppio, scoprendo nello stesso giorno che ha un fratello gay e una sorella bisex.
«Vorrei poter fare qualcosa ma mi sento impotente» commenta dopo un po' June.
«Anche io sorellona...» gli risponde Alex.
Lo sguardo di Philip si posa prima su June, poi si stacca velocemente per guardare Alex. Ha un'espressione indecifrabile.
«Siete anche fratelli!?» esclama alla fine, realizzando poi.
«È sempre bello parlare con te Philip» commento io guardandolo, lui si alza dalla sedia per fare su e giu per la stanza.
Il silenzio incombe su di noi, si sente solo Bea che singhiozza.
«Perché non mi dite mai le cose?» ci domanda Philip di punto in bianco.
«Perché non ti interessa nulla di noi» rispondo io impassibile.
«Phil, ti sei mai domandato perché io ed Henry siamo andati via?» ora è Bea che fa le domande.
«Ogni giorno da quasi 4 anni che avete abbandonato la famiglia.» risponde secco lui.
«Io l'ho fatto per papà... volevo che fosse fiero di me... ci diceva sempre di inseguire i nostri sogni e di combattere per realizzarli... noi l'abbiamo fatto, perché il nostro sogno non era l'aristocrazia, per me era l'arte, per Henry invece era fare lo scrittore... ma tu hai sempre denigrato i nostri sogni, ma mi dispiace per te se ci siamo riusciti. Spero che papà sia fiero di noi da lassù....» finisce Bea, con un singhiozzo dovuto al pianto in precedenza.
«Pulcina mia, vostro padre sarà tanto orgoglioso di voi! Siete felici e avete una carriera lunga davanti a voi, ci saranno sempre persone, nella vita, che non crederanno mai in quello che fate e proveranno ad affossarvi in tutti i modi, voi cercate sempre di andare dritti per la vostra strada e qualche volta mandarli anche a fanculo!» si esalta alla fine June, dando un bacio tenero sulla fronte di Bea.
«Lei è mia sorella!» dice alla fine Alex ridendo.
«Okay, mi dispiace» dice Philip.
Io e Bea ci guardiamo scioccati, poi guardiamo Philip.
«Scusa cosa?» dice Bea, incredula a quelle parole che ha sentito uscire dalla bocca di Philip.
«Ho detto "mi dispiace"» lo ripete.
«Beh, meglio tardi che mai» commenta Alex.
«Vi devo lasciare, ho delle cose da fare. Ci vediamo oggi pomeriggio a palazzo.» vediamo Philip tornare in sé, si avvia verso la porta e la richiude dietro di sé, uscendo.
Io e Bea ci guardiamo ancora scioccati.
«Dobbiamo segnarlo sul calendario, questo è un giorno memorabile» dice Bea prendendo il telefono.
Faccio una smorfia accarezzando i capelli di Bea, girando lo sguardo verso Alex.
«È vero, è memorabile: Philip non ha mai detto "mi dispiace" in vita sua» commento io, Alex ridacchia e mi lascia un bacio sulla guancia.

«È questo?» domanda Alex, davanti al portone del palazzo degli Hanovert-Stuart.
«Proprio questo» commenta Bea.
«Sai è risalente al 17esimo secolo, le arcate e gli stucchi d'oro sono quelli originali, non sono mai stati restaurati. È tutto com'era quando è nata la dinastia...» racconto io, sfiorando con le dita le rifiniture.
Le guardie ci aprono, salutandoci.
Sono presenti Philip col suo dignitario.
«Vostra Eccellenza è un piacere rivedervi» ci dice Bucky, il dignitario di Philip, salutando me e Bea.
«È bello anche per noi Bucky» risponde Bea. «Loro sono Miss e Mr June e Alex Claremont Diaz» li introduco io.
«È un piacere accogliervi signori, prego seguitemi» dice Bucky, mentre ci fanno entrare.
È rimasto esattamente tutto come una volta. Come quando ce ne siamo andati.

«Mamma, sono arrivati» commenta Philip entrando nella sala da tè, vediamo lei seduta con la nonna e il nonno, attaccato ad una flebo, ma sempre al suo posto da capotavola.
Mia madre insieme ai nonni si girano verso di noi, le brillano gli occhi.
«I miei bambini!» si alza subito per venirci incontro e abbracciare me e Bea, le sua braccia non sono abbastanza lunghe per entrambi.
«Ciao mamma» esordisce Bea emozionata, poi salutiamo la nonna.
«Vi sono cresciuti i capelli! Henry sei bellissimo così amore» mamma tocca i miei capelli «Tuo padre li aveva così quando l'ho conosciuto...» commenta lei.
«Un motivo in più per non tagliarli» le sorrido.
«E questi due accompagnatori chi sono?» domanda incuriosita mia nonna.
«Oh nonna loro sono June e Alex Claremont Diaz i nostri...» Bea si blocca.
«Amici conosciuti a Parigi» la salvo io poi, Philip ci guarda scuotendo la testa.
«Oh ma che bei ragazzi, piacere di conoscervi» la nonna li invita a sedersi per il tè.
«Ciao nonno...» io e Bea andiamo da lui abbracciandolo.
«Ragazzi sono contento che siate qui...» dice lui, con voce un po' rauca, tossendo alla fine.
Lo guardiamo apprendendo che la malattia l'ha colpito si, ma è sempre lui.
«Sedetevi dai, vi devo parlare» fa il gesto di sederci ai nostri posti mentre ci iniziano ad offrire il tè.

TWO HOMES SIDE BY SIDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora